Economia

Ponte sullo Stretto, Anac: "Fissare termine dell'opera"

di Redazione

L'Ad della società Stretto di Messina, Ciucci: "Nessun rischio opera incompiuta”

Ponte sullo Stretto, audizioni alla Camera

Giornata di audizioni sul Decreto Infrastrutture nella commissione Ambiente della Camera. Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri a fine giugno, autorizza il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ad approvare il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina “anche per fasi costruttive”.

Tra gli interventi più attesi quello del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, che riguardo al venire meno del parere previsto in passato da parte del Consiglio di Stato "si ritiene che questo parere sia utile al governo a fianco a quello del Cipes. Se possibile sarebbe utile, data l'importanza dell'opera, ripristinare e tenere conto del parere del Consiglio di Stato".

"Per il Ponte sullo Stretto avevamo suggerito al governo di acquisire il vecchio progetto e usarlo come base di gara per completarlo e migliorarlo. Non è stato deciso così, quindi a maggior ragione oggi serve approvare il progetto esecutivo in modo unitario, senza spezzettarlo in fasi esecutive e naturalmente senza avviare i lavori prima di avere un quadro complessivo dell'opera. Altrimenti la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare oltre il limite fissato dalla normativa europea", ha aggiunto il presidente di Anac.

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Inoltre secondo Busia "per un'opera di tale complessità tecnica e di così ingente valore economico, approvare un progetto esecutivo per fasi costruttive sarebbe estremamente rischioso, in quanto ogni porzione è necessariamente legata all'altra. L'approvazione deve avvenire in un'unica soluzione. Altrimenti risulterebbe difficile avere un quadro chiaro e complessivo dell'effettiva realizzabilità dell'opera e dei relativi costi. Questo è il punto più delicato dell'intero decreto. Non essendo chiaro il quadro complessivo, si accentua il rischio di varianti progettuali, con il duplice rischio di dover rivedere quanto si è appena approvato e di veder lievitare i costi, magari oltre la soglia fissata dalle disposizioni europee. Avendo deciso di non svolgere una gara, esistono al riguardo limiti più stringenti indicati dalla direttiva. Inoltre, un'eventuale approvazione del progetto esecutivo per fasi costruttive finirebbe anche per trasferire in capo alla parte pubblica, rischi che invece competono contrattualmente al privato".

Quanto ai tempi, "si è capito che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato come termine per l'approvazione del progetto esecutivo è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell'opera". Così il presidente dell'Anac, Giuseppe Busia, ascoltato in commissione Ambiente. In merito all'"approvazione del progetto esecutivo che si prevede per fasi costruttive differenti" Busia ha sottolineato che "proprio un'opera come il ponte sullo Stretto" deve avere "un progetto esecutivo unitariamente considerato, altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l'una con l'altra. Bisogna avere una visione unitaria".

Sui costi, invece, Busia sostiene che "ci sono alcune disposizioni che fanno riferimento alla verifica dei costi: è importante unitamente al progetto avere una trasparenza ampia sui costi, questo è essenziale per valutare i vincoli di bilancio e la compatibilità con l'articolo 72 (che impone di non superare il limite del 50% rispetto a spesa iniziale - ndr) opportunamente previsto dal decreto fin dall'inizio". "Se il ministro ha bisogno di più esperti è giusto che possa avvalersene ma la cosa importante è che l'asseverazione, che ha a che fare con oneri, costi e piano finanziario, sia affidata anche alla Corte dei conti oltre che al Cipe e alle commissioni parlamentari", ha aggiunto.

Ciucci: “Ponte Stretto, nessun rischio opera incompiuta”

"Non ci sono dubbi sulla certezza delle fasi costruttive del ponte sullo Stretto, né indeterminatezza sui costi. Non c'è un rischio di incompiuta, il progetto è assolutamente fattibile ed è stato aggiornato nelle modalità previste per legge". Così ha affermato l'amministratore delegato dello Stretto di Messina, Pietro Ciucci, commentando gli interventi nel corso delle odierne audizioni.

"In particolare - spiega Ciucci - con l'approvazione da parte del Cipess del progetto definitivo, sarà approvato anche il Piano economico finanziario che accerterà l'esistenza della copertura per l'intero fabbisogno dell'opera, proprio per evitare rischi di incompiuta, che nella maggior parte dei casi discendono da mancanza di fondi in itinere. La progettazione esecutiva, che potrà essere sviluppata per fasi costruttive in linea con le best practice internazionali, e al contrario dei timori espressi, ha l'obiettivo di ottimizzare la costruzione dell'opera, contenendo tempi e costi". "Il ponte - prosegue Ciucci - è un insieme di opere. La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione, le risposte alle osservazioni del Mase, che sono in corso, saranno completate prima dell'approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess e quindi in anticipo rispetto all'avvio della progettazione esecutiva. Inoltre, lo schema di decreto introduce nuovi passaggi procedurali volti ad assicurare il controllo da parte dello Stato, nel rispetto della massima trasparenza. Pertanto le norme introdotte dal decreto infrastrutture non comportano aumento dei costi rispetto a quanto fissato da normative già da tempo in vigore".

