Lusso, far soldi in Piazza con la moda. Della Valle ha perso il tocco
Borsa, Moncler e Yoox Net a Porter tornano a piacere al mercato, più prudente su Salvatore Ferragamo. Dietro la lavagna Tod’s
Senza neppure citare l’appeal speculativo legato a Fosum, gli esperti si sono detti “sempre più ottimisti su una crescita “like for like” del 6% circa per Moncler”. Tenuto conto “che basta un incremento del 4% per sostenere la densità di vendite di 30.000 euro al metro quadro”, superiore alla media del settore, gli esperti sono pertanto “più fiduciosi sulla resistenza dei margini” e hanno alzato le stime di un 10%. Settimana che si sarebbe potuta chiudere quasi in pareggio per Yoox Net a Porter, che invece complice il calo di venerdì ha finito col perdere quasi 3 punti percentuali, riportando in rosso di circa un punto la variazione a 12 mesi. Come per Ferragamo, nel caso del gruppo guidato da Federico Marchetti hanno pesato più le incertezze del settore e il timore che un eventuale rialzo dei tassi americani possa danneggiare la crescita che non problemi specifici, tanto che dopo i conti semestrali, in linea con le attese, gli uomini di Mediobanca Securities hanno confermato il proprio “outperform” e un prezzo obiettivo di 31,3 euro per azione.
Gli analisti hanno anche apprezzato la nomina di Matthew Woolsey a Managing Director, dato che questo porta a prevedere un maggior impegno nell’esecuzione del piano industriale 2015-2020. Insomma: la parola d’ordine, se volete puntare sui titoli del lusso, è “crescita”. Chi riuscirà a conseguirla e a mantenere o migliorare al contempo i propri margini di profitto sarà premiato, chi annuncerà risultati inferiori alle previsioni sarà punito. Sempre che la Cina e i mercati emergenti in genere continuino a tenere e non si lascino troppo influenzare dalla politica monetaria della Federal Reserve, ormai improntata ad un sia pure graduale e diluito nel tempo “ritorno alla normalità”. E che l’Europa ritrovi quell’unità di intenti necessaria a smuovere finalmente l’economia di tutto il vecchio continente, da anni impantanato in una crescita anemica e “a macchie di leopardo” che è, anche, figlia dell’eccessivo rigore fiscale da un lato e dell’assenza di significative riforme strutturali dall’altro.
Luca Spoldi