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L'ipo di Armani può valere fino a 5 mld: subito sul Ftse Mib come Moncler

di Redazione Economia

L'azienda di Remo Ruffini è entrta nel 2013 con un prezzo di 14,4 euro per azione. Massimo storico a novembre 2021 a 70,2 euro, ora viaggia sui 51

Armani, ecco quanto potrebbe valere l'Ipo

Una possibile valutazione di Giorgio Armani a Piazza Affari potrebbe oscillare intorno ai 5 miliardi di euro. Dopo le ultime informazioni relative alle modifiche apportate allo statuto aziendale per consentire una possibile quotazione, MF Fashion ha intervistato alcuni esperti e consulenti finanziari al fine di ottenere una stima della valutazione del gruppo Armani, uno degli ultimi bastioni del lusso italiano ancora saldamente sotto il controllo del suo fondatore. In futuro, l'aspetto finanziario sembra entrare in gioco per la prima volta in modo significativo all'interno dell'azienda. Questa informazione è riportata da MF Fashion. Gli analisti ritengono che un'eventuale quotazione in borsa del gruppo potrebbe seguire un percorso simile a quello del connazionale Monder, un noto marchio di lusso. Tuttavia, secondo le disposizioni statutarie, bisogneranno trascorrere almeno cinque anni dall'entrata in vigore dello statuto che regola la successione prima di poter considerare seriamente una quotazione su un mercato regolamentato.

Un analista di una rinomata banca d'investimento globale stima che, se Giorgio Armani venisse quotata oggi, la capitalizzazione della società potrebbe situarsi tra i 5 e i 7 miliardi di euro. "Nel 2022, i ricavi consolidati dell'azienda hanno raggiunto i 2,35 miliardi di euro, ma è probabile che il valore sia superiore, poiché gran parte del business di Armani è basato su licenze e il gruppo riceve principalmente royalties," afferma l'esperto, che desidera rimanere anonimo. Se un potenziale acquirente si presentasse oggi all'azienda milanese, i valori potrebbero essere ancora più elevati.

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"In caso di vendita in questo momento, anche se è un'ipotesi remota, il valore potrebbe variare tra i 7 e i 10 miliardi di euro, poiché Armani è un marchio unico," precisa l'esperto. "È un brand straordinario che gode di un successo ineguagliabile, l'unico nel settore del lusso a coprire un'ampia gamma, dal prêt-à-porter all'alta moda, dai progetti nel settore dell'ospitalità all'arredamento per la casa, fino alle fragranze e agli occhiali." Questa valutazione è in sostanziale accordo con quella di un altro esperto, che spiega in via non ufficiale come i multipli delle aziende comparabili in termini di dimensione al gruppo Armani siano attualmente pari a 25 volte l'utile. Quindi, con un utile netto di 162 milioni nell'ultimo esercizio, la valutazione oscillerà tra i 4 e i 5 miliardi di euro, a cui andrebbe sottratto eventualmente il debito.

Questi parametri potrebbero essere influenzati dalla crisi geopolitica in corso, anche se la casa di moda ha dimostrato di essere resiliente rispetto al ciclo economico, registrando un aumento del 16,5% dei ricavi e un incremento del 30% dell'EBIT, che è salito a 202 milioni di euro lo scorso anno. "Se al momento della quotazione sarà ancora considerato un marchio di lusso autentico, potrebbe diventare una delle capitalizzazioni di mercato più importanti," afferma l'investment banker. La situazione sarebbe diversa se il marchio fosse percepito come accessibile. In questo caso, il valore potrebbe dimezzarsi. "Anche se è improbabile che ciò accada, considerando l'importante ruolo del fondatore, dobbiamo tener conto del fatto che i successori dovranno continuare a vendere il marchio Armani senza di lui e, per farlo, dovranno convincere i clienti che si tratti ancora di un autentico prodotto di lusso," aggiunge l'esperto. La continuità nel lavoro dello stilista-imprenditore è il principale obiettivo, come dichiarato esplicitamente nello statuto di Giorgio Armani spa, che regola il futuro del gruppo dopo l'era Armani. 

