Economia

Mediaset sale in ProsiebenSat.1, in Germania raccolta pubblicitaria doppia rispetto all’Italia

di Luca Spoldi

Mediaset a un passo dal 25% nel broadcaster tedesco e potrebbe arrivare a sfiorare il 30%, in vista di un’integrazione in Mfe

Mediaset sale in ProsiebenSat.1, in Germania raccolta pubblicitaria doppia rispetto all’Italia

Con gli ultimi acquisti effettuati in settimana, Mediaset ha portato propria quota nel capitale di ProsiebenSat.1 al 24,2%, ovvero al 24,9% dei diritti di voto, ormai a un soffio dal 25% per salire oltre il quale (e arrivare sino alla soglia del 30%, sopra la quale scatterebbe l’obbligo di Opa) Cologno Monzese dovrebbe chiedere nuovamente, come già fatto per poter salire dal 20% al 25%, l’autorizzazione all’Antistrust di Berlino così da poter poi esercitare i propri diritti in assemblea. 

Mentre in Italia le incertezze sulla durata e profondità della depressione scatenata dalla pandemia di Covid-19 hanno “significativamente ridotto” la visibilità sui risultati del 2020 (e del 2021), tanto che Kepler-Cheuvreux ha ridotto la raccomandazione su Mediaset da “hold” (mantenere) a “reduce” (ridurre) e il prezzo obiettivo da 1,7 euro a 1,3 euro per azione, le prospettive di riuscire a creare un polo europeo della televisione generalista sotto il “cappello” MediaforEurope (Mfe).

Un polo, quello di Mfe, che nelle intenzioni di Pier Silvio Berlusconi raccoglierà non solo le attività italiane e spagnole del gruppo controllato dalla famiglia italiano, ma anche la partecipazione in ProsiebenSat.1 e sarà aperto a futuri ingressi. Un polo che è in antitesi a quello immaginato da Vincent Bolloré con Vivendi e CanalPlus al centro di una rete di broadcaster del Sud Europa pronti a far concorrenza agli over the top a partire da Netflix, in queste settimane sugli scudi a Wall Street grazie all’incremento di abbonati favorito dai vari lockdown in giro per il mondo.

Kepler-Cheuvreux stessa sottolinea le implicazioni positive dell’integrazione, in termini quanto meno di sinergie e maggiore scala. Soprattutto, la Germania è, assieme al Regno Unito, uno dei due maggiori mercati pubblicitari europei e per di più uno dei due che è maggiormente cresciuto da inizio millennio. I due paesi, che nel 2004 rappresentavano il 53% di tutta la raccolta pubblicitaria europea, erano infatti saliti al 64% del totale nel 2018 secondo una ricerca di Confindustria Radio Televisioni. 

La sola Germania valeva a fine 2018 20,5 miliardi di euro l’anno di raccolta pubblicitaria, con una crescita media annua del 2,1% nell’ultimo quindicennio. L’Italia, quarto mercato pubblicitario europeo (dietro anche la Francia) con 8,5 miliardi non solo non pesa neppure la metà della Germania, ma in questi anni è rimasta al palo, vedendo il suo peso sul totale europeo calare dal 15% all’11% e la sensazione è che anche dalla crisi da Covid-19 Berlino riuscirà ad uscire prima e meglio di Roma.

Per Mediaset, finora focalizzata sui due mercati meno dinamici dei “big five” europei (la Spagna valeva a fine 2018 solo 5,7 miliardi di raccolta pubblicitaria annua, contro i 6,2 miliardi del 2004, con un calo medio annuo dello 0,5% nel periodo), sbarcare in Germania con una posizione dominante è strategico quanto e più che riuscire a tornare, con maggiore successo che in passato, in Francia o a sbarcare in Gran Bretagna, coinvolgendo ulteriori partner in Mfe.

Anche perché Berlino, sempre pronta a farsi alfiere del libero mercato in casa d’altri ma a difendere con le unghie e coi denti i propri interessi, potrebbe vedere di buon occhio il matrimonio tra Rtl, network televisivo che fa capo a Bertelsmann, e la stessa ProsiebenSat (che due giorni fa ha ritirato la guidance sui risultati dell’anno in corso a causa dell’incertezza dovuta al Covid-19), magari attraverso una fusione carta contro carta. 

Mediaset per ora non scopre le sue carte: gli analisti continuano a giudicare basse le probabilità di una fusione Prosiebeb.Sat1-Mfe e vedono le mosse del gruppo italiano come una forma di “pressione” sul management tedesco, in particolare ora che il Ceo Maximilian Conze, ostile a MediaforEurope, si è dimesso a fine marzo venendo sostituito dal Cfo Rainer Beaujean. Sullo sfondo restano da valutare le mosse dell’imprenditore ceco Daniel Kretinsky che con la propria holding (Czech Media Invest, Cmi) è salito al 10,1% di ProsiebenSat.1 e che è già presente sul mercato pubblicitario francese attraverso la partecipazione nel capitale di testate come Le Monde, Elle e Marianne e che potrebbe anche per questo guardare con interesse al progetto Mfe. 

Il tutto Vivendi permettendo, ma l’allungarsi dei tempi per la soluzione giudiziaria del braccio di ferro tra Bolloré e i Berlusconi dovuto alle chiusure dei tribunali per coronavirus potrebbe infine far propendere per un accordo extragiudiziario, ipotesi che avrebbe il pregio di far decadere un “petitum” di oltre 3 miliardi di euro a cui ha fatto cenno anche il quotidiano Il Giornale, vicino alla famiglia Berlusconi e solitamente molto prudente sul tema. Se così fosse la pandemia di Covid-19, dopo aver penalizzato il presente di Mediaset contribuirebbe a rendere più solido il futuro di Mfe.