Economia

Telepass, per Atlantia meglio fare cassa. Le molte incognite con Cdp su Aspi

di Marco Scotti

Mentre si avvicina il giorno del giudizio (o almeno si spera), Atlantia si prepara a fare cassa. È stato perfezionato l’accordo con cui il 49% di Telepass passa al fondo di private equity Partners Group, con sede a Baar e quotato alla Borsa svizzera. La transazione ha avuto il via libera per un controvalore di 1,056 miliardi di euro per una valutazione complessiva, dunque, di poco superiore ai 2,15 miliardi.

Fabio Cerchiai Atlantia
 

Nella nota congiunta emessa dalle due società si legge che “a valle della transazione, Partners Group e Atlantia lavoreranno a stretto contatto insieme a Telepass su una serie di iniziative strategiche per accelerare la crescita del business attuale e per sviluppare la piattaforma a livello paneuropeo”. Dunque un’ambizione che travalica i confini italiani. Telepass oggi è leader dei servizi di telepedaggiamento con 7 milioni di clienti e oltre 12 milioni di dispositivi in circolazione, e oltre 7 miliardi di euro all’anno di transazioni gestite nei 14 paesi europei nei quali opera, coprendo oltre 105.000 chilometri di reti autostradali.

L’Ebitda 2019, infatti, è stata di 125 milioni a fronte di 228 milioni di ricavi, in aumento di quasi il 25% rispetto all’anno precedente. Nel 2018 la composizione dei 188 milioni vedeva la preponderanza delle quote provenienti dai canoni (116 milioni), cui si sommavano i proventi di Viacard e degli abbonamenti plus. La trattativa per la cessione di Telepass era iniziata a ottobre dello scorso anno, con un brusco stop a seguito di offerte non soddisfacenti. Un mese dopo, poi, si erano fatte avanti diverse cordate, pronte a rilevare l’intero pacchetto. La più promettente era quella di Sia, Generali e Fsi (partecipato da Cdp), mentre dall’esterno arrivavano quelle di Partners Group, per una valutazione complessiva di 2,1 miliardi e di Apax per 1,95. Naturalmente il lockdown ha poi fermato qualsiasi trattativa e ha imposto un brusco stop, che si è risolto solo nei giorni scorsi, seppur con la cessione di “solo” il 49%. 

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Una gallina dalle uova d’oro, venduta per 12-13 volte l’Ebitda. Ma c’è altro o si tratta di una semplice operazione finanziaria? Telepass era stata comprata nel 2017 da Aspi con una valutazione a bilancio di poco superiore a 1,1 miliardi, quello che oggi viene incassato per il 49%, mantenendo oltretutto il controllo. Ma c’è di più: in una seduta di Borsa abbastanza positiva per le misure tutto sommato morbide messe in piedi dal governo, l’azienda di proprietà della famiglia Benetton sta guadagnando oltre il 2%.

Sintomo che gli investitori sono pronti a scommettere su una soluzione tutto sommato pacifica della controversia con il governo, magari con il via libera all’offerta di una newco - da cui sembra essersi definitivamente sfilata F2i – guidata da Cdp con il 40%, con i fondi Macquire e BlackRock, entrambi con una quota del 30%.

telepass
 

Dunque Atlantia ha forse scelto di fare cassa, sapendo che le cifre che erano circolate nei mesi scorsi (si era arrivato a ipotizzare 13 miliardi di valore complessivo, ovvero circa 11,5 per l’88% dei Benetton) per la cessione coatta di Autostrade saranno decisamente riviste al ribasso? Se venisse confermata la valutazione nella forchetta prevista da Equita nei giorni scorsi (tra gli 8 e i 10 miliardi), i Benetton potrebbero incassare fino a 8,8 miliardi. 

Anche perché una questione formale potrebbe diventare sostanziale: si procederà al passaggio di consegne pagando direttamente Atlantia o con un aumento di capitale dedicato? Nel secondo caso, il denaro della cordata finirebbe nelle casse di Aspi, con la holding dei Benetton che verrebbe diluita senza sostanzialmente intascare nulla. E se dovesse verificarsi questa seconda ipotesi, meglio fare cassa…