Economia

Tim Cda, Labriola pronto a entrare: i dossier aperti dopo l'uscita di Gubitosi

di Marco Scotti

Archiviata l'uscita dell'ex Ceo dal cda, come comportarsi con la vendita di altri asset? E con la rete? E l'offerta del fondo americano Kkr? Il punto

Tim, Gubitosi lascia il seggio in consiglio di amministrazione a Labriola 

La voce era nell’aria, ma Affaritaliani.it può confermarla dopo aver sentito fonti qualificate: Luigi Gubitosi, 60 anni, non ha più incarichi all’interno di Tim. Lascia dunque il seggio in consiglio di amministrazione a Pietro Labriola che sarà quindi confermato al timone dell’ex-Sip dopo aver già ricevuto le principali deleghe operative.

Gubitosi lascia senza maxibuonuscita – nessun assegno monstre come quello che ricevette Flavio Cattaneo, per intendersi – ma soprattutto senza la manleva legale che sembrava poter essere la principale richiesta del manager.

Non che su Tim ci siano al momento pendenti possibilità di azioni di responsabilità da parte del consiglio di amministrazione, che ha comunque sempre valutato positivamente l’operato di Gubitosi fino agli ultimi sviluppi con i tre profit warning in pochi mesi.

Semmai – come riferisce anche Repubblica – qualche tensione aggiuntiva potrebbe derivare dal rapporto con Dazn. Il contratto triennale siglato con il broadcaster, infatti, prevede un esborso minimo per Tim di 340 milioni all’anno. Ma nella comunità finanziaria si vocifera che le revenues dal calcio potrebbero ammontare per quest’anno a soli 9 milioni per l’ex-Sip.

Da qui il desiderio di andare a rivedere gli accordi in essere con Dazn. Ma, a sua volta, l’azienda non ha alcuna intenzione di andare a ritoccare, al ribasso, un contratto siglato solo qualche mese fa con ben altre intenzioni.

Possibile – anche se al momento siamo nel campo delle ipotesi – che si arrivi al muro contro muro e alle carte bollate. E in quel caso Gubitosi potrebbe essere chiamato come parte attiva essendo stato lui in prima persona a siglare l’accordo.

Al manager ex Wind, comunque, va riconosciuto di aver cercato di traghettare Tim verso una nuova dimensione. Non più mero operatore di telecomunicazioni – anche perché potrebbe essere arrivato il momento dell’esordio di Iliad nel fisso con conseguente, ulteriore riduzione dei margini – ma portatore di contenuti e player tecnologico a 360°.

Lo sviluppo di Noovle e il ritorno di Olivetti a fucina d’innovazione, tanto per fare due esempi, sono un merito che gli va attribuito. Al tempo stesso, però, è indubbio che l’opera di riduzione costante del debito (fardello ereditato da 25 anni di politiche quantomeno aggressive) ha costretto a una progressiva contrazione del perimetro. Siamo arrivati a 22,1 miliardi a fronte di poco meno di 18 di fatturato. 

(Segue la ripartenza di Tim dopo Gubitosi...)