Economia

Presunto caporalato e opifici cinesi: Armani Operations risponde ai dipendenti

di Redazione Economia

A Milano si è tenuta un'udienza sul caso della Alviero Martini spa: si prevede che la misura di prevenzione possa essere revocata nei prossimi mesi

Scandalo sfruttamento operai,  Giorgio Armani Operations spa risponde

In seguito alle recenti accuse di sfruttamento degli operai nel settore della moda, Giorgio Armani Operations spa ha deciso di rivolgersi direttamente ai propri dipendenti. In una lettera indirizzata al personale, l'azienda ha voluto tranquillizzare i lavoratori, affermando categoricamente di non essere oggetto di indagini. Questo chiarimento arriva dopo che il Tribunale di Milano ha avviato un'azione legale nei confronti della società per presunte irregolarità nei controlli sullo sfruttamento degli operai impiegati nei processi di subappalto.

L'azienda, che rappresenta un'importante divisione del noto marchio di moda, ha dichiarato di aver sempre adottato rigorose misure di controllo e prevenzione per evitare abusi nella catena di fornitura. Nonostante le prime preoccupazioni manifestate da parte dei suoi 1.200 dipendenti, di cui circa settanta a Milano, sembra che ora si sia instaurato un clima di attesa per gli sviluppi futuri dell'indagine condotta dalla Procura.

È stata anche diffusa la notizia di un imminente incontro richiesto dai sindacati per fare il punto sulla situazione, seguito dall'insediamento di un commercialista e revisore dei conti nominato dal Tribunale. Roberta Griffini, segretaria della Filctem-Cgil di Milano, ha sottolineato l'importanza di affrontare il problema e ha espresso il sostegno all'apertura di un tavolo di discussione sul settore.

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Nel frattempo, a Milano, si è tenuta un'udienza sul caso della Alviero Martini spa, dove gli amministratori giudiziari hanno presentato una relazione iniziale positiva al Tribunale, evidenziando la collaborazione della società. Si prevede che la misura di prevenzione possa essere revocata nei prossimi mesi, dopo la pausa estiva.