Economia
Intesa-Sanpaolo, le 4 telefonate di Messina. Ecco com'è nata l'operazione Ubi
Tre telefonate al termine del consiglio di amministrazione, ieri in tarda serata che ha confezionato l’offerta pubblica di acquisto su Ubi Banca. Una al diretto interessato, il Ceo della banca bresciano-bergamasca Victor Massiah a Londra per presentare il proprio piano industriale agli investitori. Un’altra al presidente emerito di Intesa-Sanpaolo, Giovanni Bazoli che nel 2007 è stato anche uno dei principali protagonisti della fusione fra Banca Lombarda e Banche Popolari Unite da cui è nata Ubi Banca, la nuova preda di Intesa. Un’altra “di governo” al ministro del’Economia Roberto Gualtieri per informarlo dell'M&A che avrà un impatto sul sistema economico.
L’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo Carlo Messina ha raccontato così la sua gestione della comunicazione dell’operazione confezionata formalmente dal board ieri, ma che è nata nell’ultimo mese, con un’accelerazione nell’ultima settimana con il coinvolgimento di Carlo Cimbri di UnipolSai e di Alessandro Vandelli di Bper. Un disegno in cui ha avuto un ruolo fondamentale, ha riconosciuto il numero uno di Ca’ del Sass, Francesco Canzonieri, il responsabile del Corporate&Investment Banking di Mediobanca che è stato advisor di Intesa. Un banker che, ha rivelato sempre Messina”, “ho imparato ad apprezzare avendolo come advisor di controparti in altre operazioni che hanno riguardato la mia banca”.
In mattinata, oggi, poi la quarta telefonata al presidente di Ubi Letizia Moratti, con Massiah “persone che hanno reagito con grande signorilità” e con cui il Ceo di Intesa si è lasciato recependo la richiesta di tempo da parte di Massiah e Moratti per fare le dovute valutazioni, coinvolgendo anche il Cda per poi relazionare gli azionisti.
Il silenzio per Messina è stato fondamentale per non incappare in "fenomeni di insider trading" in un’operazione ad alto rischio che ha coinvolto due quotate e che creerà un gigante con forza aggregativa in Europa (il settimo gruppo per attivi) e non solo, da 50 miliardi di market-cap.
L’operazione è nata in un preciso contesto regolatorio. “I supervisori stanno chiedendo di rafforzare la struttura dei sistemi bancari europei con, ad esempio, dei consolidamenti domestici, dove la realizzazione delle sinergie può essere favorita da piani di business omogenei. Partendo da questi ragionamenti nel corso degli scorsi mesi abbiamo valutato le nostre possibilità”, ha spiegato infatti Messina all’inizio della conferenza stampa.
“Facendo queste analisi siamo giunti alla conclusione che esisteva una banca come Ubi che per caratteristiche di modello di business, per caratteristiche valoriali, e anche per la qualità del management, potesse rappresentare la miglior combinazione possibile”, ha aggiunto il banchiere di Intesa.
Quindi “abbiamo iniziato a studiare un’operazione che ci poteva portare ad acquisire Ubi, facendo un accordo con Bper che potrebbe comprare gli sportelli in eccesso, in modo da poter valorizzare a pieno l’integrazione tra due gruppi di dimensione diversa, ma entrambe già ben gestite per creare un campione in scala europea”, ha spiegato ancora il numero uno di Intesa.
La proposta è arrivata lo stesso giorno nel quale Ubi ha presentato il proprio piano industriale. A tal proposito Messina ha spiegato di aver “atteso il piano di impresa e abbiamo individuato delle sinergie di costo e di ricavo”. Unico motivo che consente di ricevere il favore degli investitori coinvolti nel capitale delle due banche.
Per Messina dunque “questa operazione che consente a Intesa di essere la prima banca in Europa ad avviare un processo di consolidamento del sistema, creando una banca dal valore europeo che resta però di base italiana” è stata “non concordata”. Il motivo? “Non c’è modo di fare un’acquisizione se non attraverso un’operazione che non sia comunicata a giochi fatti”, ma “il rapporto con Ubi è assolutamente amichevole: la riteniamo la migliore banca in Italia insieme alla nostra. Speriamo che sia il management, sia il Cda e sia gli azionisti valutino positivamente questa operazione”.
Alle fondazioni azioniste di Ubi, Messina ha rivolto un invito a “partecipare alla creazione di un campione italiano che rimane italiano”, promettendo un flusso stabile e crescente di dividendi e a Victor Massiah, “manager amico” che già conosce con cui aveva già lavorato nell’era Passera, ha chiesto di restare perché “se lo vorrà avrà un ruolo di primo piano nella prima linea di Intesa-Sanpaolo”.
Infine, il banchiere di Ca’ de Sass ha dato la sua spiegazione del motivo per cui “in questi anni in italia si è parlato molto di risiko bancario, ma senza fatti concreti”. “Nessuno degli amministratori delegati voleva suicidarsi, perdendo il posto proponendo un merger”, ha sentenziato. Intanto, la Borsa ha acceso il disco verde sull'M&A proposto. Ora in Ca' de Sass attengono il responso dei soci di Ubi (domani mattina a Milano si terrà una riunione straordinaria del board che esaminerà l'offerta e dovrebbe dare una prima indicazione su come recepisce la proposta). Responso che dovrà arrivare entro fine luglio e essere prendere o lasciare, perché "Intesa non farà rilanci".