Economia
Mercato immobiliare, la crescita è lenta ma costante. Nel 2024 +1,6%. Punti di forza e di debolezza
Settore edilizio, resta la sfida della sostenibilità
Le prospettive per il lungo termine restano positive, si prevede che il settore crescerà da 10,4 trilioni di dollari nel 2023 a 16,1 trilioni di dollari entro il 2030
Dopo i disagi causati dall’emergenza Covid e dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’intero comparto dell’edilizia (comprendente il settore delle costruzioni per le infrastrutture, le strutture industriali, gli edifici residenziali e non residenziali e la costruzione green e sostenibile) sta affrontando diverse sfide significative. Tra queste, spiccano l’aumento dei prezzi delle materie prime, le interruzioni nella catena di approvvigionamento ed il ritorno di un’inflazione elevata, che ha portato ad un rialzo dei tassi di interesse e a fluttuazioni nei tassi di cambio. Questi fattori sono alla base del moderato aumento dei ricavi del settore nel 2023, a livello globale. Per quanto riguarda le prospettive per il 2024, il settore dovrebbe avere una crescita lenta e le condizioni macroeconomiche dovrebbero avere un impatto maggiore sulle economie avanzate, più che sui mercati emergenti. Comunque, l’industria rimane resiliente nel medio-lungo termine e si prevede che manterrà un andamento costante nella sua crescita.
Questo il quadro generale che emerge dal Global Powers of Construction, lo studio di Deloitte che analizza le strategie e le performances dei gruppi quotati più rappresentativi del settore edilizio nel 2023, includendo le attuali prospettive macroeconomiche e le aspettative per i prossimi anni nel settore. Lo studio tiene conto dei principali indicatori finanziari delle aziende, esaminandone i risultati in termini di fatturato, capitalizzazione, presenza internazionale, diversificazione, redditività, debito e altro.
Nel 2023, le vendite complessive in dollari delle prime 100 aziende globali sono aumentate del 3,4%, mentre la loro capitalizzazione di mercato è cresciuta del 18,3%. Questo notevole incremento, trainato principalmente dalle eccellenti performance nei mercati azionari da parte dei gruppi statunitensi ed europei, riflette la ripresa del mercato dopo la crisi post-pandemica. L’Europa ha la presenza nel settore più alta per numero di aziende: se consideriamo le prime 100 livello globale per livello di performance, 40 di queste sono gruppi europei, tra cui non mancano le aziende italiane. Per quanto riguarda le vendite aggregate, in Europa queste sono aumentate dell'11,3% rispetto all'anno precedente, pari a 411.933 milioni di dollari. La capitalizzazione di mercato invece ha registrato una crescita notevole del 25,2%, dopo aver registrato un forte calo nel 2022.
Le prospettive per il mercato globale ed europeo
Nel 2024, secondo il report Deloitte, si prevede che la produzione globale crescerà a un ritmo più contenuto rispetto al 2023 a causa delle difficili condizioni macroeconomiche. Tuttavia, le prospettive a lungo termine rimangono decisamente positive: il mercato globale è previsto crescere da 10,4 trilioni di dollari nel 2023 a 16,1 trilioni di dollari entro il 2030, a un tasso composto annuo di circa il 6% nel periodo.
