Economia
La Fed lascia i tassi invariati, ma l'inflazione "non è vinta"
La Banca centrale americana non tocca i tassi (fermi al 5,25-5,50%) ma, allo stesso tempo, non esclude nel futuro un'eventuale riduzione del costo del denaro
"I rischi legati al raggiungimento degli obiettivi in materia di occupazione e inflazione si stanno muovendo verso un migliore equilibrio"
La Federal Reserve lascia invariati i tassi di interesse, nell'intervallo tra 5,25% e 5,50%, al livello più alto dal gennaio 2001, e al momento non fornisce una tempistica su quando potrà iniziare la stagione dei tagli. Dipenderà tutto dall'evoluzione dei dati sull'inflazione, non bastano sei mesi di discesa, la banca centrale statunitense si attende dati migliori che mostrino una tendenza solida al raffreddamento del costo del denaro. Wall Street non apprezza la mossa e i listini ampliano le perdite, con il Nasdaq che sfiora un calo del 2%. Il Fomc, il Comitato di politica monetaria, spiega che non "sarà opportuno ridurre l'intervallo" finché non si sarà acquisita "maggiore fiducia che l'inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il 2%".
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Non a caso il presidente della Fed Jerome Powell chiarisce: "Non penso sia probabile che il comitato raggiunga un livello di fiducia entro la riunione di marzo, dobbiamo valutare".Insomma, la Fed ha rispettato le attese del mercato sul mantenimento dei tassi, "sono probabilmente al picco", argomenta Powell nel sottolineare che alcuni indicatori economici lasciano ben sperare. Restano delusi invece gli analisti che si attendevano almeno un atteggiamento più 'dovish' da parte dei responsabili della politica monetaria statunitense. La decisione sui tassi, del resto, è stata votata all'unanimità dai 12 membri del Fomc.
Il Comitato specifica che nel considerare eventuali aggiustamenti all'intervallo obiettivo per il tasso dei fondi federali, "valuterà attentamente i dati in arrivo, l'evoluzione delle prospettive e l'equilibrio dei rischi". Gli indicatori recenti suggeriscono che l'attività economica si è espansa a un ritmo sostenuto. L'obiettivo della Fed resta quello di raggiungere "il massimo dell'occupazione" e il calo dell'inflazione "al tasso del 2% nel lungo termine". Il Comitato valuta che "i rischi legati al raggiungimento degli obiettivi in materia di occupazione e inflazione stiano raggiungendo un migliore equilibrio". Ma le prospettive economiche sono ancora "incerte" e il Fomc "resta molto attento ai rischi di inflazione".
Il livello dei tassi di interesse è "probabilmente al picco" ha spiegato Powell. La stagione dei rialzi è partita a marzo 202, un mese dopo l'avvio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ed è proseguita fino a luglio 2023 nel tentativo di frenare la corsa dell'inflazione. Il presidente della Fed ha specificato che nella riunione del Fomc che ha lasciato invariati i tassi "non c'è stata alcuna proposta di tagliare i tassi". La prudenza deriva dall'osservazione dell'economia reale. "Abbiamo fiducia nel calo dell'inflazione - argomenta Powell - questa fiducia sta crescendo, ma vogliamo averne ancora di più. Attendiamo di vedere dei dati migliori, il segnale che siamo sulla strada del raggiungimento del target del 2%".
La Fed ha registrato sei mesi di dati positivi sull'inflazione e l'occupazione ed è fiduciosa che le pressioni sui prezzi stiano tornando verso il target del 2%. "Abbiamo fiducia, ma vogliamo avere maggiore fiducia", ha affermato, nel fatto che il raffreddamento dei dati sull'inflazione stia inviando "un segnale vero". Dopo la Bce la scorsa settimana, dunque, anche la Fed resta ferma sui suoi passi e per ora non apre a un cambio imminente nell'indirizzo di politica monetaria. "Non stiamo ancora dichiarando vittoria" sull'inflazione chiarisce Powell.