Economia

Stellantis, rumors: stop alla produzione della Renegade a Melfi. Via ai tagli

di Andrea Deugeni

Spese per i servizi giù del 10%. La spending review di Stellantis in Italia potrebbe estendersi al taglio della produzione della Jeep Renegade a Melfi

Il rumor circola con insistenza da giorni nello stabilimento di Melfi, uno dei fiori all'occhiello del gruppo Stellantis in Italia e che ieri ha tenuto le assemblee delle tute blu della Fiom, metalmeccanici per cui è stata prolungata la cassa integrazione fino a maggio. Melfi è il sito dove il quarto gruppo automobilistico mondiale assembla il Suv compatto 500 X, la Jeep Compass e la Jeep Renegade, modelli destinate al mercato europeo e nordamericano.

Tavares
 

Secondo quanto riferiscono alcune fonti sindacali ad Affaritaliani.it, la spending review, che Stellantis sta portando avanti in Italia per fronteggiare il momento di grande difficoltà del mercato delle quattroruote e che per il momento ha generato un taglio del 10% delle spese dei servizi di pulizia e di mensa (anche per fronteggiare la minor presenza dei lavoratori negli stabilimenti), potrebbe estendersi alla chiusura di una delle due linee produttive in Basilicata.

Il modello interessato sarebbe quello della Jeep Renegade, produzione che non è chiaro se verrà soppressa del tutto o spostata fuori dai confini nazionali in altri stabilimenti del gruppo Stellantis.

LP 9884589
 

Oltre a cercare di avere qualche elemento in più dall'azienda sul futuro piano industriale che l'amministratore delegato Carlos Tavares presenterà alla fine di quest'anno, il tema dei risparmi di spesa e del taglio produttivo a Melfi di uno dei modelli di punta del gruppo sarà sul tavolo dell'incontro in presenza a Torino fra l'azienda e i sindacati.

Dopo la richiesta del 5 marzo da parte della Fiom di un incontro alla direzione di Stellantis, il gruppo ha risposto oggi fissando infatti per il 15 aprile il primo faccia a faccia ufficiale, dopo il primo giro di visite di cortesia da parte di Tavares, in cui comunque il Ceo ha messo subito nel mirino "gli alti costi industriali" negli stabilimenti italiani. Dove per ora si ricorre, in quasi tutti, agli amortizzatori sociali. 

@andreadeugeni