Economia
Stellantis, fabbrica ferma anche a Pomigliano. Il gruppo guida "a due marce"
Non solo Melfi. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani, la crisi dei microchip impatta anche in Campania: fermo per una settimana anche il sito di Pomigliano
Il debutto al ballo delle trimestrali da parte di Stellantis è di quelli scoppiettanti. alla prima fotografia dell'andamento del business nella sua breve storia, i numeri del gruppo nato dalla fusione fra Fca e Peugeot hanno battuto le stime degli analisti. Dopo che la crescita dei prezzi sul mercato statunitense, traino tradizionale per l’ex Fca e area mondiale in grande ripresa grazie alle vaccinazioni, ha generato circa 1,5 miliardi di dollari di ricavi e dopo che il fatturato complessivo è balzato del 14% a 37 miliardi di euro (su base proforma) nei primi tre mesi dell’anno, i vertici della quarta casa automobilistica al mondo hanno diffuso messaggi di fiducia al mercato, nonostante la crisi dei microchip abbia già pesato sulla produzione (perdita dell’11% di quella pianificata, circa 190 mila veicoli) e avrà conseguenze peggiori nel secondo trimestre. E cioè fino a giugno.
Stellantis ha confermato la guidance per il 2021 e ha fatto sapere che lo stop&go delle forniture di semiconduttori allenterà la presa nel secondo semestre. Dunque situazione in via di miglioramento. Musica per le orecchie degli investitori che sono corsi a comprare il titolo in Borsa (+7% a 14,86 euro).
Ma al momento attuale, assieme a un mercato che non scoppia ancora di salute, la crisi dei microchip sta influenzando otto stabilimenti Stellantis su 44 complessivi.
E due sono in Italia. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, non è stata soltanto Melfi, la più grande fabbrica nazionale che fornisce la metà dell’intera produzione di autovetture del Paese e da cui escono le Jeep Renegade e Compass e la Fiat 500 X, ad avere “fermato i motori” e le 7.201 tute blu per una settimana fino al 10 maggio.
Anche lo stabilimento di Pomigliano, con 4.486 lavoratori è finito vittima della sospensione degli arrivi di semiconduttori che ha costretto alla fermata gli impianti per una settimana. Stesso copione di Melfi.
Ora, mentre i vertici stanno cercando di capire l’andamento delle forniture per il mese di maggio che influenzeranno l’operatività dei due siti (lucano e campano), Stellantis in Italia sta aumentando il ricorso alla cassa integrazione. In tutte le fabbriche, eccetto quella Sevel di Atessa (dove si producono i Ducato, veicoli commerciali a marchio Fiat Professionale) e Maserati a Modena dov’è partita la nuova produzione. Ma si tratta di piccoli volumi.
A differenza degli altri siti europei dove grazie ai nuovi modelli Peugeot 208 e 2008, Citroen C4 e Opel Mokka le prospettive sono più rosee, nel nostro Paese, come hanno denunciato dalla Fiom, i punti produttivi italiani sono al minimo, ma soprattutto il piano in corso vede un ritardo sul lancio dei nuovi modelli annunciati come il Tonale e il Grecale, mentre è cessata la produzione di modelli come Punto e Giulietta che garantivano volumi rilevanti.
Così il gruppo fa ricorso a sospensioni collettive e a riduzioni d’orario. Un mese di cassa integrazione a zero ore a Grugliasco. Cig a Mirafiori, dove in tutto lavorano 4.095 addetti, anche fra gli impiegati.
Per il momento, Stellantis ha confermato i lanci produttivi delle nuove Jeep Grand Wagoneer e Wagoneer e della nuova generazione della Jeep Grand Cherokee. Modelli che faranno capolino sulle catene di montaggio, rispettivamente, alla fine del secondo trimestre 2021 e nel terzo trimestre 2021. Ma solo nel Nord-America. Il nostro Paese attende ancora le promesse fatte dal vecchio piano industriale del 2018 e a fine anno-inizio 2022 le strategie di Tavares nella nuova era Stellantis.
@andreadeugeni