Economia
Retroscena Garisenda, architetto Cervellati su Bologna: "Comune fallimentare"
Il progetto del Comune per mettere in sicurezza la torre, numeri, dati, soldi. Dal sindaco solo comunicazioni unidirezionali, Cervellati: “Non ama le persone”
Pier Luigi Cervellati, uno dei più grandi urbanisti viventi ad Affaritaliani. Cosa nascondono le fanfare del Comune di Bologna
L’intervento che si sta apportando alla Garisenda di Bologna, gemella della più famosa Asinelli, ma pendente, è appropriato? Come gestire le criticità della selenite alla base della torre? Come sono stati calcolati i costi dell’intervento da realizzare? Perché quell’intervento e non altri? "All’interno della torre la selenite si sta disgregando trasformandosi in polvere di gesso", aveva spiegato, nel novembre scorso, il professor Tomaso Trombetti, ordinario del dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali a Bologna.
Non è facile rispondere alle domande. Anni fa quando si ipotizzò di intervenire con procedure simili a quella adottata per la Torre di Pisa molti sollevarono dubbi tecnici e non se ne fece nulla.
Con Affaritaliani abbiamo provato a sentire il professor Nunziante Squeglia, al centro del gruppo di esperti nominati dal Comune di Bologna, per chiedere qualche chiarimento, ma non ha risposto alle nostre sollecitazioni.
Diversa la reazione di uno dei più apprezzati architetti e urbanisti italiani viventi, Pier Luigi Cervellati, tra l’altro ex assessore al Comune di Bologna tra il 1964 e il 1980, un pezzo si storia e che ha cambiato l’urbanistica della città e non solo.
Architetto con chi potremmo parlare?
Cervellati: “Quando l’ha trovato me lo segnali per favore, la ringrazierò (più serio che ironico, ndr)”.
Ah, capisco.
Cervellati: “Qui ci vorrebbe il genio assoluto ma non ne vedo all’orizzonte. Mi dicono che devono studiare, capire, potrebbe essere, potrebbe non essere. Tra tecnici ci conosciamo tutti. Ma quelli della commissione che ha istituito il Comune non ricevono nessuno, tassativamente e non parlano con nessuno”.
Cervellati: “Il sindaco non ama le persone, non ama i cittadini che amministra. E fa di tutto per mandarli via. Gli abbiamo detto di ascoltare il capo tecnico che si occupò della Torre di Pisa, di grandissimo valore, non sappiamo se lo ha ascoltato, forse sì, forse no. Ma sta di fatto che il sindaco non sente il parere dei cittadini, non ascolta nessuno, non informa nessuno. E nessuno si lamenta più di tanto. C’è stato un momento di rabbia all’inizio poi anche quello è svanito”, dice con tono amareggiato.
Detto da un uomo che ha fatto la storia dell’urbanistica italiana, agendo in momenti di crisi, come questi attuali, non chiudendo le istituzioni al confronto ma trovando nella partecipazione e nella condivisione reale una soluzione ai problemi, suona tragico.
Tra il 1960 e 1980, fu proprio Cervellati a creare l'urbanistica partecipata, diventata poi modello per gli amministratori di sinistra. Ma nella città rossa è rimasta solo in forma di marketing con i manifesti e le passerelle del sindaco Lepore nei quartieri. D'altronde la storia politica di Lepore passa per incarichi al marketing come assessore.
Cervellati: “Il sindaco ha totalmente invertito l’economia con il turismo ‘accattone’, un turismo che passa in una città in preda al caos e che tra l’altro non cura davvero i monumenti. Poi finanziano con i nostri soldi grandi opere di trasporto, come il Civis che non si sa che fine abbia fatto. Bisognerebbe cercare di pensare a un città completamente diversa: che senso ha togliere i parcheggi, cosa che sarebbe anche giusta, se prima li hai concessi a tutti coloro che lavorano in zona ed hanno aperto un’attività mercantile o commerciale? Ha tolto gli autobus da strada Maggiore per evitare le vibrazioni (per la Garisenda, ndr) e poi li ha rimessi, non si capisce la ratio. Chi abita in centro a Bologna cerca di andare via, c’è uno smog spaventoso, quindi a mio parere il fallimento dell’amministrazione ritengo rifletta il fallimento generale che stiamo vivendo in questo tempo”.
