Economia

Patto di stabilità, “L’Italia resista: non deve accettare, ma trattare ancora”

di Redazione Economia

Nella contesa tra i Ventisette per trovare un accordo sulla riforma del Patto di stabilità, l'Italia non deve cedere secondo il presidente di Confimprenditori

Patto di stabilità, Confimprenditori: "L'Italia non deve dire sì a scatola chiusa"

Si avvicina il termine ultimo dato agli Stati europei per raggiungere un accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Infatti, "la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, che prevede in caso di una grave recessione economica una deviazione temporanea dai requisiti di bilancio normalmente applicabili, sarà disattivata alla fine del 2023", ha confermato all'AGI una portavoce della Commissione europea. È escluso quindi ogni slittamento o proroga delle misure straordinarie che negli ultimi tre anni hanno permesso agli Stati di ricorrere al deficit - per rispondere al Covid, prima, e alla crisi ucraina, poi - senza il timore di finire in procedura d'infrazione.

Leggi anche: Gentiloni trascina l'Italia in "serie C". Patto di stabilità, ecco la batosta

Nonostante le condizioni stringenti però, l’accordo dei Ventisette tarda a concretizzarsi. Neanche il compromesso proposto dall’esecutivo europeo ha permesso di “trovare una quadra” accettabile, con la Germania che impone i parametri oggettivi comuni e la Francia e l’Italia che fanno fronte contrario.  

Leggi anche: Patto Stabilità, Draghi corre in soccorso della Meloni: "Sì a nuove regole"

La conferma della posizione italiana sul tema è ben delineata da Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori: “Inutile girarci intorno: la reintroduzione del Patto di stabilità, per quanto “riformato”, non sarà una buona notizia. Di fatto, in una fase che è già di rallentamento economico, si aggiungerà un ulteriore elemento di austerità e rigidità. La stessa proposta di riforma elaborata dalla Commissione non è soddisfacente: è oggettivo il fatto che lo schema sarà piuttosto penalizzante per i paesi a debito alto come l’Italia. Per questo, riteniamo che si debba trattare ancora. Non è interesse dell’Italia dire sì a scatola chiusa”.