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Economia
Mps, conto salato della Vigilanza. Più sacrifici chiesti ai dipendenti

di Luca Spoldi
Andrea Deugeni

Il titolo Mps resta malinconicamente sospeso a Piazza Affari e la prossima settimana uscirà dall’indice Ftse, ma finalmente potrebbe essersi sbloccata l’empasse che ha finora tenuto in sospeso la complessa trattativa tra vertici dell’istituto, governo italiano, Commissione Ue e Bce. Secondo indiscrezioni rilanciate dal Corriere della Sera, infatti, il via libera delle autorità europee potrebbe riguardare un intervento pubblico attorno ai 5-6 miliardi e non di 6,6 miliardi come finora stimato in base alle richieste della Bce che prevedeva una ricapitalizzazione complessiva di 8,8 miliardi, di cui 2,2 miliardi rappresentati dal “burden sharing ossia dalla parte di perdite da addossare agli investitori privati prima di poter avere accesso ai fondi pubblici. Burden sharing che peserà su azionisti e parte degli obbligazionisti (gli investitori professionali) tramite una conversione delle emissioni obbligazionarie subordinate in azioni che di fatto decuplicherà il capitale azionario.

I piccoli risparmiatori che hanno comprato i titoli all’emissione saranno invece protetti dal burden sharing, grazie al ristoro delle perdite offerte dallo stato, ma Bruxelles pare chiedere garanzie circa il rigore dei criteri per l’accesso alla procedura di quei piccoli risparmiatori che i titoli li avessero comprati sul mercato secondario.

Mentre resta da vedere a quale valore torneranno a trattare i titoli azionari Mps e quindi se gli azionisti sopporteranno effettivamente un ulteriore perdita di valore o non piuttosto un recupero dello stesso, per quanto parziale, almeno rispetto alle ultime quotazioni del titolo, Bruxelles pare aver fatto un altro paio di richieste, a conferma che nonostante i desiderata della politica non esistono pasti gratis nel mondo reale. Primo, che gli esuberi siano portati dai 2.600 previsti a 5.000, raddoppiando così la cura dimagrante dell’istituto (che ha già lasciato a casa 5 mila dipendenti negli scorsi anni) per ridurre più rapidamente i costi e rendere più sostenibile il rilancio dell’istituto.

Secondo, il (ridotto) intervento dello Stato potrà coprire futuri ammanchi di capitale previsti in caso di crisi, ma non deve coprire perdite “già sostenute o prevedibili”. In soldoni, gli aiuti pubblici (il cui rischio graverà su tutti i contribuenti italiani) potranno rimediare alla fragilità di fondo, “sistemica”, del capitale eroso da decine di miliardi in crediti deteriorati (Npl), che andranno ceduti come noto sul mercato, ma solo dopo che le perdite “sostenute e prevedibili” saranno state stimate correttamente, ergo dopo che sugli Npl saranno stati effettuati ulteriori accantonamenti e svalutazioni per allinearne il valore a quello di mercato. Quanto valgono gli Npl di Mps? Certamente non il 30% del valore lordo di libro a cui si era cercato di farli acquistare, per la tranche mezzanina, dal fondo Atlante.

Probabilmente tra il 25% e il 15%, i due livelli essendo frutto anche dei tempi e delle procedure che saranno scelti per pulire il bilancio di Mps dalla sua pesante eredità. Se si andrà ad una maxi-cartolarizzazione nei prossimi mesi, magari in due o più tranche come fatto già da Unicredit, il valore si avvicinerà al 15%, se si potrà tenerne una parte “in casa” per cercare di gestirne il recupero, come sta facendo Intesa Sanpaolo, potrà risalire verso il 25%. Ma per optare per questa alternativa i tagli non potevano limitarsi si 2.600 esuberi già previsti: da qui, probabilmente, il pressing di Bruxelles perché si incida più profondamente.

Intanto, i dipendenti, secondo quanto rivelao alcune fonti vicine alla vicenda, sembrano aver già preso atto di richieste che non lasciano presagire niente di buono per il futuro della banca e così fanno armi e bagagli per accedere agli scivoli. Sono 1.300 bancari del Monte che hanno chiesto di aderire alla prima tranche di uscite volontarie prevista dall'attuale piano industriale di Mps.

La prima tranche interessa potenzialmente la platea di dipendenti che maturano i diritti pensionistici, e quindi per l'accesso al fondo esuberi, da quest'anno all'aprile del 2022. L'accordo, sottoscritto tra azienda e sindacati, prevede per la prima tranche il finanziamento di 600 esuberi.

Considerando che le adesioni sono state ben superiori alla copertura prevista, probabilmente verranno coperti coloro che maturano i requisiti fino a novembre 2020. Per soddisfare le altre richieste occorrerà ovviamente un altro accordo ed anche le risorse disponibili per finanziarlo.

 

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