Economia
La recessione globale è ormai alle porte: l'Europa pagherà il prezzo più alto

I mercati iniziano a scommettere sulla crisi mondiale: ecco le differenze di scenario tra America ed Europa
I mercati globali scommettono sulla recessione
La scorsa primavera il rischio numero uno era la stagflazione. Appena tre mesi dopo, il rischio di recessione è all'attenzione di tutti (una recessione negli Stati Uniti che ha tutte le possibilità di diventare una recessione globale a causa della preponderanza dell'economia statunitense). Tutte le banche internazionali hanno corretto le loro previsioni: gli strateghi di Goldman Sachs hanno alzato al 30% la probabilità che l'economia statunitense entri in recessione quest'anno, gli analisti di TD Securities, nota banca d'investimento canadese, sono invece più pessimisti e stimano una probabilità del 60% nei prossimi dodici mesi. Gli operatori di mercato (quelli che operano sui mercati finanziari) sono invece leggermente più ottimisti. Solo un terzo prevede una recessione globale l'anno prossimo e il 27% l'anno successivo (sondaggio Russell Investment sui gestori obbligazionari, 8 luglio 2022). La realtà è che nessuno sa quando ci sarà una recessione perchè si tratta di uno scenario estremamente difficile da prevedere. L'unica cosa certa è che l'economia statunitense, per il momento, non è ancora in recessione (contrariamente a quanto affermano alcuni catastrofisti).
"La situazione è più preoccupante in Europa. Il livello di crescita potenziale (che è un indicatore chiave della crescita futura) è molto più basso su questa sponda dell'Atlantico che negli Stati Uniti. Il debito pubblico è un problema in molti Paesi. Infine, l'Europa si trova sull'orlo di una crisi energetica senza precedenti, che potrebbe far crollare parte della sua base industriale" ha commentato Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst per l’Italia. "In questo caso, la questione non è se l'Europa vivrà o meno una recessione nel breve e medio termine. È una domanda inutile. Il problema è come l'Europa riuscirà a superare l'inverno senza che le sue fabbriche vengano chiuse. Siamo di fronte a un rischio reale e duraturo di impoverimento del Vecchio Continente".