Economia

Il Bitcoin si affiancherà all’oro come bene rifugio?

di Giacomo Chiorino*

Lato Bitcoin invece stiamo osservando un forte aumento degli investimenti finanziari (vicini ai 40 miliardi di dollari a livello mondiale)

Il Bitcoin si affiancherà all’oro come bene rifugio?

Pochi giorni fa abbiamo assistito a un evento quasi storico con sia l’oro che il Bitcoin che hanno fatto segnare la quotazione massima mai raggiunta praticamente nello stesso istante: poco sotto i 2200 dollari / oncia per il metallo giallo e oltre i 70.000 dollari per la criptovaluta più famosa. Cosa mai vista poiché l’oro ha sempre rappresentato il bene rifugio per eccellenza, adatto alle fasi più complesse di mercato, mentre il Bitcoin ha tendenzialmente fatto bene quando la propensione al rischio sui mercati finanziari è elevata e come ovvio le due cose non accadono contemporaneamente. Cosa sta succedendo? Sull’oro, che ricordiamolo sempre, è un bene rifugio che esiste da migliaia di anni, che ha mostrato la sua capacità di investimento in grado di mantenere il potere d’acquisto durante guerre e fasi di inflazione elevata, stiamo assistendo a forti acquisti da parte delle banche centrali mondiali che ne stanno sostenendo il prezzo. Dopo decenni di vendite parziali dei loro stock o comunque di non presenza sul mercato, le banche centrali di molti paesi, soprattutto emergenti, stanno acquistando ingenti quantità di oro.

Una logica c’è, visto il ritorno su livello inflattivi mediamente più elevati, la situazione geopolitica molto tesa, il desiderio di alcuni paesi quali Cina e Russia di detenere assets in dollari americani ma che non siano titoli di stato made in USA. Ricordiamo che negli anni ’70 e ’80 la percentuale di oro detenuta in media dalle banche centrali sul totale delle loro riserve viaggiava fra il 40 e il 65%; dopo il calo degli anni ’90 e 2000 si è scesi fino a un minimo vicino al 10%. Oggi siamo risaliti verso un 15% con un teorico spazio di crescita ancora molto elevato.  Lato Bitcoin invece stiamo osservando un forte aumento degli investimenti finanziari (vicini ai 40 miliardi di dollari a livello mondiale) grazie principalmente a due fattori, uno appena accaduto e uno in arrivo ad aprile. A gennaio, infatti, l’ente regolatore americano SEC, la Consob locale, ha approvato la costituzione di ETF “fisici” sulla criptovaluta e cioè permesso a questi trackers acquistabili da qualunque risparmiatore di investire in Bitcoin direttamente e non tramite altri strumenti quali futures o derivati.  

Ciò ha provocato ingenti afflussi sui nuovi ETF che erano pronti all’uso essendo stati predisposti in attesa di approvazione da colossi del calibro di Blackrock o Fidelity. Il secondo elemento è il prossimo halving del Bitcoin, termine tecnico che indica il dimezzamento della quantità di Bitcoin che possono essere prodotti e che arriverà il 19 aprile. Le scorse volte che ciò è accaduto (il fenomeno avviene per “costituzione” della criptovaluta ogni 4 anni), il Bitcoin è poi salito molto. Anche qui utile fare ben presente che il Bitcoin è uno strumento molto più recente avendo poco più di un decennio di vita, molto più volatile dell’oro, che non ha un valore intrinseco e che varie volte nel passato ha fatto correzioni di prezzo dai massimi superiori all’80%. Dove arriveremo quindi lato beni rifugio ? Nessuno lo sa e quindi possiamo solo riportare i dati ufficiali a oggi che ci dicono che il conteggio è di circa 40 miliardi di dollari investiti in ETF sul Bitcoin contro i circa 93 miliardi sul metallo giallo (scesi da un massimo di 112 miliardi nel 2020 visto che il comportamento degli investitori privati è stato per ora opposto rispetto alle banche centrali). Stay tuned.

 

* Head Market Analysis e Sustainability Specialist Banca Patrimoni Sella & C.