Economia
Rai, Cdp, Netco, Fs: nomine, ecco il borsino aggiornato
In vista delle europee si apre un nuovo terreno di confronto (o scontro) tra i partiti di maggioranza: le forze in campo
Rai, Cdp, Netco, Fs: nomine, ecco il borsino aggiornato
Dopo la ritrovata sintonia post-elezioni abruzzesi, nella maggioranza torna d’attualità il capitolo relativo alle nomine. Tra la primavera e l’estate dovranno essere rinnovati diversi consigli d’amministrazione, ma i tre più importanti sono quelli di Rai, Cassa Depositi e Prestiti e Ferrovie. A questo si aggiunge la necessità di definire la nuova governance di Netco, l’azienda scorporata da Tim che si occuperà della gestione della rete e che dovrebbe vedere la luce a cavallo dell’estate. Partiamo proprio da quest’ultima: per la presidenza, il nome maggiormente accreditato è quello di Massimo Sarmi, esperto di telecomunicazioni e già nel consiglio di amministrazione di Tim. A meno di sorprese dell’ultima ora, dovrebbe essere l’ex numero uno di Poste a guidare il cda della nascitura Netco.
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Più complesso il discorso relativo al ruolo di amministratore delegato. Negli ultimi giorni sono circolati tre nomi: Luigi Ferraris, attuale numero uno di Fs; Stefano Donnarumma, ex amministratore delegato di Acea; Laura Cioli, che al momento è al timone di Sirti. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, però, questi tre nomi sarebbero ancora interlocutori e ognuno presenterebbe qualche incongruenza con i desiderata del governo che avrà comunque un peso importante nella scelta del nuovo amministratore delegato. La Cioli, in passato amministratrice delegata di Rcs e soprattutto già membro del board di Telecom.
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Sirti, che si occupa di progettazione, realizzazione e manutenzione di grandi reti di telecomunicazione rappresenta il background ideale per il nuovo capo della Netco. Ma il fondo americano Kkr, che dovrebbe diventare proprietario di Netco nei mesi a venire, avrebbe ancora qualche riserva. Per quanto riguarda Luigi Ferraris, è difficile ipotizzare che decida di lasciare Fs. Ma molto dipenderà da quello che gli chiederà il governo. Quello che è certo è che il manager è quel che si dice un “civil servant”, con grande senso di responsabilità e di impegno verso le istituzioni.
Diverso ancora il discorso per Stefano Donnarumma. Dopo la tornata di nomine dello scorso anno, il manager che in passato ha guidato anche Acea è quello che ha subito lo smacco maggiore. Era in predicato di diventare amministratore delegato di Enel, la stessa Giorgia Meloni si era spesa per un suo passaggio nell’azienda in passato guidata da Francesco Starace. Poi, all’ultimo, Flavio Cattaneo era emerso come nome capace di mettere d’accordo tutti, forte di un ottimo rapporto sia con Fratelli d’Italia (in primis Ignazio la Russa) sia con la Lega. E Donnarumma è rimasto con il cerino in mano. Per questo, oggi, per poter far digerire al manager il trattamento fattogli patire serve una poltrona assai più pesante di quella di Netco: e qualcuno sussurra che potrebbe essere proprio Cassa Depositi e Prestiti o, in alternativa, Fs, se Ferraris dovesse lasciare.
In Via Goito al momento siede sulla tolda di comando Dario Scannapieco, etichettato come “Draghi boy” che in molti danno in partenza ma che per altri è destinato a restare dopo aver ricevuto l’imprimatur da Giovanbattista Fazzolari, il “consigliori” di Giorgia Meloni. Fosse per Giancarlo Giorgetti, al posto di Scannapieco dovrebbe sedere Alessandro Daffina, managing director di Rothschild Italia. Questi, un passato nel Fronte della Gioventù, vanta un’amicizia di lungo corso con Ignazio La Russa. Ha gestito, in un primo momento, la trattativa per la cessione della rete. Ma pare che non abbia convinto del tutto la Meloni che preferirebbe andare avanti con Scannapieco.
C’è poi il nome di Matteo Del Fante. Come ha riportato La Stampa, l’attuale amministratore delegato di Poste Italiane sarebbe felice di tornare in Via Goito dopo esserne stato direttore generale prima di iniziare il suo “tour” da AD delle grandi partecipate statali. Godrebbe del sostegno di Forza Italia e della Lega, ma non di Fratelli d’Italia che, tra l’altro, lo considera un renziano, nonostante siano passati dieci anni dalla sua nomina in Terna voluta dall’allora premier. Alternativa, gradita a Giorgia Meloni, è quella di Antonino Turicchi, presidente esecutivo di Ita. La trattativa per il passaggio dell’ex-Alitalia a Lufthansa continua a essere un enigma irrisolvibile ed è facile pensare che l’ex capo di Fintecna possa decidere di emigrare verso altri lidi. Al momento le possibilità più elevate sono comunque quelle della permanenza di Scannapieco alla guida di Cassa Depositi e Prestiti.
Per quanto riguarda Fs, poi, la situazione è più cristallizzata. In molti vorrebbero la permanenza di Ferraris, che ha appena finito di mettere in piedi un piano industriale decennale che prevede investimenti da 200 miliardi, quasi quanto l’intero Pnrr. Qui c’è un conflitto di attribuzioni: Giorgia Meloni vorrebbe dettare la linea, Matteo Salvini, in quanto titolare del ministero delle Infrastrutture, vorrebbe avere l’ultima parola. Molto dipenderà dall’esito delle europee, ma al momento è più facile pensare che ci possa essere la permanenza di Ferraris. Anche perché il candidato più accreditato alla successione, Luigi Corradi, ha fatto inarcare più di un sopracciglio per la gestione del treno dei giornalisti per Sanremo o per la “fermata a richiesta” del ministro Francesco Lollobrigida.
Infine, capitolo Rai. Anche in questo caso lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia proseguirà fino alle elezioni europee. La Meloni vuole Giampaolo Rossi come amministratore delegato, Lega e Forza Italia preferirebbero mantenere al timone l’attuale ad Roberto Sergio. Si vedrà. Quello che è certo è che se Fratelli d’Italia dovesse fare un expolit alle prossime elezioni europee, e la Lega dovesse arrancare, la premier cercherebbe di andare “all-in” e conquistare ogni poltrona disponibile. Attenzione, però: c’è sempre il rischio della grande abbuffata.