Economia

Armani, spunta il documento top secret: "Quotazione in Borsa entro 5 anni..."

di Redazione Economia

Un documento top secret approvato nel 2016 ridisegna il futuro della maison

Giorgio Armani, il documento "segreto" che apre alla quotazione in Borsa. Ma non solo...

Un documento top secret mette le basi per ciò che sarà Giorgio Armani dopo la scomparsa del suo fondatore, aprendo una porta alla quotazione in Borsa. Approvato in un’assemblea straordinaria del 2016, integrato a settembre con l’introduzione delle azioni senza voto (unico elemento emerso), lo statuto sarà formalmente adottato “con effetto dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani”.

A dare la notizia è il Corriere della Sera, il quale ne possiede una copia. Lo stilista, proprietario del 99,9% del gruppo di moda, non ha eredi diretti. Armani ha tre nipoti: Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio scomparso anni fa e il figlio della sorella Rosanna, Andrea Camerana. Tra l'altro, grazie a Camerana la famiglia Armani si mescola alla famiglia Agnelli. Il nipote di "Re Giorgio" condivide infatti con John Elkann il trisnonno Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat.

I parenti di “Re Giorgio” sono tutti in consiglio, dove siedono anche il manager e amico Pantaleo Dell’Orco e l’imprenditore Federico Marchetti, fondatore di Yoox. Dunque non essendoci quote di legittima da soddisfare, come scrive il Corriere, l’imprenditore nel testamento (che ha già fatto) può disporre come crede di tutto il suo patrimonio. Dalla A alla F sono previste sei categorie di azioni, oltre alle due senza voto introdotte successivamente.

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I soci A avranno il 30% del capitale, quelli F il 10%, tutti gli altri il 15% a testa. Ma ogni azione A darà diritto a 1,33 voti e ogni F a 3 voti. Dunque A+F pur con il 40% del capitale avranno oltre il 53% dei voti nelle assemblee. Inoltre i soci A hanno diritto di nominare tre consiglieri, tra cui sarà scelto il presidente, e gli F due consiglieri, tra cui verrà tratto l’amministratore delegato, su un board fissato a otto membri. Probabilmente, la Fondazione Armani (che possiede lo 0,01% del gruppo) si collocherà in queste due categorie di azioni. Tanto più che i consiglieri A e F hanno poteri determinanti in consiglio nelle decisioni strategiche (piani industriali, acquisizioni/cessioni oltre i 100 milioni, marchio, ecc).

Come scrive il Corriere, basta invece la maggioranza assoluta dei presenti in Cda per l’approvazione del bilancio e “decorso il quinto anno successivo all’entrata in vigore del presente Statuto quotazione delle azioni della società su un mercato regolamentato”. Per fusioni, scissioni, modifiche dello statuto, aumenti di capitale occorre il 75% dei voti in assemblea straordinaria.

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Sulle retribuzioni serve “almeno il 51%” altrimenti “agli amministratori non viene attribuito alcun compenso”. Ma possono anche essere retribuiti “sotto forma di partecipazione agli utili” o di stock option. Per le scelte dei responsabili Stile Uomo e Stile Donna la procedura coinvolge tutte le categorie ma anche qui, di fatto, le azioni A e F hanno un determinante potere di veto.

Ma è l’articolo 4 del documento a indicare più di ogni altro la strada che verrà percorsa dopo la scomparsa del fondatore della maison. “Oggetto. Principi fondanti” Quei principi in parte introdotti anche nella Fondazione ma che qui, in una spa operativa, hanno il valore di un vincolo di continuità morale e industriale.

“Adeguato livello di investimenti”, “gestione finanziaria equilibrata”, “reinvestimento degli utili”; “diversificazione e segmentazione dei diversi marchi aziendali, mantenendo coerenza nell’attività stilistica, di immagine, di prodotto e di comunicazione”; “attenzione a innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza del prodotto”; “cauto approccio ad acquisizioni” e solo per “sviluppare competenze non esistenti internamente (...)”. Ecco, dunque, come Giorgio Armani desidera la sua “creatura” dopo la sua scomparsa.