Economia

Pensioni, nella riforma spunta l'ipotesi anticipo uscita per tutti

Il pregio di Opzione Tutti sarebbe triplice: concedere libertà di scelta, pesare sui conti solo come anticipo di cassa e appaiare vecchie e nuove generazioni

L'Inps calcola in 297.320 la platea di lavoratrici e lavoratori ancora tutti nel retributivo al 31 dicembre 2020: hanno tra 57 e 67 anni e almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, prima della riforma Dini. Si tratta dell'1,3% appena del totale dei lavoratori. I sindacati ufficialmente non amano il tema del ricalcolo e propongono, nella loro piattaforma, l'uscita a 62 anni o 41 di contributi a prescindere dall’età. 

Ma anche loro, visto il quadro che si va delineando, alla fine non disdegnerebbero una mediazione sintetizzata nella "proposta Nannicini" di qualche tempo fa: uscita a 64 anni di età con 20 di contributi e ricalcolo contributivo dell'assegno. 

Il pregio di Opzione Tutti sarebbe triplice: concedere libertà di scelta, esco quando voglio, ma prendo quanto versato, pesare sui conti solo come anticipo di cassa e non come spesa viva, appaiare vecchie e nuove generazioni. I post-1996, la generazione "Quota Zero", perché priva delle scappatoie a forma di Quota, sanno già che potranno lasciare tre anni prima (oggi a 64 anni con 20 di contributi) con l'assegno tutto contributivo. 

Ma con un vincolo che nessuno fin qui ha mai sperimentato: avere una pensione pari almeno a 2,8 volte l'assegno sociale (cioè 1.381 euro). Altrimenti devono aspettare i 67 anni e però avere una pensione pari almeno a 1,5 volte l'assegno sociale (690 euro). Altrimenti uscire sopra i 70 anni, forse anche a 75 per la speranza di vita. Coefficienti su cui riflettere.