Economia

Così Siena è tornata il crocevia della finanza italiana

L'assemblea del 17 aprile darà il via alle grandi manovre del risiko bancario. Un interventismo mai visto prima nel paludato mondo del credito. Ecco che cosa succede ora

di Marco Scotti

Mps, grande attesa per l'assemblea del 17 aprile. Siena è tornata il crocevia della finanza italiana

Si definisce la banca più antica del mondo, e qualcuno potrebbe avere da obiettare. Quello che è certo, però, è che oggi Mps è il cuore pulsante del mondo creditizio nostrano, uno scenario impensabile anche solo 30 mesi fa, quando il ceo Luigi Lovaglio, per convincere fondi e istituzioni a sottoscrivere un aumento di capitale da 2,5 miliardi, si prodigò in un roadshow che lo vide impegnato in prima persona nella sottoscrizione dell'operazione.

In prima persona nel senso che fu lui stesso a tirar fuori di tasca propria soldi (per la precisione 202mila euro per acquistare 100.980 azioni) per contribuire al successo dell'aumento di capitale. Storie di un passato remoto perché oggi Siena è pronta ad andare alla conquista di Mediobanca, di quel tempio della finanza che da decenni è - a sua volta - nel mezzo di ogni operazione finanziaria.

E dunque, citando Jovanotti, Mps è il centro nevralgico del nuovo mondo, dove per nuovo mondo si intende uno scenario completamente trasformato dalla necessità di Andrea Orcel di far crescere Unicredit dal punto di vista dimensionale, dopo aver inondato di dividendi i soci per tre anni; dove BancoBpm lancia un'opa su Anima mentre cerca di resistere all'attacco di Orcel; dove, soprattutto, Mps vuole conquistare Piazzetta Cuccia.

Prossimo appuntamento il 17 aprile, con l'assemblea ordinaria (per approvare il bilancio) che è stata "accorpata" a quella straordinaria in cui si deciderà l'aumento di capitale - o gli aumenti, visto che la convocazione dell'assemblea parla proprio della possibilità di stanziare più operazioni di questo tipo - con un'emissione massima di 2,2 miliardi di nuovi titoli.

Chi parteciperà? Possibile che il Mef approfitti del momento particolarmente propizio per cedere la sua quota dell'11% ancora in pancia a Via XX Settembre. Certo, secondo quanto risulta ad Affaritaliani, è che aderirà Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore romano già oggi detiene l'8% del capitale di Siena ed è quindi probabile che potrebbe salire ulteriormente. Rimane da chiarire che cosa vorrà fare il suo alleato storico, Francesco Milleri. Il gran capo di Delfin, infatti, detiene una partecipazione vicina al 10% del Monte, ma potrebbe anche lui decidere di salire.

Sempre Caltagirone, assai vicino a questo governo, ha riportato Roma sulle mappe della finanza dopo un decennio e più di milanocentrismo. L'ingegnere, infatti, sta studiando le prossime mosse sia per quanto concerne Generali, sia per quanto riguarda Mediobanca. E proprio in Generali si sono fatti i nomi, come capofila della lista "corta" dell'ingegnere, di Flavio Cattaneo e Marina Brogi.

L'amministratore delegato di Enel è già amministratore del Leone e verrebbe quindi confermato nel suo ruolo, mentre per l'indicazione dell'eventuale Ceo si continua a fare il nome di Matteo Del Fante, attuale ad di Poste, in scadenza il prossimo anno. Anche perché la sensazione è che mentre Mps potrebbe alla fine riuscire a vincere la battaglia con Mediobanca, difficilmente si assisterà a uno stravolgimento dei rapporti di forza in Generali, con Philippe Donnet e Andrea Sironi che dovrebbero rimanere al loro posto, rispettivamente come amministratore delegato e presidente.

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