Economia

Rumors: Nicastro puntava alla presidenza dell'Abi, ma Ghizzoni...

 

Sarà vero? La voce gira con insistenza in ambienti bancari e, scorrendo bene il suo curriculum, i galloni per fare il presidente dell'Abi li avrebbe pure avuti, come dimostra del resto il delicato incarico affidatogli nelle ultime ore dalla Banca d'Italia per supervisionare, da presidente unico, il risanamento di PopEtruria, CariChieti, CariFe e Banca Marche, i quattro disastrati istituti di credito su cui è appena intervenuto anche il governo con un decreto. Peccato che fra lui e la nomina al vertice dell'associazione di Palazzo Altieri, dove già siede nel comitato esecutivo, si sarebbero interposti diversi interessi, come quelli di Antonio Patuelli, desideroso di farsi riconfermare per un altro mandato come numero uno dell'Abi (si avvia a farne quasi tre, bypassando lo stesso lodo che porta il suo nome!) e quelli di Carlo Messina, banchiere che mirava invece a far pesare la maggiore e più capillare presenza in Italia del proprio istituto nel disegnare le future politiche di sistema, forte anche di una definitiva capitalizzazione di Borsa più grande, rispetto all'eterna rivale UniCredit. 

Per carità, il diretto interessato a luglio, un mese prima di lasciar la banca, aveva precisato di non essere interessato e di stare bene in UniCredit, ma secondo alcuni rumors raccolti da Affaritaliani.it, prima di fare le valigie per la Cassa del Trentino, Roberto Nicastro puntava alla presidenza dell'Abi. Una nomina per la quale avrebbe dovuto spendersi in associazione e andare al braccio di ferro con il "collega" Carlo Messina, l'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni che ha preferito invece, sempre secondo i rumors, non creare tensioni, anche in vista della riscrittura del piano industriale della sua banca. Strategie che da lì a qualche mese avrebbero introdotto nel nostro Paese per il gruppo di piazza Gae Aulenti nuovi esuberi e la chiusura di altre 150 filiali. Da qui, lo sfilacciamento definitivo del rapporto di Nicastro con il proprio Ceo, rapporto già messo a dura prova dalle modifiche di governance che Ghizzoni intendeva introdurre in banca e su cui l'ex dg non era d'accordo. 

Sarebbe stato questo dunque il vero motivo (e non le differenti visioni sull'organizzazione) che ha messo la parola fine all'avventura di Nicastro in UniCredit, avventura iniziata nel lontano '97 e che nel 2010 stava per essere coronata dalla promozione a amministratore delegato al posto dell'uscente Alessandro Profumo, poltrona per la quale gli è stato poi preferito in Zona Cesarini Federico Ghizzoni.

In Abi, da vecchio navigante politico qual è, Patuelli si sarebbe invece mosso con largo anticipo (quasi un anno prima) per strappare alle grandi banche un accordo di massima e riconfermarsi al vertice dell'associazione al quale era arrivato nel gennaio 2013 dopo lo scandalo Mps che aveva travolto l'ex presidente Giuseppe Mussari (e che avrebbe dovuto rimanere in carica fino a luglio 2014). Patuelli avrebbe garantito così a Intesa-Sanpaolo (con Eliano Lodesani, chief operating officer di Ca' de Sass) la presidenza del Casl, l'organismo che cura i rapporti con i sindacati, snodo importante non solo a livello mediatico, ma anche industriale perché in quella sede si costruiscono le politiche bancarie e si intavolano le trattative con i sindacati per i rinnovi dei contratti. Una saldatura di interessi che avrebbe finito per mettere fuori gioco le legittime aspirazioni del banchiere trentino.