Economia

Transizione green, lo Stato deve affidarsi ai privati

di Emanuela Trentin*

Bisogna stimolare la consapevolezza sul ruolo che gli attori privati possono ricoprire in questa fase

Transizione energetica, gli obiettivi europei passano dal patto tra istituzioni e imprese

I mesi passati sono stati complessi per il settore energetico. Il Covid prima, e le tensioni derivanti dalla guerra in Ucraina dopo, hanno scoperto i nervi di un sistema fragile, ma allo stesso tempo fondamentale non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera. L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e gli sforzi per diversificare le nostre fonti di approvvigionamento, tra l’altro, ci hanno parzialmente distratti dagli obiettivi che ci eravamo posti in tema di transizione energetica.

Ad alzare l’asticella verso il raggiungimento di traguardi nuovamente ambiziosi e urgenti e a rimettere l’attenzione su un tema così rilevante ci ha pensato l’Europa, che nelle scorse settimane ha dato la notizia dell’accordo provvisorio nel quadro della revisione della direttiva RED III.

Quasi 15 ore di negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo hanno portato a un risultato storico per l’Unione, con l'aumento di 2,5 punti percentuali della quota obbligatoria dei consumi finali di energia elettrica, che dovranno essere soddisfatti da fonti pulite entro il 2030. Nello specifico, si è passati dal 40% al 42,5%, avvicinandosi al 45% proposto dalla Commissione europea con il piano REPowerEU.

Anche se le percentuali non aiutano a inquadrare la portata della sfida, basti pensare che oggi in Italia la quota di utilizzo delle fonti rinnovabili riguarda il 19% dei consumi energetici, mentre in Europa arriva a toccare il 22%: siamo appena a metà del guado, con 7 anni di anticipo. Un risultato, questo, che non ci deve far perdere di vista l’obiettivo, ma piuttosto ci deve motivare a fare ancora di più e a guardare al futuro con positività e lungimiranza.