Economia

Generali: Donnet si prepara alla resa dei conti del 2 agosto

di Marco Scotti

Sul successore una sola certezza: non sarà Mario Greco. Troppo forte il pressing di Del Vecchio e Caltagirone

Ora non è più una questione di “se” ma di “quando”. Le strade di Philippe Donnet e di Generali sono destinate a separarsi. Troppo forte il pressing di Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, titolari rispettivamente del 4,82% e del 5,6% del Leone triestino, per separare le strade con il manager francese. I due finanzieri, tra l’altro, hanno un ulteriore veicolo di controllo di Generali: Mediobanca, di cui detengono rispettivamente il 18,9 (con possibilità di arrivare al 19,99%) e il 3% con opzioni fino al 5. Piazzetta Cuccia, a sua volta, è il primo singolo azionista del Leone con una quota del 12,9%.

 

Fino ad ora Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, ha sempre difeso Donnet, anche perché i numeri danno pienamente ragione al francese: migliori risultati operativi di Axa e Allianz nell’ultimo periodo e migliore ritorno per gli azionisti. Eppure non è un mistero che la coppia Del Vecchio e Caltagirone abbia imputato al numero uno di Generali un’eccessiva timidezza sul capitolo più importante: l’M&A.

L’amministratore delegato di Mediobanca, dal canto suo, non può neanche andare troppo contro ai due finanzieri che detengono quasi un quarto delle azioni di Piazzetta Cuccia. Perché è vero che il rinnovo del board di Generali, che scade ad aprile del 2022, avverrà partendo dalla presentazione di una lista espressione del cda uscente, ma lo è altrettanto che andare allo “showdown” con Del Vecchio e Caltagirone potrebbe portare al blocco di tutte le decisioni dell’assemblea di Mediobanca in sede straordinaria.

Dunque, Nagel potrebbe anche sacrificare Donnet per evitare tempeste a Milano. Non solo: Caltagirone e Del Vecchio hanno più volte lamentato la scarsa rappresentanza che hanno nei cda di Mediobanca e di Generali. E non conviene tirare troppo la corda, per evitare fratture più complesse da sanare.

Ora, dunque, non resta che capire quando il group ceo e l’istituto triestino si separeranno. Qualcuno sostiene che il divorzio potrebbe avvenire già il prossimo 2 agosto, quando durante il consiglio di amministrazione verranno posti anche problemi relativi alla governance. In questo caso, però, servirebbe un beau geste à la Mustier in Unicredit con le dimissioni di Donnet. Impossibile. Altrimenti si proseguirà con la guerra di logoramento che porterà inevitabilmente alla separazione nei prossimi mesi.

Sul toto-nomi è ancora prematuro lanciarsi in quello che, al momento, sarebbe meramente un esercizio di stile. I nomi sul tavolo sono tantissimi, da Matteo Del Fante a Marco Morelli fino alle soluzioni interne Sesana o Cirinà. Provare a lanciarsi in previsioni è quantomeno affrettato.

Quello che però Affaritaliani può riferire con certezza è che non sarà Mario Greco a ricoprire il ruolo di amministratore delegato. Si sarebbe trattato di un ritorno a Trieste del manager napoletano, già al timone del Leone per oltre tre anni. Ma la voce che Del Vecchio e Caltagirone volessero riportarlo alla base dopo l’esperienza da numero uno di Zurich è stata smentita da fonti autorevoli. E già questa è una notizia.