Previdenza integrativa: Intesa Sanpaolo Vita, il fondo pensione Il mio domani
La previdenza integrativa: ecco tutti i vantaggi per i lavoratori dipendenti. L'esempio del fondo pensione aperto Il mio domani di Intesa Sanpaolo Vita
Previdenza integrativa: Intesa Sanpaolo Vita, ecco il fondo pensione Il mio domani. Le parole di Andrea Lesca, Responsabile Relazioni Reti, Clienti e Fondi Previdenziali di Intesa Sanpaolo Vita
Si parla spesso di previdenza integrativa, e della sua importanza per integrare pensioni di base che tendono a non essere sufficienti. Ma non sempre le idee in merito sono chiare. Il lavoratore che aderisce alla previdenza complementare apre una posizione pensionistica individuale il cui ammontare dipende dai contributi versati e dai rendimenti dell’investimento. È un’opportunità di risparmio che consente di costruire regolarmente con accantonamenti periodici la propria futura pensione integrativa, beneficiando anche di agevolazioni fiscali non previste per altre forme di risparmio. E soprattutto, il lavoratore dipendente, mediante l’adesione collettiva, può godere del contributo del proprio datore di lavoro, a condizione che versi un contributo volontario, nella misura stabilita dall’Accordo Aziendale. “Aderire presto – spiega Andrea Lesca, Responsabile Relazioni Reti, Clienti e Fondi Previdenziali di Intesa Sanpaolo Vita - significa contribuire per più anni alla propria posizione individuale ed ottenere così, al termine dell’attività lavorativa, una pensione integrativa più alta. L’adesione è libera e volontaria”.
Previdenza integrativa: come funziona. L'adesione e il TFR
Per i lavoratori dipendenti l’adesione in forma collettiva consente di ricevere il contributo dell’azienda, versando un contributo volontario, nella misura prevista dall’Accordo Aziendale. La permanenza minima è di 2 anni, la contribuzione dell’aderente è flessibile (fermo restando i limiti previsti per aver diritto al contributo del datore di lavoro), mentre riscatti ed anticipazioni sono possibili nei casi previsti dalla legge. L’adesione collettiva ad un fondo pensione è la soluzione previdenziale migliore per i lavoratori dipendenti. In questo modo il lavoratore dipendente può sfruttare 3 leve per costruire una valida pensione integrativa: TFR, contributo del lavoratore, contributo del datore di lavoro. Con la destinazione del TFR futuro al fondo pensione il lavoratore può far crescere più rapidamente la propria posizione pensionistica, senza ridurre la propria capacità di spesa. Inoltre beneficerà al pensionamento di una tassazione favorevole rispetto a quella prevista per la liquidazione del TFR mantenuto in azienda. È inoltre possibile effettuare versamenti una tantum, a carico del lavoratore, al fine di ottimizzare il risparmio fiscale. Il versamento di un contributo da parte del datore di lavoro consente al dipendente di costruire nel tempo una pensione integrativa più alta. La misura di questo contributo è definita nell’ambito del CCNL applicato al lavoratore.
La previdenza integrativa: come funziona. I vantaggi fiscali
L’aderente può godere di consistenti vantaggi fiscali, riconosciuti in ogni fase del percorso di costruzione della propria pensione integrativa. Deducibilità fiscale, sia del contributo del lavoratore che del contributo del datore di lavoro, fino a 5.164,57 euro l’anno (è esclusa la quota del TFR). Tassazione sui rendimenti del 20%*, inferiore a quella del 26% applicata ad altre forme di risparmio gestito (es. fondi comuni di investimento). Esenzione da imposta di bollo. Al momento del pensionamento, il capitale e/o la rendita sono tassati al 15% (aliquota che si riduce fino al 9% in funzione del numero di anni di adesione). Non tutta la prestazione è soggetta a tassazione, ma soltanto la parte corrispondente ai contributi dedotti e all’eventuale TFR versato. “La tassazione – aggiunge Andrea Lesca – non riguarda infatti i rendimenti finanziari (già tassati in fase di accumulazione) ed i contributi versati ma non dedotti. L’aderente al momento della pensione può scegliere di ricevere la prestazione pensionistica in forme diverse. 100% rendita, 50% capitale e 50% rendita, 100% capitale”. (Opzione possibile solo se il 70% del montante accumulato genera una rendita annua inferiore al 50% dell’Assegno Sociale INPS (per il 2017 l’Assegno Sociale INPS è stato pari a € 5.824,91.
Previdenza integrativa: come funziona. Il fondo pensione aperto Il mio domani di Intesa Sanpaolo Vita. Le 4 linee di investimento
“Il fondo pensione aperto Il mio domani di Intesa Sanpaolo Vita – spiega Andrea Lesca – è caratterizzato da 4 linee di investimento differenziate per profilo di rischio/rendimento; dalla possibilità di attivare il percorso Life Cycle; dalla gestione finanziaria con l’obiettivo, nel medio-lungo periodo, di conseguire rendimenti positivi assoluti, poco influenzati dall’andamento dei mercati azionari e obbligazionari (approccio total return); dalla possibilità di scegliere al pensionamento tra diverse tipologie di rendita pensionistica; dalla consulenza personalizzata offerta dalle filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo per le attività successive all’adesione”. Altre caratteristiche del fondo pensione aperto Il mio domani sono convenienza e trasparenza, con i costi ridotti rispetto ai fondi ad adesione individuale e comparti dedicati, e le quotazione mensili delle linee del Fondo Pensione verificabili sul sito internet della Compagnia e su “Il Sole 24Ore”. Ancora, un'attività di assistenza capillare, agita tramite il Call Center dedicato per gli iscritti; l'area riservata con accesso dal sito internet della Compagnia; e le stesse filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Previdenza integrativa: come funziona. Il fondo pensione aperto Il mio domani di Intesa Sanpaolo Vita. Il percorso Life Cycle
Quattro le linee di investimento previste dal fondo pensione aperto Il mio domani di Intesa Sanpaolo Vita, che variano a seconda dell'orizzonte temporale, leggi degli anni mancanti alla pensione: la Linea lungo termine prevede un'esposizione azionaria massima pari al 100%, quella a medio termine si ferma al 75%, c'è poi la linea TFR Garanzia del capitale, e infine la linea breve termine in cui l'esposizione azionaria massima scende drasticamente a quota 10%. In particolare il percorso Life Cycle prevede un meccanismo di passaggio graduale e automatico da una linea di investimento all'altra, con la scelta della più adeguata rispetto all’orizzonte temporale che separa dalla pensione; e il ribilanciamento graduale (in 2 o in 1 anno), per minimizzare gli impatti legati al passaggio tra linee di investimento. Quindi si tratta di un “pilota automatico” che accompagna l’iscritto negli anni nella tipologia di investimento più coerente con il proprio orizzonte temporale alla pensione. Tre le tipologie di rendita: rendita vitalizia, rendita reversibile - al decesso del pensionato, verrà erogata a un Beneficiario («reversionario») finché in vita (ad esempio il coniuge) – e rendita con controassicurazione - pagata al pensionato finché in vita. Al decesso del pensionato è prevista l’erogazione del capitale residuo agli eredi o ai beneficiari designati.