Economia
Smemoranda, rosso da 40 mln e licenziamenti tabù: il crac oscurato dalla Sx
Oltre 160 dipendenti lasciati a casa, un buco da più di 40 milioni di euro nei bilanci: ma i sindacati restano in silenzio. Sotto accusa la Cgil di Landini
Smemoranda, licenziamenti e crac sono un tabù. Lo strano caso dei sindacati in piazza
"Caso vuole - continua La Verità - che, mentre 160 persone tra le varie società sono state licenziate, i due rappresentanti sindacali siano tra le poche decine di persone rimaste in cassa integrazione. Non ci sono mai state proteste o picchetti, neppure un corteo di solidarietà. E pensare che Nico Colonna, storico direttore di Smemoranda, si è formato nei collettivi studenteschi del ’68. Lui, come anche i fondatori Gino Vignali e Michele Mozzati. Per non parlare dei quotidiani. Il Corriere della Sera, che con Rizzoli ha pubblicato per anni i libri di Gino Vignali e Michele Mozzati, tace. Si è limitato a raccontare il rischio della chiusura dello storico Teatro Zelig. Per di più il 24 aprile scorso, sulla pagina online del Corriere, è comparsa un’intervista ai due soci fondatori Gino e Michele dove si spiega che le colpe del fallimento sarebbero di Covid e guerra. 'Purtroppo è andata così, ma non ci pentiamo di niente', dicono i due quasi all’unisono".
Difficile che il buco da 40 milioni di euro (ma c’è chi sostiene siano il doppio) nei bilanci sia dovuta solo all’emergenza sanitaria degli ultimi due anni o al conflitto tra Russia e Ucraina. Anche i giornali del gruppo Gedi, da Repubblica alla Stampa, non ne scrivono. "Non poteva andare diversamente, continua La Verità, basta guardare la compagine degli azionisti, dove compaiono cognomi importanti della tradizione aristocratica milanese, dai Moratti ai Borromeo. Dall’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti al direttore Nico Colonna, da Vitaliano Borromeo a Gianni Crespi fino all’ex amministratore delegato Andrea Bolla, e da cui non è arrivato nemmeno un commento o una nota sul fallimento del gruppo Smemoranda".