Economia
Generali, pioggia di dividendi sui soci. Il rinnovo di Donnet e il nuovo piano
L'appoggio della Fondazione Crt al duo Del Vecchio-Caltagirone
Non c’è che dire. E’ vero che nell’anno del Covid l’utile ha fatto meno 30%, ma le Assicurazioni Generali sono una compagnia ben gestita. Un punto su cui concordano anche i litigiosi azionisti (negli ultimi giorni però si registrano toni meni accesi). Con la gestione operativa in salute, il Ceo Philippe Donnet, anche in un esercizio difficilissimo come quello dell’esplosione della pandemia, si è potuto concedere il lusso di dare un segnale forte al mercato attingendo anche dalle riserve e alzando quest’anno il payout dal 70 al 90%. Politica che riempirà di dividendi i principali soci della compagnia che, con l’unica eccezione dei Benetton titolari di quasi il 4% del capitale, siedono anche in consiglio di amministrazione.
Del monte cedole complessivo di 2,315 miliardi (dividendo unitario in due tranche di 1,47 euro), a Mediobanca, che ha in portafoglio una quota del 12,97% del Leone, andranno quasi 300 milioni. Francesco Gaetano Caltagirone, che nelle ultime settimane ha ulteriormente arrotondato la propria quota al 5,65%, riceverà quasi 131 milioni. Alla Delfin di Leonardo Del Vecchio verranno accreditati 112 milioni e alla famiglia di Ponzano Veneto saranno destinati 92 milioni. Insomma considerando, come anche sottolineato in conference call dal Ceo, che il gruppo è ben posizionato per il raggiungimento dei target del 2021, gli azionisti non hanno di che lamentarsi.
Ma il tema che tiene banco fra i grandi soci delle Generali e, in particolare, fra Del Vecchio e Caltagirone, ben posizionati anche a monte della Galassia del Nord in Mediobanca, è: qual è il prossimo passaggio? Ovvero come far diventare le Generali il più grande player europeo o, per dirla con le parole di Mr Luxottica: come riportare il Leone ai vecchi fasti degli anni ’90? E qui, al di là della politica redistributiva dell’utile che una fonte vicina all’ingegnere capitolino ha definito da “campagna elettorale”, dal Ceo Donnet, che in quest’anno si gioca il rinnovo, qualche indicazione è arrivata. “Generali ha già iniziato a lavorare sul nuovo piano industriale che verrà presentato verosimilmente tra fine 2021 e inizio 2022”, ha spiegato l’assicuratore francese.
In ogni caso, ha aggiunto, “non mi aspetto nessun cambiamento sull'M&A, che è non un obiettivo in sé ma è solo un modo per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo e per creare valore per gli azionisti. Il nostro approccio resterà comunque opportunistico, come quello adottato finora”. La nostra ambizione, ha ricordato infine Donnet riferendosi all’ultimo anno di piano, “è diventare partner di vita dei nostri clienti, abbiamo ancora davanti alcuni sforzi per diventarlo”.
Dunque ancora focus sul breve, mentre sulla politica della grande crescita per linee esterne è tutto rimandato alla prossima strategy che, stando alle parole del top-manager che siede su oltre due miliardi di euro in cassa per comprare asset, non si discosterà molto da quanto fatto finora. Ovvero acquisizioni di piccola taglia per rafforzarsi in Europa nell'esposizione ai rami danni e salute.
Basterà a Del Vecchio e a Caltagirone e a quei soci che fanno notare come l’ultima grande mossa di mercato della compagnia triestina risale ancora all’era Perissinotto quando le Generali misero le mani sulle polizze dell’Est Europa con l’operazione Ppf?
Nell'azionariato del Leone, la view dei due principali azionisti privati sembra essere condivisa anche da un altro importante player della finanza tricolore come la Fondazione Crt, socia oltre che delle Generali, anche di due grandi banche come UniCredit e Banco Bpm.
"Riteniamo ci sia (in Generali, ndr) un ulteriore potenziale di crescita che, siamo certi, il gruppo saprà cogliere. Per questo valutiamo positivamente un'iniziativa come quella recente del gruppo Caltagirone, da cui può arrivare un impulso in tal senso oltre a rappresentare un importante segnale positivo per il sistema Paese nel suo complesso", ha spiegato il segretario generale dell'ente Massimo Lapucci, commentando la mossa dell'ingegnere capitolino di entrare, replicando quanto già fatto da Del Vecchio, nel capitale di Mediobanca, il primo azionista a Trieste.
Il tema dunque è come colmare il gap che separa le Generali dai campioni europei Axa (che si sta ancora leccando le ferite dopo l'operazione miliardaria americana su XL Group) e Allianz e su questo Donnet dovrà dare delle risposte.
@andreadeugeni