Economia

Istat, a novembre l'inflazione non decolla: in Italia resta stabile all'11,8%

Ma accelera il carrello della spesa: +12,8%. Secondo Coldiretti-Censis prevale la logica di "food social gap": gli adulti e i giovani tagliano più degli anziani

Mentre secondo quanto emerge dall'indagine Coldiretti-Censis, l'inflazione punta a svuotare le tavole del 47% delle famiglie italiane, costrette a tagliare le quantità di cibo acquistato a causa dei rincari nel carrello della spesa. I beni alimentari vedono infatti una crescita del 13,3% rispetto al 2021. Se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, fa notare Coldiretti, la percentuale di chi riduce la quantità del cibo sale addirittura al 60%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno prodotti nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di italiani che preferisce risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi).

Le rinunce, secondo Coldiretti/Censis sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di “food social gap” con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.

Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali, rileva Coldiretti, sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%).

E il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).