Al di là delle procedure che il Comune sostiene di voler adottare, in tanti hanno provato a fare domande all’ente che persegue una comunicazione unidirezionale.
I fondi per salvare la Garisenda, quanti sono, da dove arrivano: il piano
Qualche giorno fa il Comune ha comunicato di aver raccolto circa 19 milioni di euro, tra donazioni e denaro pubblico, per mettere in sicurezza la torre di Bologna che pende. Nell’ottobre 2023 la torre aveva messo in allarme gli addetti ai lavori, per un possibile crollo e su condizioni critiche diffuse, al punto da far finire il caso anche sulla stampa internazionale, dalla CNN al New York Times.
Ci sarebbe stata un sorta di anomala torsione verso Sud, quindi verso la torre Asinelli, e dopo un certo livello i rischi diventano gravi. Anche se già a novembre sono emersi pareri discordanti tra gli esperti sul possibile comportamento del monumento. I costi dei lavori della Garisenda ammonterebbero a circa 20 milioni di euro ma un piano dettagliato non si è visto né come la cifra dei 20 milioni sia stata partorita.
Quel che si apprende è che per la prima fase della messa in sicurezza ci vorranno circa 4,2 milioni di euro, la stessa somma anche per la struttura di contenimento, infine ci sarebbe da realizzare il restauro. Il Comune ha promosso un crowdfunding pubblico che ha raccolto risorse dalle principali aziende del territorio. Per adesso non ci sono delibere o documenti che evidenzino l’ammontare, anche perché la raccolta è ancora in corso, con la Regione Emilia Romagna che ha promesso 5 milioni di euro. Il Comune avrebbe predisposto altri 5 milioni, e 5 milioni, questi invece visibili su un documento ufficiale, sono stati messi a disposizione dal ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano.
Intanto l'area delle Due Torri, simbolo della città, è stata recintata e chiusa con grandi container. Il traffico lungo una delle due vie che costeggiano la torre, via San Vitale, interrotto. Ma nell'altra, strada Maggiore, continua il passaggio degli autobus.
Salvare la Garisenda, l’intervento tecnico
Il Comune, dopo aver nominato un Comitato tecnico, ha deciso la messa in sicurezza impiegando i tralicci utilizzati in precedenza per salvare la Torre di Pisa.
“Il gruppo di esperti nominati dal Comune di Bologna (i professori Nunziante Squeglia, Stefano Podestà, Massimo Majowiecki e l’architetto Francisco Giordano), d'accordo con l'ingegner Gilberto Dallavalle, il progettista incaricato dei primi interventi di messa in sicurezza, il responsabile unico del progetto (RUP) e i suoi collaboratori, ha avanzato questa soluzione dopo un attento vaglio tra diverse ipotesi di intervento”, recita il sito dell’ente.
Il problema dovrebbe essere sempre lo stesso, la base in selenite, ma ora è combinato con il meccanismo di torsione. “Per questa ragione si è previsto di realizzare due torri di contrasto e mettere così in sicurezza la Garisenda”, spiega sempre il Comune.
Le fasi da realizzare sarebbero tre. La prima con due torri di contrasto, senza però applicare una controspinta. La seconda con “delle iniezioni di miscela di malta a base di calce idraulica compatibile con quella presente”. La terza con “la messa in tiro dei cavi delle torri di contrasto. Operando una riduzione dello stato di sollecitazione alla base della zona maggiormente critica”.
I bolognesi intanto incrociano le dita: le istituzioni locali che giocano a nascondino, mentre la Torre della Garisenda cerca aiuto, non sembra il migliore dei toccasana.