Economia

Sure, l'Ue piazza 17 miliardi di bond. Tutto esaurito: richieste per 233 mld

di Marco Scotti

Le prime emissioni comunitarie per finanziare il fondo Sure per combattere la disoccupazione europea conseguenza economica della pandemia

È un bel giorno per l’Europa, che si risveglia più solidale, più unita, più capace di fare fronte comune. Un modo di comportarsi che non era mai avvenuto in tempo di pace e che segna un nuovo inizio. Si parte con un acronimo, Sure, ovvero Support to Mitigate Unemployment Risks in an Emergency. Fornirà assistenza finanziaria fino a 100 miliardi ma si tratta soprattutto della prima emissione comune del continente, una sorta di euro-bond che fino a qualche mese fa avrebbe fatto accapponare la pelle dei leader politici dei Paesi a nord delle Alpi.

E invece il Coronavirus, tra gli effetti nefasti, ha portato anche qualcosa di buono. Di che cosa si tratta? Di obbligazioni fino a complessivi 100 miliardi, con emissioni periodiche con tranche da 10 e 15 miliardi e due diverse tipologie di bond: a 10 e 20 anni. Gli istituti di credito gestori dell’operazione sono Barclays, Bnp Paribas, Duetsche Bank, Nomura e Unicredit. Ad oggi l’Europa ha già autorizzato complessivamente 81 miliardi, più altri 504 milioni destinati all’Ungheria e ha quindi fretta di rientrare dell’investimento profuso.

All’Italia sono andati 27,4 miliardi. Quando è stato presentato il progetto, il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri ha sottolineato che "grazie a questo finanziamento, realizzato attraverso l'emissione di titoli comuni europei, il risparmio per le casse dello Stato nell'arco dei 15 anni di maturità può essere stimato in oltre 5 miliardi e mezzo di euro". Si tratta della “prima volta” per l’Europa ed è anche il prodromo di Next Generation Ue, il piano da 750 miliardi di euro che dovrebbe debuttare nel 2021, che porterà all’Italia 209 miliardi. 

La collocazione che si sta verificando in queste ore riguarda due tagli, uno da 10 e uno da 20, per complessivi 17 miliardi. Ma il prodotto sta piacendo talmente tanto agli investitori – che si sentono garantiti e tutelati proprio dal fatto che sia comune all’intera Unione Europea – che la richiesta è stata superiore ai 233 miliardi.

In particolare, il bond decennale ha già ottenuto complessivi 145 miliardi di “desiderata, con guidance di rendimento che si è ridotta a tre punti sopra il tasso midswap: tradotto, lo 0,03% del costo applicato dagli istituti di credito sugli “swap”, cioè le assicurazioni sul credito. Si tratta di un parametro attualmente negativo, con un valore di -0,28%. Il tasso d’interesse del Sure-bond decennale è quindi -0,25%. 

Per quanto riguarda l’obbligazione con scadenza a vent’anni, la richiesta è stata di oltre 88 miliardi, con una guidance di 14 punti base sopra il tasso midswap fissato a -0,03%. Il tasso sarebbe quindi dello 0,11% per vent’anni. Un affarone, soprattutto se confrontato con un prodotto sicurissimo – come i bund tedeschi – ma che offre nel taglio decennale un rendimento negativo dello 0,62%.

Un’emissione di questo tipo fa felici tutti: l’Europa, che rientra rapidamente dell’investimento profuso; i mercati, che hanno un prodotto a prova di bomba con un rendimento migliore di quello di un singolo Paese membro; gli stati europei, che ripagano in 15 anni con un interesse ridotto. Di questi tempi, una grande vittoria.