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Stati Generali della Natalità, anche il trend demografico è affare d’impresa
All’Auditorium della Conciliazione il primo meeting dedicato al pericoloso calo delle nascite in Italia. La parola anche ai portavoce di banche e imprese
Italia Paese delle culle vuote. A Roma il primo meeting sugli Stati Generali della Natalità
Per l’Italia è l’inverno demografico, una lunga stagione con più morti che nascite iniziata nel 2015. Nel primo anno della pandemia sono stati 404 mila i nuovi iscritti all’anagrafe del Paese (-3,8% rispetto al 2019), contro i 764 mila morti censiti dall’Istat. Questo dato pauroso, mai registrato dal secondo dopoguerra in poi, è stato oggi protagonista degli Stati Generali della Natalità a Roma, primo evento del suo genere per mettere in luce il problema e trasformarlo in priorità. Con una piattaforma streaming come cassa di risonanza, la giornata di riflessione all’Auditorium della Conciliazione è stata aperta dalle parole di Papa Francesco e del Presidente del Consiglio Mario Draghi. A seguire sono stati riuniti per la prima volta intorno a tre grandi tavoli istituzioni, banche, imprese e media per affrontare le criticità che scoraggiano oggi la scelta di diventare genitori, con l’obiettivo di generare consapevolezza e l’ambizione di proporre una narrazione più positiva della natalità.
Il record negativo registrato negli ultimi sei anni stride con l’annosa questione del sovrappopolamento del pianeta, che tocca più i paesi orientali di quelli in Occidente. In Europa, infatti, la popolazione risulta essere sempre più vecchia, con un calo vertiginoso e preoccupante di giovani. Al netto dell’alto tasso di disoccupazione che interessa il Paese, basti pensare che per ogni 1000 lavoratori corrispondono oggi circa 600 pensionati. A confermare il 2020 come anno impietoso per numeri e statistiche, la popolazione residente in Italia è calata di 384 mila unità, come se nel giro di dodici mesi fosse venuta a mancare una città grande quanto Firenze. Andamento che, se non si registrerà un’inversione del trend demografico entro il prossimo decennio, ci porterà ad avere nel 2050 un terzo della popolazione italiana costituito da soli over 65.
Natalità, un buon investimento? La parola a banche e imprese
“Un figlio non è un bene privato, ma un bene comune che genera futuro e speranza” è il claim della giornata, nonché motto di un sistema che vede nel capitale umano la vera ricchezza su cui investire. Ma quanto si è davvero investito nel capitale umano, sia esso sociale o lavorativo, e quanto di meglio si può ancora fare? Se il crollo delle nascite è specchio di un sistema cigolante che penalizza giovani, genitori e madri, a chi chiedere risposte su come e quanto migliorare, e riuscire davvero a generare “futuro e speranza”?
A fornire risposte e proposte articolate sono stati i protagonisti del mondo bancario e imprenditoriale italiano, portavoce di realtà con il potere di essere d’esempio e fare da traino in Italia. Dopo gli interventi istituzionali di Virginia Raggi (Sindaca di Roma), Nicola Zingaretti (Presidente Regione Lazio), Patrizio Bianchi (Ministro dell’Istruzione) ed Elena Bonetti (Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia), si è infatti assistito a un lungo dialogo in cui sono intervenuti Matteo Del Fante (A.D. Poste Italiane), Elisabetta Ripa (A.D. OpenFiber), Marcello Foa (Presidente Rai) e Carlo Tamburi (Direttore Enel Italia), seguiti da Marco Sesana (Country Manager e Ceo di Generali Italia e GBL), Sara Doris (Presidente Esecutivo della Fondazione Mediolanum Onlus), Sergio Gatti (Direttore Generale Federcasse) e Chiara Bidoli (Direttrice Area Infanzia RCS Media Group).
Nessuno, sì è ripetuto, è estraneo al tema: i bambini di oggi sono i contribuenti e la forza lavoro di domani, generano ricchezza e fanno girare l’economia. Questo lo hanno capito anche le grandi aziende presenti oggi, in prima linea per proporre politiche serie di assunzione, agevolazione e sostegno per i dipendenti che sono già genitori o che intendono diventarlo.
