Economia

La tassa sulla plastica? Copre solo buchi in bilancio, non sostiene le imprese

Eduardo Cagnazzi

Gambardella (Atif): "E' un accanimento nei confronti delle imprese che già pagano un balzello al Conai". Gli sforzi in innovazione, ricerca e formazione

“L’intenzione del governo di tassare gli imballaggi in plastica preoccupa un settore che fattura circa 10 miliardi di euro con una crescita annua del 2,3%, in cui l’Italia è seconda solo alla Germania, a livello europeo, con 2500 aziende. Sembra assurdo che per fare cassa il governo punti ad una tassazione su un prodotto nato in Italia, che dà lavoro a 200mila addetti diretti ed altri 300mila con l’indotto, proprio nel momento in cui le aziende sono impegnate in investimenti in ricerca nel segmento delle bioplastiche”. Arriva da Marco Gambardella (nella foto), presidente di Atif -Associazione tecnica italiana per la flessografia- nonché imprenditore del packaging con Bioplast, un nuovo no alla proposta del governo sulla plastic tax che dovrebbe essere applicata dal 1° giugno, ma al momento accantonata in attesa di un tavolo tecnico tra il ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, e le associazioni dei produttori. “Il comparto è tra i primi cinque in Italia per volume di export, ma è anche quello che già oggi paga un primo balzello al Conai di 450 milioni di euro all’anno per la raccolta e il riciclo  degli imballaggi in plastica, dei quali 350 milioni sono versati ai Comuni affinchè garantiscano la raccolta differenziata”, commenta Gambardella. “E’ un vero e proprio accanimento -aggiunge il numero uno di Atif- anche nei confronti di chi sta compiendo enormi sforzi finanziari per promuovere e realizzare un’economia circolare per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue per il riciclo. Una tassazione che coprirebbe solo buchi in bilancio, senza alcun investimento nelle piattaforme di riciclo, né a favore della competitività del comparto”. Competitività che, commenta il presidente di Atif, le aziende possono migliorare solo attraverso il sistema formativo e la ricerca in materiali biodegradabili e compostabili, ma con risorse proprie. “La formazione e la cultura dell’innovazione sono la strada necessaria per la competitività. Le imprese sono impegnate oggi in investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi materiali biodegradabili sulla scia di quanto realizzato da Novamont. In questo percorso, Atif vi contribuisce con investimenti attraverso un’Academy con iniziative che vedono coinvolte aziende ed università, come il master Matepask lanciato con l’ateneo di Fisciano. Investire sul capitale umano e sulla ricerca significa accrescere le potenzialità delle imprese. Tassare ancora per la seconda volta un settore può invece significare mettere a rischio la sopravvivenza di tante piccole imprese. Con la conseguente perdita di posti di lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno”.