Economia
Gedi,cura Scanavino su HuffPost e "BI". Per Arpe 7 mln di perdite con News 3.0
Editoria online, non è tutto oro quel che luccica
La carta stampata sta lentamente morendo, dissanguata dal calo continuo delle copie vendute e dalla caduta a doppia cifra della pubblicità. Il digitale cresce, ma a ritmi ancora non sufficienti a compensare la caduta delle copie cartacee, dato che i ricavi unitari delle copie digitali valgono meno di un terzo del prezzo dell’analoga copia su carta. Il web paga l’offerta sempre più ampia e gratuita che non consente ancora in molti casi di fare ricavi che coprano i costi di produzione. Il panorama dell’editoria italiana non offre grandi spunti di ottimismo per il futuro. E anche l’editoria online vive tra luci e ombre. Come sta l’offerta delle news su Internet? Di recente ci sono stati alcuni sommovimenti caduti in contemporanea.
Il presidente di Exor John Elkann
Il direttore storico di HuffingtonPost, il sito partecipato al 49% da Gedi (il restante 51 in pancia all’americana Verizon), Lucia Annunziata ha deciso di dimettersi con l’arrivo del nuovo editore John Elkann. Giovanni Pons, che ha diretto fin dalla nascita Business Insider, l’altro sito del gruppo Gedi è tornato dopo tre anni alla base di partenza, la redazione economica di Repubblica, richiamato direttamente, rivelano alcune fonti, dal direttore Carlo Verdelli e i giornalisti di Lettera43, il sito diretto da Paolo Madron e posseduto (sotto l’egida di News 3.0) dalla Sator via Arepo Bp, la holding lussemburghese del banchiere Matteo Arpe, sono scesi in sciopero per contrastare il nuovo piano lacrime e sangue di taglio dei costi annunciato dall’editore. Come si vede eventi in rapida successione che pongono più di una domanda.
Qual è lo stato di salute dei siti di informazione online? Lo scenario racconta di piccoli numeri, fatturati che contano su pochi milioni di euro di un advertising di grandi volumi, ma povero di valore unitario che viaggia di pari passo con il traffico.
IL CASO HUFFINGTONPOST
Il caso HuffPost pare il più lineare al di là dei retroscena sull’addio di Annunziata. Partito nel 2013, il primo anno fatturò 800 mila euro, perdendone altrettanti. L’anno dopo i ricavi salirono a 1,12 milioni con una perdita netta di 477 mila euro. Il percorso normale di una start-up. Nel 2015, terzo anno di vita del sito, l’HuffPost chiude ancora in perdita per mezzo milione di euro su ricavi fermi a 1,12 milioni. Per la svolta occorre aspettare il 2017: fatturato sale a 1,99 milioni e primo utile per 121 mila euro. Replicati nel 2018 con fatturato stabile a quota 2 milioni e utile per 153 mila euro. Di fatto un successo. Appannato però nell’ultimo periodo.
L'amministratore delegato di Sator Matteo Arpe
Nel 2019 battuta d’arresto con i dati della semestrale di giugno che vedono ricavi scendere a 770 mila euro, con una perdita per 182 mila euro. Se la seconda parte del 2019, su cui mancano ancora i numeri, dovesse replicare la prima parte dell’anno l’HuffPost si ritroverebbe con ricavi annui di 1,5 milioni e con ogni probabilità di nuovo in perdita. Eppure il sito, secondo gli ultimi dati Audiweb (novembre 2019), gode di buoni volumi di traffico che lo posiziona al 21° posto della classifica Audiweb.
IL CASO BUSINESS INSIDER
Anche l’altro sito del gruppo Gedi partecipata interamente da Gedi Digital e su cui non c’è visibilità sull'andamento contabile in quanto i dati sono annegati nel consolidato della casa madre che controlla anche Repubblica e Stampa (ma il modello di produzione è light con costi molto bassi) pare in buona salute quanto a traffico e pagine viste. Audiweb lo vede al 48° posto della classifica dei primi 100 siti di informazione online.