"La diagnosi della situazione credo sia oggi chiarissima in termini di consapevolezza - ha affermato Matteo Del Fante, A.D. Poste Italiane -. Dove siamo e perché siamo lì? Io credo che sia una combinazione di difficoltà economiche forse, problemi che la nostra economia da troppo tempo sta affrontando. Basta guardare il nostro tasso di crescita in confronto a quello degli altri Paesi europei. Forse anche un po' di stanchezza culturale o psicologica per 'fare figli'. Che percezione ha la società di una famiglia che fa tre, cinque figli? Non c'è la sensazione giusta. Questa secondo me è la diagnosi. Questo trend non è sostenibile. In 10 anni possiamo rigirare il trend se facciamo i passi giusti. Noi di Poste cerchiamo di aiutare le donne e di metterle in condizione di continuare a lavorare e gli studi ci dimostrano non solo che non c'è antitesi tra partecipazione al mondo del lavoro e fertilità, anzi che c'è correlazione: più le donne lavorano e più fanno figli. Per noi datori di lavoro è un impegno assoluto la conciliazione. Con una serie di iniziative noi vogliamo permettere alla popolazione femminile (che a Poste rappresenta più del 50% della forza lavoro, e siamo ancora più orgogliosi di dire che il 44% di dirigenti è donna) questa conciliazione. Quindi sì a più donne nel mondo del lavoro, ma ancora meglio più donne con responsabilità apicali".
Elisabetta Ripa, A.D. di Open Fiber, ha dichiarato: “La mia esperienza è stata sicuramente quella di una persona privilegiata che ha avuto la possibilità di avere più opinioni, perché è vero che fare figli non è un dovere né un lusso, ma deve essere un’opzione che una donna deve poter voler portare avanti. Per me è stato più facile, perché ho potuto usufruire di un sistema a supporto della mia decisione, che è stata una decisione familiare e tutta la famiglia mi ha aiutato in questo progetto. Il tema pratico non è il solo che noi donne dobbiamo affrontare quando decidiamo di portare avanti sia l'impegno professionale che quello personale: c’è un tema culturale che dobbiamo affrontare e che possiamo risolvere soltanto attraverso una profonda riflessione interna su quelle che sono le priorità e soprattutto quelli che sono i limiti che noi stesse vogliamo metterci o non metterci. Credo che sia necessario dare l’esempio, che ci siano sempre più donne che abbiano la possibilità di far vedere alle nuove generazioni che la conciliazione tra vita lavorativa e personale è fattibile, che è qualcosa che ci possiamo dare come obiettivo e che non pregiudica nè l’uno nè l’altro. Ci sono diversi ambiti ai quali si può attingere, quello dell'innovazione ad esempio ci può aiutare ad avere una vita più organizzata e più sostenibile al livello di gestione dei tempi. Io nella mia azienda ho sempre cercato di dare non solo l’esempio, ma di costruire degli strumenti che consentissero di avere la libertà di scelta, che è quello che conta".
Carlo Tamburi, Direttore Enel Italia, ai microfoni di affaritaliani.it
“La cosa più importante è fornire dei servizi affinché le donne possano lavorare serenamente: asili nido, doposcuola, centri estivi, lezioni private - ha spiegato Tamburi -. Dobbiamo consentire alle famiglie di poter lavorare senza avere l’angoscia che un figlio possa essere un impedimento alle carriere. Questa è la cosa più importante da fare. Dimostrarlo sarà un percorso lungo perché le ragazze devono imparare a formarsi e a scegliere delle facoltà scientifiche, perché noi vogliamo avere parità di diritti in termini quantitativi ma anche qualitativi. Bisogna ancora sviluppare l’opportunità per le donne di raggiungere ruoli apicali nell’azienda. L’equilibrio complessivo della vita privata e lavorativa è un fattore di maggiore tranquillità. Ho avuto dei capi che mi hanno insegnato che per lavorare bene bisogna stare bene a casa, e per stare bene a casa l’azienda può fare qualcosa che va al di là dei confini dell’azienda stessa, per cui tutte quelle che possono sembrare delle spese in realtà sono degli investimenti per avere colleghi più sereni, motivati e concentrati. Abbiamo condotto recentemente uno studio sulla sicurezza sul lavoro: l'incidentalità di alcune persone dipende dalla loro serenità e dal loro equilibrio fuori dal lavoro, e su questo bisogna lavorare di più. Abbiamo una politica di welfare aziendale molto sviluppata: facciamo una serie di integrazioni a quelle che sono le prerogative del contratto nazionale, per esempio concediamo il congedo parentale anche ai padri, diamo un’integrazione sullo stipendio della maternità anche nel periodo del cosiddetto part time del rientro dalla maternità. Il problema è principalmente di fiducia e di prospettiva a lungo termine. L’Enel con gli investimenti che fa e continuerà a fare è sicuramente un’azienda straordinaria da questo punto di vista; quello che dobbiamo fare è cercare di diventare un esempio per le aziende più piccole e far sì che tutto il movimento industriale e produttivo del Paese segua questi stessi modelli”.
