Economia
Starlink all'assalto delle tlc italiane? Tanto rumore per nulla: il settore è già tutto in mani straniere
L'Italia è anche impegnata con altri paesi Ue a dar vita a un sistema concorrente a Starlink, Iris, dal costo di circa 11 miliardi di euro
Tlc italiane già in mani straniere: la mossa di Starlink non smuove nulla
Alla fine in mani prettamente italiane, sul fronte delle tlc, resterà solo una quota di maggioranza di Sparkle e di Open Fiber. Sparkle è società delle reti internazionali e dei cavi sottomarini che Tim potrebbe vendere entro gennaio a una cordata di cui fanno parte il Tesoro al 70% e il fondo Asterion al 30%. Un cda di Tim dovrebbe essere convocato, secondo Reuters il 15 gennaio per esaminare l'offerta da 700 milioni mentre la decisione finale è attesa in un altro consiglio di Tim convocato il 22 gennaio. Gli altri gestori di tlc, comprese le reti di accesso come FiberCop, sono già in mani straniere e dunque, secondo gli esperti di settore, fa specie l'alzata di scudi nei confronti del ventilato e in parte smentito accordo tra Starlink e il governo italiano per la fornitura di telecomunicazioni via satellite a vantaggio delle forze armate e ambasciate.
I servizi di Starlink, che sono basati su satelliti in orbita bassa capaci di prestazioni più performanti rispetto a quelli geostazionari, sono già impiegati dal pentagono. Certo l'importo della possibile commessa fatto trapelare da Bloomberg è alto, 1,5 miliardi di euro, però bisogna specificare che si tratta di un contratto quinquennale. Ad agitare le acque anche il fatto che l'Italia è impegnata con altri paesi Ue a dar vita a un sistema concorrente a Starlink, Iris, dal costo di circa 11 miliardi di euro che però dovrebbe entrare in funzione solo nel 2030. Mentre Starlink, che è controllata da SpaceX, la società di Elon Musk che collabora con la Nasa per i viaggi spaziali, ha una rete già pronta e funzionante grazie, ovviamente, alla lungimiranza del suo fondatore. Tanto che Mario Draghi, nel suo rapporto sulla competitività stilato per la Ue, aveva posto l'attenzione sul fenomeno Starlink che ha già messo in crisi gli operatori e i produttori di satelliti per le tlc europei rimasti al palo. Il sogno spaziale di Musk è invece di antica data. SpaceX è stata fondata nel 2002 e nel 2018 ha ricevuto l'autorizzazione dalla fcc Usa al collocamento in orbita bassa di 160 satelliti diventando la maggior compagnia privata sul fronte delle telecomunicazioni satellitari. E dunque, essendo partita nel 2018, la rete di satelliti di Starlink (costata circa 10 miliardi di dollari) è già perfettamente funzionante mentre Iris deve ancora effettuare il primo lancio di satelliti.
Non ci si può stupire se Musk, viste le difficoltà nelle vendite delle auto e la perdita di quote di mercato di Tesla a favore delle elettriche made in Cina, cerchi di stipulare accordi con i governi, non solo in Italia ma anche nel resto dell'Europa. Del resto la Microsoft di Bill Gates ha venduto milioni di licenze per il suo sistema operativo Windows, che è ancora il più usato al mondo con una quota di mercato del 70%, anche al governo italiano mentre i cinesi di Huawei dominano negli apparati di rete per le tlc. Sul fronte societario, dopo la fusione da 8 miliardi di euro tra Fastweb e Vodafone, vincono gli svizzeri di Swisscom che detengono ormai quello che può essere considerato il secondo maggior operatore italiano per numero di utenti fissi e mobili dopo Tim che può essere considerata una public company (anche se gli azionisti hanno collezionato negli anni perdite ingenti), nonostante la quota del 23,7% in mano ai francesi di Vivendi. Gli altri operatori mobili infrastrutturati sono dei cinesi di Hutchison (WindTre) mentre Iliad è francese.
LEGGI ANCHE: Sperimentazione satellitare, Butti lancia una gara per le aree remote. Si parte dalla Lombardia
Il governo ha tenuto la maggioranza di Open Fiber (il 60% è in mano a Cdp, il 40% è di un fondo australiano Macquire). Si sa che l'intento del governo sarebbe quello di realizzare la rete unica con FiberCop che ha come maggior azionista, molto attivo anche sul fronte della gestione, il fondo Usa Kkr. Si tratta dunque di un panorama complesso dove dominano gli interessi di società private o dei fondi di investimento tutti stranieri. Intanto Aria (l'azienda regionale per l'innovazione e gli acquisti) è pronta a pubblicare un bando da 6,5 milioni di euro (come anticipato da Affari Italiani il 15 novembre scorso) nel quale la Lombardia farà da apripista per usare in modo complementare alla fibra anche le connessioni satellitari. Tra i partecipanti ci sarà probabilmente anche Starlink ma ovviamente è aperto a tutte le aziende che forniscono soluzioni simili. Tra gli operatori ci sono Viasat, le australiane NBN Sky Muster e Telstra, la canadese TeleSat, la lussemburghese Ses Sa, OneWeb dell'inglese Eutelsat, Project Kuiper di Amazon, l'inglese EchoStar Mobile e l'araba Thuraya. Di società italiane, anche in questo caso purtroppo, non ce ne sono.