Economia
Ubi, Massiah promette più dividendi. La doppia leva commissioni-costi
Il nuovo piano industriale della banca: al 2022 utili in crescita a 665 milioni con payout del 40%, 2030 esuberi. Il titolo corre in Borsa
Ubi Banca in spolvero in Borsa a Milano dopo la presentazione dell’atteso piano industriale 2020/2022. Delle nuove strategie della banca guidata da Victor Massiah, piace in particolare la conferma che il payout salirà al 40% nell’arco del piano e che si rifletterà in un dividendo in crescita costante, peraltro restando coerenti con l’obiettivo di mantenere stabile il Cet1 ratio al 12,5% a fine piano. Nel 2022 è inoltre previsto un “possibile ulteriore incremento” del dividendo in caso di un Cet1 ratio superiore a tale soglia.
La redditività è infatti attesa in crescita, con un utile netto d’esercizio a fine piano visto in crescita a 665 milioni di euro rispetto ai circa 251 milioni (353 milioni al netto di poste non ricorrenti) dello scorso anno ed un Rote (ritorno sul capitale tangibile) a fine piano atteso pari all’8,3%. Nel caso poi che i tassi di mercato risultassero nulli (dunque non positivi), l’utile si incrementerebbe al 2022 di un ulteriore centinaio di milioni mentre il Rote salirebbe al 9,5%.
A titolo di confronto, Equita Sim in una nota stamane prima della presentazione diceva di attendersi un obiettivo di Rote del 6,7% a fine piano e a fronte di un utile 2022 attorno ai 535 milioni, con un payout del 30%, a fronte di un Cet1 ratio del 13,3%. Se è chiaro che Massiah sta cercando di coniugare un approccio prudente in termini di solidità patrimoniale a una maggiore generosità verso i suoi azionisti (che da settimane gli stanno mandando segnali di interesse a valutare possibili aggregazioni, con inevitabili riflessi sui vertici dell’istituto) grazie ad un recupero di redditività, è interessante notare quali leve pensi di sfruttare per riuscirvi.
Di fatto, in assenza di una forte crescita economica (tanto che i ricavi sono attesi in crescita di appena lo 0,3% medio annuo) e con un quadro ancora depresso sul fronte del margine da interessi (visto in calo dello 0,9% su base annua, in media), Massiah punta da un lato a rafforzare le commissioni (attese in crescita dell’1,8% all’anno, in media), dall’altro su un nuovo taglio dei costi operativi (-1,9% medio annuo) anche grazie ad un calo delle rettifiche su crediti (che passerebbero dai 738 milioni dello scorso anno a 387 milioni nel 2022) reso possibile dall’aver ormai alle spalle buona parte della pulizia di bilancio (il peso dei crediti deteriorati è comunque atteso in calo al 5,2% degli impieghi complessivi).
Detto diversamente, i maggiori benefici per gli azionisti si tradurranno in maggiori oneri per clienti e dipendenti.
Questi ultimi in particolare si ridurranno di 2.030 unità (inclusi 300 soggetti già oggetto di accordo coi sindacati lo scorso dicembre), con la chiusura di altre 175 filiali, mentre altre 2.360 persone, in larga misura in conseguenza della trasformazione del modello di servizio nella rete territoriale (automazione, digitalizzazione e razionalizzazione della rete di sportelli) cambieranno mansione andando a rafforzare i team del contact center (che passerà da 400 a 600 persone), della consulenza remota o delle funzioni di controllo, o rivestiranno nuovi ruoli quali digital specialist e applications developer.
Ultimo ma non meno importante dettaglio, anche Ubi Banca intende “sganciarsi” maggiormente dai titoli di stato italiani, il cui peso sul portafoglio finanziario dell’istituto è atteso ridursi dal 51% attuale al 37% entro la fine del triennio.
In sintesi: “snello è bello” sembra destinato ad essere il mantra di Ubi Banca nel prossimo futuro. Una visione strategica che potrebbe favorire future integrazioni, anche se per oggi il tema non è stato affrontato, così come è stato rinviato al prossimo mese di giugno ogni decisione sul tema (che per molti analisti è strettamente correlato a quello di eventuali fusioni e acquisizioni) della bancassurance, limitandosi ad includere nel piano “proiezioni in continuità di assetto rispetto al 2019”.
Luca Spoldi