Sindaca di Villa San Giovanni: “Ponte a rischio eterna incompiuta”

Sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina c'è "l'assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva" e la "paura" dei territori è che i cantieri finiscano "per rimanere lì come ecomostri e incompiute": lo ha detto stamani la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, parlando in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell'ambito dell'esame del decreto legge Infrastrutture. Secondo la sindaca, nella parte del provvedimento in cui si aggiorna la procedura di approvazione definitiva dell'opera si fa "un'ingiustificata forzatura procedurale". "L'opera Ponte - ha aggiunto - non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti" e il "paradosso" è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del Ponte possano essere considerati "come una fase costruttiva". "Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro?", si è chiesta la sindaca, secondo cui "il danno sarebbe inimmaginabile" se il "progetto definitivo non sarà trasformato in progetto esecutivo, ma in tanti progetti esecutivi quanti sono i lotti". "Ci troviamo catapultati indietro di più di 10 anni o forse 20" ha concluso Caminiti, sollecitando alla commissione e all'intero parlamento "interlocuzioni dirette con le amministrazioni locali".

Geologi: "Aggiornamento su ponte Stretto lascia perplessi"

"L'aggiornamento delle modalità di approvazione del progetto esecutivo anche per fasi costruttive ci lascia perplessi": lo ha detto il presidente dell'Ordine dei geologi e componente della Rete professioni tecniche, Arcangelo Francesco Violo, in merito alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, intervenendo davanti alla commissione Ambiente della Camera. Violo ha sottolineato che "il decreto legge 35 del 2023 aveva previsto la necessità, per esempio dal punto di vista degli aspetti geologici, sismici e tettonici di quell'area, di aggiornare il progetto definitivo del 2011 alle nuove conoscenze sopravvenute".

Inoltre, ha ricordato, "ci sono anche le osservazioni del Mase". Per il presidente dell'Ordine dei geologi è dunque "un po' difficile che su questi aspetti si possa andare addirittura a spostare l'approvazione del progetto esecutivo, che proprio per questo decreto ha il compito di accogliere e portare avanti anche prove sperimentali, nelle fasi costruttive". "Riteniamo - ha concluso - che alcune questioni debbano essere ben chiare e approfondite e approvate già nella fase prima dell'avvio delle costruzioni, per non trovarci con delle sorprese che possono minare la realizzabilità dell'opera".

L'Associazione Invece del Ponte: "Scempio giuridico" 

"Le disposizioni contenute nell'Art. 2 del DL 89/24 sono l'ennesima ingiustificata forzatura procedurale che, con l'obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico, sociale, si pone in palese contrasto con le regole e le norme (sia nazionali che europee) cui obbligatoriamente e necessariamente soggiacciono tutti i lavori (pubblici, ma anche privati) nel nostro Paese". Cosi' Guido Signorino, in rappresentanza dell'Associazione Invece del Ponte, nel corso dell'audizione presso l'VIII Commissione della Camera.

"Tutto il procedimento finora posto in essere risponde - ha aggiunto - all'unico obiettivo di superare obblighi, vincoli, normative precedenti con lo scopo di ottenere senza adeguate e necessarie tutele l'approvazione dei progetti (definitivo ed esecutivo) per consentire di fatto l'avvio dei lavori anche prima che siano stati adeguatamente affrontati e risolti delicati aspetti tecnici e che si siano pertanto definiti in maniera sufficientemente stabile i perimetri finanziari, con relativa integrale copertura dell'opera. Le novita' sono utili per creare confusione, favorendo ulteriormente il contraente privato". Le stesse, infatti, "incrementano il rischio di un'approvazione frettolosa e impropria del progetto definitivo, dell'avvio intempestivo di lavori 'preliminari', per arrivare poi allo stop del progetto ma con la maturazione di penali a vantaggio del General Contractor anche nel caso in cui approfondimenti di studi, indagini e prove preliminari, impropriamente rinviate e condotte nella fase esecutiva, dovessero condurre all'abbandono del progetto per problemi di costruibilita' o di economia".

Oltre a cio', la norma risulterebbe anche "illogica nel contenuto, prevedendo l'introduzione dell'approvazione del progetto esecutivo 'per fasi costruttive'". Per un'opera come il Ponte sullo Stretto "e' impossibile procedere per approvazioni successive di parti distinte del Ponte. Requisizione di case e terreni, scavi, devastazione di un Luogo unico come l'area dello Stretto, non servirebbero a nulla se non si riuscisse a costruire l'intera opera. Non si puo' quindi stralciare una 'fase' e considerarla autonoma e 'autosufficiente', si tratterebbe di una mostruosita', non possiamo assistere a forzature e tentativi di varcare i limiti della normativa ordinaria o europea, non e' possibile restare a guardare questo ulteriore scempio giuridico".

Cgil: "Rischia di essere cattedrale nel deserto"

Sul ponte sullo Stretto di Messina "occorre accendere un faro, perché rischiamo di costruire una cattedrale nel deserto": lo ha detto Michele Azzola, coordinatore dell'area politiche industriali della Cgil nazionale, in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell'ambito dell'esame del decreto legge Infrastrutture. Secondo Azzola il provvedimento, in tema di ponte sullo Stretto, introduce "una procedura assai anomala, che scardina il meccanismo che prevedeva la presentazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio", introducendo progetti esecutivi "anche per fasi costruttive successive". "Questo - ha commentato - non ha senso per un'opera unica. Andando per avanzamenti successivi abbiamo un sistema dei costi che salta completamente. La strada che si è introdotta è dunque altamente pericolosa sia per il tema delle finanze che per la realizzazione complessiva dell'opera". Anche per Irene Pata della Uil il rischio è "che i prezzi possano lievitare nel tempo rispetto a quelli prefissati". E' quindi "indispensabile", ha detto intervenendo anche lei in audizione, "una supervisione costante per evitare esplosioni incontrollate del costo dell'opera".