In Europa, le analisi riportate da Deloitte indicano che il valore attuale del settore edilizio supera i 2,8 trilioni di dollari, con i Paesi dell'Europa Occidentale che ne rappresentano la parte preponderante (circa il 70% del totale). Ad oggi, il settore europeo sta affrontando un periodo di adattamento, con una crescita modesta prevista a breve termine. Gli investimenti in infrastrutture e costruzioni non-residenziali dovrebbero mantenersi stabili e resilienti, sostenuti dalla spesa pubblica e dal Recovery and Resilience Facility (RRF) all’interno del “Next Generation EU”. Spagna e Francia, ad esempio, stanno vedendo un sostegno significativo in questi settori. In Spagna, i fondi dell'UE stanno sostenendo un'espansione nel settore dell'ingegneria civile, specialmente in progetti infrastrutturali che erano stati ritardati. Anche in Francia, gli investimenti in infrastrutture pubbliche continuano ad essere supportati da politiche governative e finanziamenti dell'UE, contribuendo ad una maggiore resilienza nel settore non-residenziale. Al contrario, il settore residenziale dovrebbe continuare a sperimentare una certa flessione in molte parti d'Europa. In Germania, nonostante la domanda di abitazioni rimanga alta, gli investimenti residenziali sono calati significativamente negli ultimi anni, con una leggera ripresa prevista solo a partire dal 2025. La Francia sta vivendo un contesto simile, con un rallentamento degli investimenti residenziali dovuto ad un mercato immobiliare stagnante e ad una incertezza economica generale.
In Italia, invece, si prevede un significativo incremento degli investimenti in infrastrutture strategiche, parte di un piano volto a stimolare la crescita economica attraverso grandi opere pubbliche. Tra i progetti più rilevanti spicca naturalmente il Ponte sullo Stretto di Messina, affiancato da iniziative tradizionali nel campo dell’alta velocità ferroviaria, dei porti e delle metropolitane. Parallelamente, è in corso una revisione degli incentivi pubblici per l’edilizia residenziale, con l’obiettivo di mitigare l’impatto finanziario del Superbonus sul bilancio statale ed ottimizzare l’allocazione delle risorse in modo più mirato e sostenibile. L'intento non è quello di rinunciare alle ristrutturazioni, ma di gestirle con un approccio sostenibile che bilanci la necessità di preservare la stabilità finanziaria del Paese con la promozione dell’efficienza energetica. Gli investimenti strategici nel campo dell’energia e delle utilities, infatti, sono destinati a impattare significativamente l’espansione del settore.
"Stiamo assistendo a una crescita dinamica, alimentata da investimenti significativi nel campo dell’energia e dei consumi, in linea con le direttive e i piani di decarbonizzazione dell'Unione Europea. Questi, insieme ai piani nazionali sviluppati dagli Stati membri, stanno guidando la transizione energetica in tutta l'Europa,” afferma Claudio Golino, Energy, Resources & Industrials Leader di Deloitte Italia. “In Italia, nonostante il ridimensionamento degli incentivi pubblici all’edilizia residenziale, il recente aggiornamento di luglio del PNIEC 2030 ha ribadito l’importanza di continuare a investire negli interventi chiave che migliorino l'efficienza energetica delle costruzioni. Questo, insieme agli obiettivi fissati dalla Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici, stimolerà una crescente domanda di soluzioni edilizie sostenibili e innovative. Il settore dovrà quindi prepararsi a cogliere queste opportunità, sfruttando le nuove tecnologie e adattandosi alle politiche ambientali in continua evoluzione," continua Golino.
La sfida della sostenibilità
La sfida della decarbonizzazione avrà un impatto determinante nel prossimo futuro, ma l’industria ha davanti a sé un percorso ancora lungo. Il settore delle costruzioni è responsabile del 37% delle emissioni globali di CO2, di cui il 16% deriva dall’approvvigionamento dei materiali, dalle attività legate alla produzione, alla logistica e alla costruzione. Solo la produzione di cemento contribuisce per circa l’8% alle emissioni mondiali di CO2, rendendo questo settore uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale.
