Economia
Inflazione dilagante e Fed in agguato: investire sì, ma in modo selettivo
Il commento del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group
La Fed e l’inflazione
“Mai scommettere contro la Fed” è il mantra che continua a circolare dalla crisi finanziaria globale. Sulla scia della conferenza stampa tenuta a gennaio dal presidente della Federal Reserve, Powell, analizziamo in questo commento le possibilità della Banca Centrale di sconfiggere il prossimo avversario: l’inflazione dilagante.
Fondamentali
Nella conferenza stampa di gennaio, la Federal Reserve (Fed) ha lanciato un messaggio più restrittivo del previsto. L’inflazione è alta e la Fed interverrà. Il presidente Powell ha lasciato aperta la possibilità di innalzare i tassi in misura maggiore e in tempi più brevi e di ridimensionare, al contempo, l’enorme bilancio che l’istituto centrale ha accumulato durante la pandemia.
Sembra che la Fed stia prendendo in considerazione tutte le opzioni per un inasprimento della politica monetaria. Il motivo di questo orientamento più restrittivo è l’inflazione dilagante, ma la Fed avrà bisogno del sostegno dell’economia per risolvere questo dilemma.
Il mercato del lavoro è solido e i salari continuano a salire a fronte di una carenza di manodopera che pare destinata a continuare. Vi è tuttora scompiglio nelle filiere produttive e questo contribuisce ad accentuare le pressioni inflazionistiche. Si potrebbe sostenere che la Fed abbia individuato in ritardo il suo ultimo avversario di cui, invece, il mercato si era accorto mesi fa.
Anche l’Indice delle condizioni finanziarie – che integra i movimenti dei mercati azionari, gli spread creditizi, le curve dei rendimenti e le variazioni del dollaro – segnala un giro di vite rispetto alle condizioni finanziarie ultra accomodanti in atto dall’inizio della pandemia. Tuttavia, in base ai primi bilanci societari pubblicati, le imprese americane godono di ottima salute, con bassi livelli di indebitamento e utili in crescita.
Valutazioni quantitative
Dopo la conferenza stampa della Fed, il mercato ha iniziato a scontare cinque rialzi di 25 punti base (pb) nel 2022 e si aspetta che il processo di quantitative tightening (QT) inizi in estate, inducendo verosimilmente un appiattimento della curva dei rendimenti.
Dopo l’andamento recentemente altalenante degli attivi di rischio, la mancanza di chiarezza della Fed sull’orientamento che intende adottare non è vista di buon occhio dai mercati e non li rassicura.
I titoli azionari statunitensi sono scesi rispetto ai massimi e gli spread delle obbligazioni Investment Grade e High Yield registrano il maggiore ampliamento dalla scoperta della variante Omicron, con un differenziale rispetto all’indice CDX a 5 anni pari, nell’ordine, a 60 pb e 340 pb.
Inoltre, il segmento a 2-10 anni della curva dei rendimenti statunitensi si è appiattito scendendo sotto agli 80 pb, il minimo dal 2020. Si tratta di un importante indicatore recessivo cui la Fed può guardare per migliorare le condizioni del mercato.
Fattori tecnici
Secondo le nostre indagini proprietarie, il posizionamento indica che il mercato ha una forte esposizione alla duration breve.
Questo dato è confermato anche dalle posizioni nei future, una conseguenza logica dell’ipotesi, rafforzatasi negli ultimi mesi, di un aumento dei tassi da parte della Fed. Questa aspettativa è stata condivisa anche dalle imprese statunitensi che, a gennaio, hanno tentato di anticipare il potenziale aumento del costo del denaro emettendo USD 147 miliardi di debito.
Non appena la Fed innalzerà i tassi, le aziende statunitensi potrebbero verosimilmente collocare il 65% delle emissioni annue nel primo semestre del 2022, a fronte di una media storica del 55% di debito totale emesso nei primi sei mesi dell’anno nel periodo a cavallo tra il 2012 e il 2019.
Cosa significa per gli investitori obbligazionari?
Con il previsto rialzo dei tassi e l’inasprimento delle condizioni monetarie nel prossimo futuro, è vantaggioso per gli investitori mantenere una duration breve nei portafogli obbligazionari. È anche importante ricordare che la Fed non è sola in questo, in quanto altre Banche Centrali dei Mercati Sviluppati – ad esempio la Bank of England, la Bank of Canada e la Reserve Bank of Australia – stanno programmando diversi rialzi dei tassi nel 2022.
Nell’immediato futuro, con l’andamento altalenante dei mercati più rischiosi, sarà giocoforza adottare un approccio selettivo nel definire l’asset allocation per i settori del credito. Dato l’ampliamento degli spread osservato a gennaio, gli investitori dovrebbero essere consapevoli che un mutato orientamento della Fed a sostegno dei mercati potrebbe produrre un miglioramento del quadro di rischio, con ripercussioni sui listini obbligazionari.
Tuttavia, gli investitori devono anche continuare a tener d’occhio i rischi estremi che potrebbero scaturire dall’intensificarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina. Non dimentichiamoci, in ultima analisi, che la Fed vuole prolungare non affossare il ciclo economico.