Economia
Bce: alcune banche? Vanno chiuse. E a Nordest tremano le Popolari venete
Le parole della Vigilanza e il destino di BpVi e Veneto Banca
Se le grandi banche, italiane (Unicredit) ed europee (Deutsche Bank e ora, pare, Credit Suisse), non sembrano aver problemi a raccogliere mezzi freschi per cifre importanti, ben diversa resta la situazione degli istituti di media e piccola dimensione, in particolare in Italia. Mps attende ancora che le autorità europee raggiungano un accordo col governo italiano e il management della banca per dare il via alla ricapitalizzazione preventiva, destinata a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di patrimonializzazione ma che assolutamente non potrà essere utilizzata per coprire perdite passate né tanto meno "prevedibili" per il futuro. Ancora più delicata la situazione di BpVi e Veneto Banca: le due popolari venete, nelle quali il fondo Atlante ha già profuso 2,5 miliardi di euro attraverso le ricapitalizzazioni varate lo scorso anno che hanno portato il veicolo gestito dalla Quaestio Sgr di Alessandro Penati a diventare azionista con poco meno del 100% del capitale di ciascun istituto, hanno bisogno ancora di molti capitali per riuscire a ripulire e rafforzare i propri bilanci.
Come nel caso di Mps, il tentativo di passare per una soluzione "di mercato" attraverso la conversione in azioni di bond subordinati delle due banche per circa un miliardo in mano a investitori professionali, ad ulteriori ricapitalizzazioni garantite da Atlante (che ha ancora in cassa circa 1,7 miliardi) e all'emissione di bond garantiti dallo stato, non ha avuto successo e i due istituti hanno ufficialmente avanzato la richiesta di poter accedere alla procedura di ricapitalizzazione precauzionale. Che però presenta, rispetto al caso senese, l'ulteriore criticità derivante dalla possibilità/necessità di coinvolgere lo stesso fondo Atlante, per un importo, se si riveleranno corrette le cifre circolate in questi mesi (5,7 miliardi di euro di necessità complessive), pari a circa 25%-30%.
Nell'incontro avuto ieri dal ministro dell'Economia e finanza, Pier Carlo Padoan, con la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, il tema è stato già affrontato secondo Padoan in modo "costruttivo", ma il ministro aveva subito precisato che spettava anzitutto alla Bce "decidere la sostenibilità delle banche, poi si passerà al dialogo con la Commissione Ue". Ma proprio dalla presidente della vigilanza bancaria della Bce, Daniele Nouy, sono poi arrivati commenti che qualcuno ha voluto leggere come una doccia fredda. Nouy, in audizione alla Commissione economica e finanziaria dell'Europarlamento, ha ricordato che "in casi particolari il consolidamento può anche prendere la forma dello scioglimento delle banche, se diventano non sostenibili".
Nouy non ha ovviamente fatto riferimento ad alcun istituto specifico, ma alcuni analisti sottolineano come difficilmente banche non sistemiche e non quotate, come appunto BpVi e Veneto Banca, potranno avere un occhio di riguardo da parte della Bce e della Commissione Ue. Una cosa è sicura, come ha sottolineato ancora la Nouy: non si può continuare a rinviare la soluzione al problema dei crediti deteriorati (Npl) ed anzi "gli alti livelli di sofferenze dovrebbero essere fronteggiati dalle banche rilevanti come priorità" in un modo complessivo, "focalizzandosi sulla governance interna e definendo obiettivi ambiziosi, ma realistici".
(Segue...)