Marco Sesana, Country Manager e Ceo di Generali Italia e GBL, ai microfoni di affaritaliani.it
"Le imprese sono una parte fondamentale nel sostegno alle famiglie - ha dichiarato Sesana -. Credo che già con l'introduzione del welfare abbiamo fatto grandissimi passi avanti nel sostegno alle famiglie e possiamo fare molto di più. Le aziende stanno andando verso un concetto di sostenibilità e dobbiamo considerare anche questo un concetto di sostenibilità, sostenendo così una conciliazione famiglia-lavoro che sia sostenibile, favorendo una rete sociale intorno alle famiglie che possa dare una mano nelle esigenze pratiche e poi cercando sempre, al meglio, di favorire tutte quelle politiche che favoriscono paternità e maternità all'interno delle aziende. Per un dipendente essere un genitore è un valore aggiunto, credo che chiunque di noi abbia lavorato con persone che si sono ritrovate a gestire questa situazione e le abbiamo trovate migliorate. Quindi un valore aggiunto, una ricchezza e una capacità di guardare a 360° i problemi". Noi stiamo sostenendo le nostre famiglie, Generali ha da sempre, ma in particolare negli ultimi anni, asili all'interno di tutte le nostre sedi. Abbiamo politiche che favoriscono maternità e paternità per neo-mamme e neo-papà. Cerchiamo di favorire un welfare che costituisca una rete sociale intorno alla famiglia".
Sara Doris, Presidente esecutivo Fondazione Mediolanum Onlus, ai microfoni di affaritaliani.it
“La giornata di oggi è per me un punto di grande riflessione - ha detto Doris -. Essere qui, addirittura con il Santo Padre, con il Presidente Draghi e con tutte le altre istituzioni, è veramente un onore incredibile e ci dà l'opportunità di riflettere, ognuno nel nostro ruolo, su che cosa possiamo fare per aiutare le giovani famiglie. Ho visto per esperienza personale che diventare madre mi ha fatto acquisire delle nuove qualità, per esempio non ero per niente una persona paziente ed avere cinque figli ha sviluppato la mia pazienza. Credo che un individuo che ha una famiglia deve sviluppare molte qualità che prima non aveva: la pazienza, il capire l’altro, avere la sensibilità di cogliere di cosa c’è bisogno, e queste nuove abilità vengono poi portate anche nel team dove si lavora, che è fatto di relazioni, e si riesce quindi a collaborare in maniera più costruttiva. Io ho acquisito una maggiore sensibilità, quindi credo che avere una famiglia sia assolutamente un valore aggiunto. Ci vuole la collaborazione di tutti, istituzioni e privati. Le istituzioni devono cercare di mettere in condizione le imprese di poter agire, regolamentando e dando un certo tipo di servizi, le imprese e le banche devono invece chiedersi che cosa possono mettere in atto insieme al pubblico e pensare a tutta una serie di prodotti agevolati, fiscalità, polizze, affinché le giovani famiglie siano incoraggiate. Credo che mettendosi a pensare si trovino soluzioni che poi possono contagiare gli altri, l'importante è iniziare!".