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Economia
Pensioni: Treu, Ichino e Cazzola contro stop all'aumento età. PENSIONI NEWS

Pensioni, Treu, Ichino e Cazzola contro stop all'aumento età. PENSIONI NEWS

Pensioni, mentre continua il pressing dei sindacati sull'intervento sull'età pensionabile, gli esperti in materia previdenziale scendono in campo. No allo stop dell'aumento automatico dell'eta' pensionabile dal 2019 per effetto dell'adeguamento all'aspettativa di vita. Gli esperti interpellati dall'Agi infatti concordano: il sistema non si tocca e il governo deve tenere duro di fronte al pressing dei sindacati. "Non si puo' alterare questo meccanismo - spiega il neo presidente del Cnel, Tiziano Treu - non sono favorevole. L'adeguamento dell'eta' pensionabile all'aspettativa di vita deve rimanere perche', a parte i costi, e' un sistema che vale in tutta Europa ormai e che non puo' essere modificato poiche' c'e' un contingente rallentamento dell'andamento della longevita'. Sono meccanismi delicati, non si possono toccare impunemente, al di la' dei costi. Capisco che ci siano delle spinte ma e' una visione miope contingente". 

 

Polemica pensioni: Treu, Ichino e Cazzola contro stop all'aumento età. PENSIONI NEWS

 

"Sono contrario alla questione di bloccare l'adeguamento dell'eta' pensionabile all'aspettativa di vita e mi auguro che il governo tenga duro", rincara la dose Giuliano Cazzola.  Anche il giuslavorista Pietro Ichino si dice contrario: "La riforma delle Pensioni del 2011, che ha completato quella del 1995 estendendola anche alle mia generazione e istituendo l'aumento automatico dell'eta' pensionabile in relazione all'aspettativa media di vita, e' una delle cose piu' importanti che l'Italia possa vantare nell'ultimo quarto di secolo. Soprattutto sul piano dell'equita' intergenerazionale: sono i giovani di oggi a portare sulle spalle l'enorme debito pensionistico accumulato dalla mia generazione". 

 

Pensioni, Treu, Ichino e Cazzola contro stop all'aumento età. PENSIONI NEWS

 

Per il senatore, "la 'spesa sociale' dello Stato non deve piu' servire per ripianare un deficit del sistema pensionistico, che non ha di per se' alcuna giustificazione sociale; deve invece indirizzarsi alle vere situazioni di indigenza e di bisogno". Suscitano, invece, prudente interesse, negli esperti, le ipotesi allo studio del governo per garantire una sorta di paracadute ai giovani con carriere discontinue che rientrano nel sistema contributivo, che consenta di avere una pensione minima di almeno 600 euro e la possibilita' di uscire prima dei 70 anni di eta' e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale invece delle 1,5 volte attualmente previste. "E' un'opzione praticabile abbassare da 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale a 1,2 il coefficiente mentre sarebbe molto rischiosa la riduzione del parametro del 2,8" previsto per gli attuali pensionandi, spiega Cazzola. "La prima operazione - aggiunge - salvaguarda l'eta' pensionabile prevista per la vecchiaia che va avanti secondo i requisiti. Una riduzione drastica avrebbe costi enormi e un ritocco non so a cosa possa portare. Considero quindi questa seconda ipotesi molto rischiosa e sostanzialmente finirebbe per riaprire anche nel contributivo un pensionamento di anzianita'".

Per Cazzola, il parametro di 2,8 va "salvaguardato. Per chi si trova in una situazione di necessita', anche nel contributivo, se sara' confermata l'Ape social potra' andare in pensione a 63 anni e rotti se ha i requisiti dei 20 anni di contributi pero' mettendo insieme anche un'esigenza che puo' essere il lavoro disagiato, la disoccupazione. Se invece si dovesse ritoccare il coefficiente del 2,8 si andrebbe a modificare l'Ape volontaria, si andrebbe in pensione invece di prendere un prestito". Dal suo canto Ichino esprime "qualche perplessita'" rispetto alla proposta di ridurre il coefficiente da 1,5 volte a 1,2 l'assegno sociale perche', oserva, "questo costituirebbe una deroga al principio fondamentale della corrispondenza tra contributi versati e pensione erogata. Mi parrebbe piu' opportuno - afferma - se il problema e' quello di coprire i buchi contributivi dovuti alle carriere lavorative molto frazionate, intervenire sul versante della protezione assicurativa per il caso di disoccupazione". Le ipotesi allo studio del governo trovano il consenso di Treu. 

"Mi sembrano proposte importanti perche' - sottolinea - e' vero che riguardano il futuro delle Pensioni pero' sono dirette a correggere delle situazioni passate che creerebbero pregiudizio per il futuro dei giovani. Molti con il mercato lavoro attuale rischiano di non avere Pensioni adeguate ed e' una variante di proposte che avevamo fatto anche noi in passato". In particolare, secondo l'ex ministro del Lavoro, anche la richiesta avanzata dai sindacati di riduzione del parametro pari al 2,8 l'assegno sociale e' "giusto che si sia posta. Credo che il governo debba approfondirla - prosegue - mi pare una forma intelligente, costa meno sicuramente di vecchie ipotesi che avevamo fatto noi ma risponde alla stessa esigenza di dare un po' piu' di garanzia sul futuro". 

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