Economia

Il Fatto, quelle 30 mila copie perse. Il prezzo? Oltre 50 volte i profitti

Con lo sbarco sull’Aim Italia i giornalisti-soci potranno mettersi in tasca un bel gruzzolo, ma solo tra 18 mesi

di Luca Spoldi
Andrea Deugeni

Esordio col botto in Borsa per Seif, la società che edita il Fatto Quotidiano ma bilancio in calo al termine della prima settimana di negoziazioni a Piazza Affari (-0,714 euro per azioni rispetto al prezzio del collocamento, o,72 euro per azione). 

Si tratta della sesta ammissione dell'anno sull'Aim che porta a 116 il numero delle aziende quotate sul mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese. In fase di collocamento, Seif ha raccolto 2,9 milioni. Il flottante al momento dell'ammissione è del 16,21%, con una capitalizzazione pari a circa 18 milioni. Pacchetto di azioni che lascia fuori un altro 10% circa di azioni proprie da quotare, secondo quanto ha spiegato Cinzia Monteverdi, presidente e amministratore delegato di Seif, alla Borsa di Parigi. 

"La quotazione su Aim Italia è allo stesso tempo un traguardo e l'inizio di un percorso molto importante, quello che trasformerà Seif in una Data Company a tutti gli effetti e sogniamo di fare un dual listing, stiamo pensando a Parigi", ha detto infatti la manager. Il pacchetto di capitale residuale potrebbe essere usato per questa seconda fase che, se l'andamento dei mercati lo consentisse, potrebbe arrivare già entro l'anno. "Quotarsi è un elemento di forza. Negli ultimi periodi sembrava complicato arrivarci ma è un'operazione perfetta per una società seria e indipendente come la nostra, per cui significa essere ancora piu' responsabile nei confronti del nostro pubblico", ha aggiunto la Monteverdi. 

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"La diversificazione sarà al centro della nostra crescita - ha spiegato il Ceo di Seif- e utilizzeremo i soldi raccolti per sviluppare nuovi prodotti, con particolare attenzione al digitale, dove registriamo un trend in crescita, e alle produzioni televisive, oltre che ai libri". La società editoriale, che già realizza programmi tv che sono diffusi sia sulla web tv dell'azienda sia sul Canale 9 di Discovery Channel, sta già studiando nuovi format e nuovi sbocchi di distribuzione. '

"Abbiamo già contatti con i principali emittenti, da Discovery, a La7, dalla Rai a Sky", ha detto ancora Monteverdi. La presidente di Seif non ha escluso che sia presto portata in casa la concessionaria di pubblicità, anche se soltanto per la parte relativa al cartaceo. "Sul digitale e sulla parte online sarebbe un errore, visto che ci vuole una continua attenzione alle evoluzioni tecnologiche".

Intanto, su Internet la raccolta pubblicitaria ha realizzato una crescita attorno al 20% nel 2018. "Nel bimestre gennaio e febbraio abbiamo vantato un rialzo del 40% circa rispetto all'anno scorso", ha inoltre aggiunto il numero uno di Seif. Anche la raccolta pubblicitaria sul cartaceo ha registrato una crescita. "Abbiamo fatto +7% circa l'anno scorso e nel primo bimestre del 2019 siamo saliti di circa il 10%".

L'ANALISI DEL BUSINESS

La quotazione rappresenta un gruzzolo potenziale (monetizzabile fra 18 mesi, scaduto il lock-up sul mantenimento delle quote possedute) di oltre 2,9 milioni di euro per Antonio Padellaro, ex direttore e ora firma del Fatto Quotidiano (oltre che consigliere d’amministrazione), di quasi 900 mila euro per Marco Travaglio, attuale direttore del quotidiano nato nel 2009 e di oltre 580 mila euro per Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it. E’ quanto valgono infatti le quote del capitale di Seif in mano ai tre giornalisti di punta (assieme a Marco Lillo) nonché soci fondatori del quotidiano.

Secondo quanto risulta infatti dal documento di ammissione all’Aim Italia (documento che non costituisce un prospetto di collocamento, rispetto al quale presenta informazioni parziali e non sottoposte ad approvazione di Consob, Banca d’Italia o altre autorità competenti), Padellaro, Travaglio e Gomez sono rispettivamente titolari di 4.065.041 azioni (il 16,26% del capitale), 1.219.512 (4,88%) e 813.008 (3,25%) titoli.

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Dal documento di ammissione di Seif all’Aim visionato da Affaritaliani.it



Pacchetti che moltiplicati per il prezzo di offerta di 0,72 euro per azione con cui i titoli Seif hanno iniziato ad essere negoziati, valgono circa 2,926 milioni quello di Padellaro, 878 mila euro quello di Travaglio e oltre 585 mila euro quello di Gomez. Un prezzo di offerta, si badi bene, pari al limite inferiore della forchetta indicativa (0,72-0,88 euro), a fronte del quale al termine del periodo di offerta sono stati collocati 4,052 milioni di azioni proprie, pari al 16,2% del capitale, per un controvalore di oltre 2,9 milioni, come ha precisato una nota della società emittente indicando in 18 milioni di euro la capitalizzazione attesa. Valori lontani anni luce dagli ipotizzati 10-12 milioni di cui parlava Il Sole 24 Ore la scorsa estate quando ci si attendeva una valutazione per il 100% di Seif attorno ai 30 milioni di euro ma anche dai “tetti” indicati al prezzo e al flottante a inizio collocamento. Segno che evidentemente la domanda non è stata così robusta. 

