Economia

I profitti di UniCredit battono il mercato. Ghizzoni taglia i costi per centrare i target

Una buona tenuta dei ricavi sostenuti dall'aumento del margine d'interesse e dei dividendi proiettano l'utile trimestrale di UniCredit a quota 522 milioni (+2% rispetto al primo trimestre e +29,5% anno su anno), un risultato che, in attesa di conoscere i nuovi requisiti di capitale indicati dalla Bce per gli istituti di credito sottoposti alla vigilanza unica europea, batte le attese del mercato che per il periodo fra aprile e giugno aveva stimato invece profitti netti per 453 milioni. C'è da dire però che i profitti trimestrali includono i 98 milioni di oneri aggiuntivi legati al single resolution fund e 100 milioni di svalutazione di Ukrsotsbank.

Meno brillante invece l'utile netto semestrale che arriva a 1,03 miliardi di euro, in calo del 7,3% rispetto alla prima metà del 2014. Numero che in un contesto di mercato, come lo ha definito lo stesso amministratore delegato Federico Ghizzoni, "ancora sfavorevole per l'industria bancaria che vede tassi di interesse ai minimi storici", rende "i target di piano della banca sfidanti (2,25 miliardi di euro per l'intero 2015, ndr)". Così, nella call con gli analisti finanziari, il banchiere piacentino ha annunciato che per il secondo semestre UniCredit sta lavorando a una revisione del piano strategico, che sarà presentata "nel giro di pochi mesi" e prevederà un ulteriore taglio dei costiper sostenere la crescita dei profitti e del patrimonio".

Tuttavia, Ghizzoni ha commentato positivamente la semestrale, definendolo "un risultato di grande valore". "Abbiamo rafforzato i coefficienti patrimoniali, che confermano la solidita' del gruppo, con ulteriori prospettive di crescita legate anche all'operazione Pioneer", ha aggiunto poi. I ricavi sono saliti nel semestre dello 0,9% a 11,5 miliardi, viceversa nel secondo trimestre sono risultati in calo dell'1,1% a 5,7 miliardi con un margine operativo netto in flessione del 5,5% a 1,3 miliardi. E' comunque positivo il contributo di tutte le divisioni al risultato del trimestre. I costi totali sono cresciuti dell'1,6% a 6,9 miliardi; in calo di 25,5 miliardi a 875,1 miliardi il totale dell'attivo, con una diminuzione dei crediti verso la clientela di 8,7 miliardi di euro tra marzo e giugno.

Confermata la solidità patrimoniale della banca con un common equity tier 1 ratio transitional a fine giugno al 10,52%. Il dato è in miglioramento di 66 punti base trimestre su trimestre e ha raggiunto il 10,92% se si include l'operazione Pioneer. Mentre il Cet 1 ratio fully loaded è salito di 27 punti base, sempre trimestre su trimestre, al 10,37% con contributi positivi provenienti dalla generazione trimestrale di utili (13 punti base) e dalla riduzione di asset ponderati per il rischio (+37 punti base) che hanno compensato ampiamente le componenti negative (-22 punti base).

"Il capitale sale in misura importante, arriviamo a 10,84% (di Cet1 Ratio Fully loaded pro-forma, ndr), una conferma che il gruppo è in grado di generare capitale organicamente. Cosa che fa ben sperare per il futuro", ha commentato poi Ghizzoni che ha escluso un aumento di capitale per il proprio gruppo in vista dei nuovi test della Bce ("i numeri parlano da soli", ha detto a questo riguardo il banchiere).

Per fronteggiare l'uscita (dal primo ottobre) del direttore generale Roberto Nicastro (che riceverà una buonuscita di 5,39 milioni di euro per i suoi 18 anni trascorsi nella banca), l'istituto di credito di piazza Gae Aulenti ha varato un riassetto organizzativo di vertice in cui le deleghe del banchiere trentino  saranno suddivise tra i due attuali vice dg, Paolo Fiorentino e Gianni Franco Papa, e Marina Natale (attuale Cfo), che assumerà  lo stesso incarico; Massimiliano Fossati sara'  invece il chief risk officer dal primo ottobre e prenderà il posto di Alessandro Decio, che lascerà  la sua posizione per ricoprire altri incarichi.

La buona trimestrale di Unicredit è stata accolta positivamente dal mercato, il titolo ha chiuso a 6,39 euro con un rialzo del 6,86%.