Economia

G20, flop sul clima: impegni vaghi nella bozza d'intesa.Le posizioni su Cop 26

di Andrea Deugeni

Il vertice confermerà l'intenzione di limitare il global warming a 1,5 gradi, ma eviterà di indicare impegni stringenti

Il G20 si preannuncia un flop sul clima. A due giorni dalla Cop 26, la conferenza dell'Onu a Glasgow, l’ultima versione della bozza delle conclusioni vertice dei Grandi della Terra in corso a Roma testimonia la difficoltà di trovare un compromesso tra l'Occidente e le potenze asiatiche sul taglio delle emissioni e sulla lotta al cambiamento climatico. Cina e India si rifiutano di impegnarsi ad azzerare le emissioni di gas serra, sostenendo che le loro economie, e molti altri Paesi in via di sviluppo, pagherebbero un prezzo troppo alto da una stretta sui combustibili fossili.

Fra gli Stati c’è consapevolezza sui rischi “esistenziali” legati ai cambiamenti climatici, ma vi è altrettanta divergenza sui tempi di raggiungimento degli obiettivi. I leader del G20 hanno posizioni molto diverse che riflettono i livelli di sviluppo non omogenei e le caratteristiche delle industrie dei singoli Paesi.

Gran parte degli Stati, Italia in testa, è favorevole a raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, mentre altri come Pechino propendono per una deadline spostata più in là, al 2060. I Paesi del gruppo, tutti insieme, sono responsabili per oltre il 75% delle emissioni di gas serra. L'obiettivo del summit è che emerga un impegno condiviso per zero emissioni nette entro la metà del secolo, ma restano degli ostacoli in vista della dichiarazione finale, anche per le sue conseguenze sulla successiva conferenza co-presieduta da Italia e Regno Unito.

Clima posizione del G20
 

Stando alle bozze, il G20 vuole chiedere un' "azione immediata" per limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi ma eviterà di indicare impegni stringenti. Di seguito una sintesi delle singole posizioni dei big mondiali presenti a Roma sul contrasto ai cambiamenti climatici e sulla riduzione delle emissioni, con un'attenzione alle loro politiche energetiche e ambientali.

- CINA: Pechino ha assunto, come "obiettivo vincolante", il taglio dell'intensità del carbonio (il dato che misura la quantità di emissioni di gas a effetto serra per unità di pil), del 18% dal 2020 al 2025. Tale impegno, preso nel Piano quinquennale per l'economia e lo sviluppo sociale, è stato ribadito dal governo a pochi giorni dall'inizio della Cop26. Oltre a ribadire gli impegni presi lo scorso anno - raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, la neutralità carbonica prima del 2060, e diminuire l'intensità carbonica del 65 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 200 - Pechino ha rivendicato i "significativi" risultati degli ultimi anni. A partire proprio dall'intensità carbonica: nel 2020 è diminuita del 18,8% rispetto al 2015 e del 48,4% sul 2005. 

- AUSTRALIA: Il Paese, tra i principali esportatori di carbone e di gas naturale liquefatto, si è impegnato a raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette nel 2050, ma senza obiettivi di riduzione entro il 2030. Il governo del liberale Scott Morrison, scettico sui cambiamenti climatici, ha investito sull'idrogeno per attuare la transizione energetica con l'obiettivo di diventare un gigante mondiale del settore, ma senza abbandonare le fonti fossili, carbone e gas. Nella manovra per il prossimo anno sono state stanziati fondi per finanziare infrastrutture per il gas e anche una centrale elettrica a gas, senza incentivi per le energie rinnovabili né per i veicoli elettrici. L'Australia sostiene la pratica della cattura e sequestro del carbonio.

- BRASILE: Forti dubbi persistono sulle politiche del governo di Jair Bolsonaro per fermare la crescita delle emissioni, con la deforestazione - per la richiesta crescente di carne e soia - divenuto serio motivo di preoccupazione. L'agricoltura rimane il secondo maggior fattore che contribuisce alle emissioni di gas serra ed è essa stessa un elemento chiave della deforestazione. Per quanto riguarda il settore energetico, un chiaro motivo di preoccupazione è il fatto che i progetti per le infrastrutture continuano a basarsi sui combustibili fossili, inclusi carbone e gas. Nota positiva è il costante aumento della capacità eolica e solare.

- INDIA: Il Paese non ha definito impegni sul raggiungimento della neutralità carbonica in vista della Cop26, ma si è limitato a impegnarsi formalmente a produrre, entro il 2030, 450 Gigawatt di energia da fonti rinnovabili (gli impianti già installati producono 100 Gw), come è emerso dalla recente riunione interministeriale dedicata alla definizione della posizione di Nuova Delhi al vertice. "L'India rimane un 'Paese 'high performer' nell'Indice delle Performance sul cambiamento climatico (Ccpi) ed è sulla strada giusta per raggiungere l'obiettivo dei 450 Gw prodotti da fonti rinnovabili entro il 2030", ha scritto in un tweet il ministro dell'Ambiente, Bhupendra Yadav. L'India è il terzo Paese per emissioni di gas a effetto serra. Quasi il 60% dell'energia consumata viene dal carbone. Il rapporto del Programma per l'ambiente delle Nazioni Unite evidenzia come il Paese abbia un margine significativo di miglioramento sul fronte della riduzione delle emissioni. 

(Segue...)