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Ma cosa può aver trattenuto gli investitori dal puntare sulla società guidata da Cinzia Monteverdi, nonostante una valutazione del 40% inferiore ai valori ipotizzati circa sei mesi fa?

Spulciando il documento informativo, si legge che fra i rischi dell’acquisto di azioni Seif vi è la dipendenza da figure chiave, come Cinzia Monteverdi, presidente e Ceo Seif e i “giornalisti storici della società” quali Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e Marco Lillo, (direttore di Paper First, casa editrice del gruppo). Volti noti al grande pubblico, spesso presenti nei talk televisivi che “qualora dovessero interrompere la propria collaborazione con l’emittente - avverte Seif - quest’ultimo potrebbe non essere in grado di sostituirli tempestivamente con figure in grado di assicurare il medesimo apporto in considerazione delle competenze altamente qualificate che hanno maturato i predetti soggetti”.

Discovery APE NOVE La Confessione Peter Gomez foto di Giulia Natalia Comito
 

Pertanto, l’eventuale uscita di tali figure chiave “potrebbero determinare una riduzione della capacità competitiva della società e condizionarne gli obiettivi di crescita con possibili effetti negativi sull’attività e sulla sua situazione economica, patrimoniale e finanziaria”.

Scorrendo ancora il documento, poi, si scopre anche che “al 30 giugno 2018 l’ammontare complessivo delle domande delle controparti relative ai procedimenti per diffamazione a mezzo stampa e di 1,628 milioni di euro”, somma che “include solamente l’importo complessivo delle pretese la cui domanda è stata determinata nell’ammontare”.

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A copertura del rischio derivante dai procedimenti giudiziari, "è stato iscritto a bilancio un fondo rischi che al 31 dicembre 2017 e al 30 giugno 2018 è pari rispettivamente a circa 700 mila euro per ciascun esercizio", somme che Seif ritiene adeguate. E poi ancora: tra i rischi Seif cita anche quelli “connessi a eventi italiani e internazionali di natura politica, economica e sociale” come ad esempio "elezioni politiche, guerre, atti di terrorismo, inchieste giudiziarie, cataclismi" che possono generare “incremento dei lettori di quotidiani” e “avere un effetto rilevante sulla domanda dei prodotti editoriali con un conseguente andamento non lineare nei ricavi”.

Mentre per Bruxelles e i mercati si avvicina la prospettiva di un'hard Brexit, Seif cita fra i rischi anche l’incertezza del quadro macroeconomico. Qualche esempio? La crisi del debito sovrano della Grecia, la Brexit appunto, la sopravvivenza dell’euro o l’appartenenza dell’Italia all’area della moneta unica. Eventi che aumentando le tensioni sui mercati finanziari “potrebbero influenzare negativamente i costi di finanziamento e le prospettive economiche di alcuni Paesi membri dell’area euro. Ciò, unitamente al rischio che alcuni Paesi (anche significativi in termini di Pil) possano lasciare l’area dell’euro, potrebbe avere un impatto materiale e negativo sull’emittente”.

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Cinzia Monteverdi, presidente e amministratore delegato di Seif

Vi sono infine rischi legati ai risultati stessi del collocamento e alla maggiore o minore congruità della valutazione di Seif. Se è vero che una valutazione già ampiamente “sforbiciata” e un flottante ridotto potrebbero lasciar spazio a una iniziale rivalutazione del titolo, è altrettanto vero che gli scambi rischiano di essere più modesti e i prezzi più volatili una volta passata la fase iniziale di posizionamento sul titolo di quegli investitori che non avessero avuto modo di prendere già parte al collocamento. Quanto poi alla congruità della valutazione, 0,72 euro per azione equivalgono a quasi 100 volte gli utili per azione a giugno 2018 (0,732 centesimi) ovvero oltre 53 volte gli utili 2017.

E’ vero che entrambi i risultati hanno risentito degli investimenti effettuati per lo sviluppo della piattaforma di web tv Loft (circa 1,3 milioni nel biennio) oltre che per l’aumentato costo del personale e della voce “eventi, pubblicità e spettacoli” (che complessivamente valgono altri 905 mila euro nel 2018 dagli 872 mila dell’anno prima), con un’incidenza sui ricavi salita al 33%, ma anche in assenza di tali voci straordinari e incrementi dei costi, difficilmente l’utile avrebbe raggiunto gli 1,5 milioni, ovvero i 5-6 centesimi a titolo.

Può sembrare una redditività minima, ma concorrenti di maggiori dimensioni come Rcs e Gedi, che soffrono di strutture molto più rigide, in questi anni hanno accumulato perdite su perdite sospendendo il dividendo.

Dunque perché tanta prudenza da parte degli investitori? Forse perché (al 30 giugno scorso) i ricavi legati alle vendite di prodotti editoriali rappresentavano l’80% del totale ossia quasi 11,3 milioni (in aumento del 2,5% sull’anno precedente) su poco meno di 14, la pubblicità (in crescita dell’11% su base annua) arrivava a circa il 15% e i progetti web, appena avviati, generavano il 5% rimanente. Una scommessa che potrà pagare nei prossimi anni, ma che per il momento rappresenta ancora una grande incognita almeno in termini reddituali, tanto più stante la crisi in cui si trascina da anni il settore editoriale “tradizionale” italiano.