L'ex direttrice di HuffPost Lucia Annunziata
Ma cosa c’è dietro l’addio dei due web-direttori, Annunziata e Pons, volti noti dell’editoria e frontman riconoscibili dei due quotidiani? Prefigura un ridimensionamento dell’offerta online di Gedi? I rumors che circolano sono molti. Secondo alcuni, la nuova gestione Scanavino (il direttore generale scelto da John Elkann) potrebbe voler sanare una situazione di cannibalizzazione in atto sul traffico tra Repubblica.it, HuffPost e Business insider, (questi ultimi due portali in bella mostra sull’home page di Repubblica e la cui pubblicità è raccolta dalla Manzoni, la concessionaria di casa) e di sovraofferta sul web.
L'ex direttore di Business Insider Giovanni Pons
Secondo altri, invece, il richiamo in casa madre di Pons risponderebbe a logiche industriali, come l’introduzione di un "modello Economist" per Repubblica particolarmente caldeggiato dal numero uno di Exor. Ovvero una verticalizzazione sull’economia e la finanza per Repubblica. Fonti vicino al gruppo Gedi sottolineano come il rischio di cannibalizzazione in house tra portali nell’informazione online non sussista, perché i pubblici di Repubblica, HuffPost e Business Insider sono molto distinti.
Il caso di plateale flop riguarda la creatura di Arpe e Paolo Madron. Partito in grande spolvero con una redazione numerosa e con il blasone del suo direttore e del banchiere fascinato dal mondo dell’informazione ha inanellato un insuccesso dietro l’altro. Dalla sua nascita a fine del 2010, non ha mai chiuso un bilancio in utile. Solo dal 2014 al 2018 la striscia negativa ha cumulato la bellezza di 7 milioni di perdite cui si sommano altri 2 milioni persi tra il 2011 e il 2013. I costi di fatto hanno sempre superato i ricavi, segnando il rosso di bilancio già a livello di margine industriale. Il clou delle perdite tra il 2016 e il 2017 con un buco nel 2017 di 3,1 milioni e di 1,6 milioni nel 2016.
Il direttore di Lettera 43 Paolo Madron
Coincide con le avventure fallite sulla carta dopo che News 3.0 rilevò dal fallimento la testata Pagina99. Si imbarcarono costi supplementari con ricavi troppo modesti per reggere l’urto. Pagina99 dovette chiudere con uno strascico: un saldo e stralcio dei debiti con i fornitori del settimanale cartaceo che furono transati dietro il pagamento del 70% delle somme dovute. Di fatto, lo sbarco sulla carta di Pagina99 è costato a News 3.0, 3 milioni in soli 3 anni. E così Arpe, via la sua holding lussemburghese Arepo sarl, ha dovuto nel tempo aprire più volte il portafoglio.
Partita News 3.0 con una dotazione di capitale di 5 milioni tutti bruciati dalle perdite succedutesi, solo di recente ha dovuto ricapitalizzare per 1,2 milioni di euro la società cui si aggiunge un finanziamento di 400 mila euro. Il tutto tra la fine del 2017 e la fine del 2018. Inevitabile la scure sui costi: soprattutto su quelli del lavoro. I dipendenti che erano 39 nel 2015 sono scesi a ora a 14, un corpo redazionale che l’8 gennaio si è visto recapitare l’annuncio di una cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per riorganizzazione aziendale. Un provvedimento pronto a colpire altri otto giornalisti, che con le dimissioni di un altro lavoratore ridurranno l’organico a soli cinque dipendenti.
A pesare la diversificazione senza successo non solo con Pagina 99 ma anche con rivista Studio e rivista Undici. Le due testate stanno sotto l’egida di Studio editoriale srl e non sono consolidare nel bilancio di News 3.0. Ma a fronte di ricavi per oltre due milioni presentavano nel 2018 margine industriale negativo. Quella diversificazione evidentemente non ha pagato.