Procedura Ue, deposito da 4 miliardi e multa da 9: cosa rischia l'Italia
Legge di bilancio: ecco su cosa vertono le contestazioni di Bruxelles e quali saranno i prossimi passi in caso di procedura d'infrazione contro l'Italia
La palla tornerà a quel punto alla Commissione Ue che verificherà se l’Italia si sarà adeguata alla sentenza della Corte. In caso contrario potrà aprire una seconda procedura di infrazione e chiedere, sempre alla Corte di Giustizia Ue, l’esecuzione della sentenza chiedendo il pagamento di una somma forfettaria o di una penalità.
L’ammontare della sanzione sarà stabilito dalla Corte, tenuto conto di vari elementi come l’importanza dei regolamenti violati, l’impatto dell’infrazione nei confronti di interessi generali e particolari, il periodo di tempo nel quale la normativa Ue non è stata applicata dall’Italia, la capacità dell’Italia di pagare e, ultimo ma non meno importante, l’eventuale importo proposto dalla stessa Commissione Ue. In tutto si prevede che la sanzione potrebbe arrivare a valere tra lo 0,2% e lo 0,5% del Pil, quindi tra i 4 e i 9 miliardi di euro in tutto. Ma non finisce qui, perché potrebbero esservi problemi legati ai mercati e ai titoli di stato in particolare.
L’Italia potrebbe infatti perdere l’accesso al programma di acquisto dei titoli di stato gestito dalla Banca centrale europea, il “quantitative easing” destinato a concludersi a fine anno, ma che sarà seguito da un lungo periodo durante il quale i titoli in portafoglio verranno rinnovati via via che scadono: per l’Italia in tutto si tratta di oltre 273 miliardi di euro di titoli che non verrebbero rinnovati e dovrebbero dunque trovare altri acquirenti, con un possibile ulteriore incremento dei rendimenti e dello spread rispetto ad altri titoli sovrani europei come i Bund.
Ultima ma non del tutto peregrina ipotesi: all’Italia la Corte di Giustizia potrebbe chiedere di costituire un deposito non fruttifero di interessi, destinato a rimanere aperto sino a che le infrazioni non saranno state recuperate, ossia sino a quando il debito non tornerà a scendere, il deficit nominale non tornerà ben al di sotto del 3% e il saldo strutturale non tornerà a presentare un avanzo, stante la situazione di espansione economica in cui il Paese tuttora si trova, per quanto con minor forza rispetto a qualche trimestre fa.
Luca Spoldi
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