Il documento prevede la promozione della "ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e sobrio," oltre alla "diversificazione e segmentazione dei diversi marchi aziendali, mantenendo coerenza nell'attività stilistica, di immagine, di prodotto e di comunicazione," e l'attenzione costante alla "innovazione, eccellenza, qualità e raffinatezza del prodotto." In queste condizioni, gli analisti ritengono che la quotazione del gruppo Armani lo farebbe entrare automaticamente nell'indice FTSE MIB. "Se entrasse in questo indice, tutti i fondi che replicano l'indice dovrebbero acquistarlo per avere tutte e 40 le aziende nel loro portafoglio. Il successo dell'operazione sarebbe pressoché garantito," conclude l'esperto. "La valutazione sarebbe simile a quella di Monder, attualmente l'unica azienda del settore moda e lusso inclusa nell'indice FTSE MIB, che attualmente quota 22 volte l'EBITDA."

Attualmente, il gruppo guidato da Remo Rutfini è la società di moda italiana più capitalizzata, con una capitalizzazione di mercato superiore a 14 miliardi di euro. L'azienda è entrata in Borsa a Piazza Affari nel 2013 con un prezzo di apertura di 14,4 euro, ed è entrata a far parte dell'indice FTSE MIB già nel 2014. Il suo valore azionario ha raggiunto il massimo storico nel novembre 2021, con un prezzo di 70,2 euro. Al momento, il titolo si aggira intorno ai 51 euro per azione. Ripetere questo successo non sarebbe impossibile per un gruppo come Armani. Tuttavia, sarà necessaria una figura altrettanto carismatica per guidare l'azienda verso la quotazione in Borsa? "Sarà necessario un manager esperto per gestire la quotazione," sottolinea la nostra prima fonte. Potrebbe essere Federico Marchetti, il fondatore di Yoox che ha quotato con successo la sua piattaforma di e-commerce nel 2009 e che è membro del consiglio di amministrazione di Armani dal 2020? "È probabile che si scelga una figura esterna, poiché al momento è difficile sviluppare una personalità forte all'interno dell'azienda," suggerisce l'analista.

Alla luce di queste considerazioni, al momento sembra improbabile anche la nomina di un nuovo direttore creativo, come è avvenuto nel caso di Prada, con l'ingresso di Raf Simons a fianco di Miuccia Prada. "L'ipotesi di un nuovo stilista al posto di Armani è difficile da immaginare al giorno d'oggi. Tuttavia, non è da escludere che in futuro possa emergere una figura più giovane per garantire un dialogo con le nuove generazioni," afferma l'analista. "D'altro canto, Armani è unico nel suo stile e ha una base di clienti estremamente fedele. Ha successo perché offre un'estetica inconfondibile. È l'unico marchio di moda con il quale si può facilmente paragonare marchi come Ferrari o Porsche, pertanto ritengo che sopravviverà bene in futuro. Il fondatore continua a influenzare tutti gli aspetti, ma l'azienda è ben organizzata e segue uno stile ben definito, promosso da un team che sa come operare con successo, anche in sua assenza." Secondo il mercato, il futuro dell'azienda di moda sembra essere in ottime mani, poiché superare la statura di Giorgio Armani è praticamente impossibile. "Lui è una figura con capacità straordinarie che pochi altri possono eguagliare," afferma la fonte. Quindi, il focus sarà su come mantenere il marchio con la stessa dedizione di Armani. Questo obiettivo è in linea con la volontà dichiarata dallo stesso Armani attraverso le disposizioni inserite nello statuto aziendale nell'aggiornamento di settembre, che confermano la sua intenzione di non cedere il controllo dell'azienda ad altri. Questo messaggio è stato trasmesso in un momento in cui si assiste all'evoluzione delle successioni in altre importanti aziende, come Leonardo Del Vecchio, Silvio Berlusconi e Bernard Arnault. "In questo modo, Armani ha sottolineato il suo controllo sulla situazione e ha comunicato un importante messaggio di continuità," concludono gli esperti.