Economia
PopEtruria, la colpa è della Consob. Ma anche BankItalia ha toppato. Ecco perché

Siete dunque tutelati se firmate un modulo, compilate un profilo di rischio, vi leggete le decine o centinaia di pagine dei prospetti informativi, ogni singola volta che volete investire. Se non lo fate, se vi fidate dell’amico bancario o promotore, è colpa vostra: c’è la vostra firma sotto al contratto e se non avete letto o capito le clausole scritte neppure troppo in piccolo, peggio per voi, avreste dovuto informarvi meglio.
Il che, dopo una sequenza infinita di crack e di casi di “risparmio tradito” dal Banco Ambrosiano ai Tango Bond, da Parmalat a Cirio e Giacomelli, da MyWay-4You a Lehman, non è comunque una cattiva idea, anche se non assolve chi come Banca d’Italia, Consob e Governo doveva tutelare, ciascuno per la propria parte, un diritto sancito dalla Costituzione all’art. 47 (“la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”) e non è riuscito a farlo. Stato dell'arte che non fa apparire così tanto peregrino il sogno accarezzato da Matteo Renzi di voler unificare gli enti che si occupano di vigilanza sui mercati, creando una super-authority dove confluiscano poteri e cometenze di Consob e di BankItalia. Progetto che tuttavia per il momento pare destinato a rimanere solo sulla carta, per le forti resistenze dei sindacati di Via Nazionale, contrarissimi a vedere allargate le proprie condizioni contrattuali (e forse in futuro livellate anche al ribasso) agli attuali dipendenti della Consob.