Economia
L’allarme della Uilca che piace ai banchieri
Mettere nero su bianco che il settore bancario, ovvero la controparte del sindacato, ha perso 10 miliardi di euro di utili nel 2020 rispetto all’anno precedente non è proprio la classica mossa vincente. È un vero autogol. Gli addetti ai lavori spiegano che una delle prime iniziative pubbliche del segretario generale della Uilca, Fulvio Furlan, corre il rischio, così, di trasformarsi in un boomerang per la categoria dei lavoratori bancari: lo studio diffuso sabato dalla quarta sigla sindacale può diventare, infatti, un clamoroso assist per gli amministratori delegati delle banche italiane, qualora fossero intenzionati a studiare tagli al costo del lavoro per far fronte ai danni sui bilanci provocati dalla pandemia.
Le prime due uscite pubbliche di Furlan, clone politico-sindacale del predecessore Massimo Masi, hanno dell’incredibile: la prima, appena eletto, fu un benvenuto ad Andrea Orcel, fresco di nomina come nuovo amministratore delegato di Unicredit; la seconda fu un endorsement ad Anna Goitini, prima donna al vertice di una banca in Italia. Con tutti i problemi del settore, Furlan, insomma, non ha trovato di meglio che pensare alle carriere dei banchieri.
«Il peso politico e l’intelligenza di un sindacalista si misura anche da queste iniziative» dice una importante fonte bancaria, «perché, se si pensa ad accattivarsi la controparte, senza guardare al contenuto dei messaggi politici, si possono commettere errori grossolani, come quelli di non essere nemmeno considerati». Furlan, commentando la ricerca interna, suggerisce non meglio precisate «riforme adeguate a evitare situazioni pesanti quando l’attuale momento sarà superato». Di quali riforme stia parlando non è dato sapere. Idee, quelle di Furlan, nel solco del suo predecessore, Masi, che ha lasciato la Uilca a dicembre, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del suo mandato.
L’ex segretario generale, dall’oggi al domani, si è trovato senza ruolo e poltrona, poiché la Uil gli ha dato il benservito dopo alcune particolari situazioni che toccavano di fatto la fondazione Elio Porino, di cui Masi era diventato presidente uscendo dalla Uilca. In molti considerano Furlan, politicamente e sindacalmente, ancora teleguidato da Masi e sono in molti, all’interno della Uilca, a prenderne le distanze come Maurizio Arena, attuale segretario generale aggiunto, in passato alla guida di Dircredito e poi numero due della First Cisl. In dissenso anche Giuseppe Bilanzoli, valido sindacalista del gruppo Intesa Sanpaolo.
Il passaggio di testimone tra Masi e Furlan, sancito col consiglio nazionale del 10-11 dicembre scorso, non è passato inosservato agli occhi di tutti i quadri sindacali sia della confederazione guidata dal segretario generale Pierpaolo Bombardieri sia della stessa Uilca. Bombardieri, secondo indiscrezioni, non sarebbe estraneo alle ultime decisioni interne, in quanto lo tesso numero uno della Uil, persona seria e preparata, oltre a un ricambio generazionale all’interno dei sindacati di categoria, pretendete giustamente dirigenti sindacali capaci e professionalmente all’altezza del ruolo.
Una delle prime decisioni ha riguardato le dimissioni chieste e ottenute da Masi dalla fondazione Porino, con motivi ancora tutti da chiarire. Così come non sono state spiegate le ragioni che hanno spinto Simona Cambiati a lasciare il vertice della Uilca della quale era, su scelta di Masi, segretaria organizzativa. Si tratta di una casella chiave in una sigla sindacale e il successore dovrà essere indicato a stretto giro da Furlan. Il quale, per ora, fa gongolare i banchieri coi suoi allarmi sugli utili delle banche, suscitando, si fa notare, molte perplessità fra gli iscritti e i dipendenti bancari.