Economia
Paolo Maddalena a Draghi: "Serve una moneta di Stato parallela all'euro"
La proposta del vice presidente emerito della Corte Costituzionale: "Moneta di Stato parallela all'euro per uscire dalla gogna del debito"
“Mi limito a ricordare a Mario Draghi che il primo problema da affrontare è quello della creazione del denaro dal nulla, poiché chi crea denaro dal nulla è padrone del mondo. E la moneta non nasce in natura, ma è creata dalla mano dell’uomo, e, in pratica, o dallo Stato o dalle banche”.
Parla chiaro, Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale, quando dice che nessuno vieta allo Stato di stampare moneta e che non esistono trattati che abbiano levato all’Italia la sovranità monetaria.
Riportiamo qui di seguito la sua proposta di una moneta di Stato, secondo l’insigne giurista la prima delle azioni che dovrebbero essere compiute per salvare il paese. Questo, al fine di evitare di trasferire sulle generazioni future il peso enorme di un inestinguibile debito pubblico: Maddalena propone di far ricorso alla creazione di una moneta parallela all’euro, con corso legale limitato all’ambito nazionale, per un valore in lire corrispondente al prestito ottenuto dall’UE, mantenendo questo prestito come garanzia, e restituendolo all’Europa dopo l’attuazione del Recovery plan.
“L’antico pensiero economico e produttivo di stampo keynesiano prevedeva una distribuzione della ricchezza anche alla base della piramide sociale. E il maestro di Mario Draghi, Federico Caffè, si ispirava agli insegnamenti di Keynes. Purtroppo il sistema di stampo keynesiano è stato trasformato in un sistema economico patologico e predatorio di stampo neoliberista. E il sistema neoliberista vuole tutta la ricchezza concentrata nelle mani di pochi: autostrade, frequenze televisive, acqua, rotte aeree. Il primo vero problema da affrontare, per uscire dalle crisi ambientale, sanitaria e economica nelle quali siamo caduti, è quello che riguarda il tema importantissimo, ma stranamente trascurato, della “creazione del danaro dal nulla”.
Dal denaro creato da banche private al denaro di Stato
Al riguardo è da tener presente, innanzitutto, che la moneta non nasce in natura, ma è creata dalla mano dell’uomo, e, in pratica, o dallo Stato, o dalle banche, che al momento sono tutte private. E privata è anche la Bce che è oggetto di proprietà delle banche centrali private dei singoli Stati europei.
Insomma utilizziamo una moneta a debito (si pensi all’accensione di un mutuo da parte di un singolo privato, ovvero all’emissione di titoli del debito pubblico in gran parte acquistati dalle banche, e in particolare dalla BCE), anziché una moneta a credito, emessa direttamente dallo Stato (e non chiesta in prestito), che, per giunta, ha anche la capacità, come suol dirsi, di “monetizzare il debito”, cioè di pagare i debiti con l’emissione di nuova moneta e non con la creazione periodica di nuovi debiti, come oggi avviene. (fu Andreatta, nell’81, a interrompere il meccanismo con cui la Banca d’Italia comprava i titoli del Tesoro, quindi i debiti dello Stato, rimasti invenduti, secondo un processo che consentiva di monetizzare il debito. Da quel momento, il debito pubblico è cresciuto incessantemente, ndr)
Al momento attuale, per superare la crisi economica italiana, è divenuto necessario che lo Stato comunità emetta “biglietti di Stato” e cioè una moneta che non è presa a prestito dalle banche, ma è creata direttamente dal nulla da parte dello Stato medesimo.
Una soluzione che non trova impedimenti né nel trattato di Maastricht né nello statuto della Bce
Ciò è possibile perché la disciplina europea dell’euro ha riguardato soltanto la moneta creata dalle banche private e, né il trattato di Maastricht, né lo Statuto della Bce, dicono nulla sulla possibilità degli Stati membri di creare anche essi una moneta a credito senza quindi alimentare il debito pubblico.
L’ordinamento europeo concerne soltanto la disciplina privatistica dell’euro, cioè di una speciale forma di moneta, qual è la “banconota” (cioè la moneta emessa dalle banche private), che viene abilitata a circolare all’interno dell’Unione con valore legale. Ma ciò non investe il potere dei singoli Stati membri di creare anche essi moneta dal nulla: i cosiddetti “biglietti di Stato”.
Ne consegue, come si accennava, che l’emissione di una moneta parallela, limitando il suo corso legale all’ambito nazionale, è perfettamente legittima.
Lo confermano gli articoli 11 e 117 della Costituzione. Infatti l’articolo 117 Cost., se al primo comma parla del rispetto degli obblighi comunitari, al secondo comma afferma la potestà legislativa esclusiva dello Stato in tema di moneta e di finanza, e l’articolo 11 prevede che l’Italia consente a limitazioni (e non cessioni) di sovranità, “in condizioni di parità con gli altri Stati, per la creazione di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, e non la prevalenza delle banche che creano denaro dal nulla sugli Stati, I quali non sarebbero più costretti a utilizzare solo tale moneta, come una menzognera propaganda neoliberista ha volute far credere.
Dunque, al punto in cui siamo arrivati, emettere una moneta parallela, evitando di ricorrere a prestiti, che sono nodi scorsoi per le generazioni future, è diventato una necessità inderogabile per l’Italia.
Peraltro tale necessità è stata avallata anche da economisti di fama mondiale come Galbraith e il premio nobel Stiglitz.