Economia
Pensioni, taglio del cuneo e contributivo: le novità della Manovra
A partire dal 2024, la transizione da Quota 103 a Quota 104 sarà accompagnata da penalizzazioni sull'importo dell'assegno
Ecco le novità della Manovra
La bozza di disegno di legge di Bilancio, approvata dal governo la scorsa settimana ma ancora da consegnare al Parlamento, presenta alcune sorprese rilevanti che influenzeranno i futuri benefici dei lavoratori in termini di pensione. Queste novità includono l'evoluzione di Quota 103 a Quota 104, una rimodulazione del taglio del cuneo, e modifiche al sistema contributivo.
A partire dal 2024, la transizione da Quota 103 a Quota 104 sarà accompagnata da penalizzazioni sull'importo dell'assegno per coloro che scelgono di andare in pensione in anticipo (a condizione di avere almeno 63 anni e 41 anni di contributi). Le quote calcolate con il sistema retributivo (applicato ai contributi versati prima del 1996) saranno ridotte. Maggiore sarà la penalizzazione per chi si ritira prima dei 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia.
Nel 2024, il taglio del cuneo sarà applicato a partire da retribuzioni lordi fino a 15.000 euro, anziché fino a 25.000 euro come nel 2023. Il taglio si ridurrà gradualmente: 6 punti per retribuzioni tra 15.000 e 28.000 euro, 5 punti tra 28.000 e 30.000 euro, 4 punti tra 30.000 e 32.000 euro, e 3 punti per redditi tra 32.000 e 35.000 euro. Nel 2023, le fasce erano solo due: 7 punti di taglio fino a 25.000 euro e 6 punti tra 25.000 e 35.000 euro. In sintesi, il vantaggio rimarrà invariato solo per chi guadagna meno di 15.000 euro lordi (7 punti di taglio) e per chi ha redditi tra 25.000 e 28.000 euro (6 punti).
La bozza apporta modifiche alle regole del sistema contributivo, applicato ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi. Una delle modifiche riguarda la soglia minima dell'assegno di pensione di vecchiaia. Attualmente, la legge Fornero richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi, con un assegno pari a 1,5 volte l'assegno sociale (circa 755 euro al mese nel 2023). La bozza propone che, a partire dal prossimo anno, coloro che sono nel sistema contributivo potranno andare in pensione a 67 anni se hanno accumulato un assegno equivalente all'assegno sociale, cioè 503,27 euro nel 2023.
Inoltre, si prevede un aumento della soglia per l'accesso alla pensione anticipata con il contributivo a 64 anni. La soglia viene incrementata da 2,8 a 3,3 volte l'assegno sociale, corrispondente a 1.661 euro al mese. Questo cambiamento, se approvato, ridurrebbe la possibilità di pensionamento anticipato per i lavoratori con redditi bassi o carriere precarie, costringendoli ad aspettare i 67 anni, in contrasto con le richieste dei sindacati e degli esperti.