In questo contesto, i leader del comparto italiano stanno adottando strategie innovative per affrontare la sfida della decarbonizzazione. La sostenibilità è ormai un principio guida fondamentale nella valutazione delle supply chain, con un’enfasi crescente sul raggiungimento degli obiettivi ESG. Questo approccio non solo orienta la selezione dei fornitori, ma influenza profondamente l'intera strategia aziendale, allineandosi ai megatrend globali come la transizione climatica, energetica e la gestione della scarsità di risorse idriche. Per affrontare tali sfide, è essenziale un impegno collettivo. In Italia, si sta assistendo a una crescente spinta verso l'adozione di standard ESG lungo tutta la catena di fornitura, con l’obiettivo di costruire un modello di business sostenibile e competitivo. Allineare tutti gli attori del settore su principi chiave come innovazione, sicurezza e conformità agli standard ESG è fondamentale per garantire un futuro sostenibile.
Decarbonizzare il settore delle costruzioni è un processo complesso con molteplici sfaccettature, in gran parte a causa della significativa dipendenza del comparto dalle alte emissioni di carbonio, sia per i processi sia per i materiali. Il report Deloitte individua cinque sfide per il settore:
Adattamento tecnologico – Il settore sta abbracciando una serie di nuove tecnologie verdi, per ridurre la propria impronta di carbonio e promuovere la sostenibilità. Queste tecnologie non sono focalizzate solo sulla riduzione delle emissioni di edifici, materiali e processi ma anche sul miglioramento dell’efficienza energetica e incorporando fonti di energia rinnovabile.
Finanziamento – La decarbonizzazione del settore edile richiede un mix di strumenti finanziari innovativi, supporto statale, investimenti privati e iniziative politiche per incentivare pratiche sostenibili.
Competenze della forza lavoro – Con una forte spinta verso la sostenibilità, vi è una crescente necessità di competenze correlate a pratiche di costruzione ecologica, come la conoscenza della gestione dei materiali ecocompatibili e competenze in tecniche di costruzione efficienti dal punto di vista energetico. Ci sarà sempre più bisogno di profili in grado di capire e implementare gli standard di edilizia sostenibile.
Frammentazione del settore – Una moltitudine di stakeholder lungo tutta la catena del valore può limitare l’adozione di soluzioni sostenibili pratiche e ostacolare gli sforzi per la decarbonizzazione. In questo modo la transizione potrebbe incontrare spese elevate e potenziali ritardi nei tempi di consegna, se i principali fornitori di materiali a ponessero resistenze a causa di preoccupazioni legate ai costi eccessivi o alla mancanza di familiarità con alternative sostenibili. Il settore dovrebbe migliorare la collaborazione attraverso tutti i cicli di vita del progetto, espandendo i modelli contrattuali per includere tutti i partecipanti, in tutte le fasi, alla catena del valore.
Raccolta dati e benchmarking – La raccolta accurata dei dati e la rendicontazione dell’impronta di Co2 sono fondamentali per gestire e misurare i progressi nella decarbonizzazione. La mancanza di coerenza tra i dati, le metodologie e gli strumenti, così come la mancanza di un quadro regolatorio unico, dà luogo a diverse interpretazioni, limitando la capacità dei vari attori di mercato di ottenere risultati coerenti.
"Oggi il settore sta vivendo una trasformazione significativa grazie all'adozione di tecnologie green innovative. Ne sono un esempio i cementi prodotti con materie prime alternative e le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS), che mirano a ridurre le emissioni di CO2 legate alla produzione di cemento, attualmente responsabili di circa l'8% delle emissioni globali,” dichiara Golino. “L'intelligenza artificiale generativa, inoltre, sta dando un ulteriore impulso alla decarbonizzazione, potendo che ottimizzare la progettazione e ridurre le emissioni di carbonio attraverso simulazioni e previsioni degli impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dei progetti. Tuttavia, investire in tecnologie innovative non basta. È essenziale cambiare la mentalità di coloro che interagiranno con il futuro mondo digitalizzato, garantendo che le nuove tecnologie siano integrate in modo strategico per sfruttarne appieno il potenziale. Grazie all’innovazione, accompagnata da adeguati supporti normativi e incentivi finanziari, il settore potrà contribuire in modo efficace agli obiettivi di sostenibilità globali,” conclude Golino.