Economia

Ucraina, i mercati snobbano la guerra.Scommesse sulla minaccia futura Xi-Putin

di Andrea Deugeni

Powell ha confermato il rialzo dei tassi il 16 marzo, il conflitto a Kiev prosegue e il rischio guerra mondiale fa parte degli scenari, ma le Borse e WS salgono

Lo strategist: "Il calo sui listini azionari europei conseguente a questo conflitto è inquadrabile fra il 5 e il 10%"

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha confermato che la banca centrale inizierà ad aumentare i tassi d'interesse negli Stati Uniti il 16 marzo, anche se all'orizzonte ci sono le incertezze legate alla crisi ucraina. Nonostante il secondo round di colloqui, il conflitto fra Mosca e Kiev prosegue e il rischio di terza guerra mondiale fa parte degli scenari di escalation. Eppure le Borse europee, dopo un andamento volatile in mattinata hanno poi consolidato, anche grazie a Wall Street, i rialzi chiudendo positive. Come mai? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Vincenzo Longo, market strategist di IG.

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“In ottica Fed, si va verso un ritocco di 25 punti base. Scenario già atteso dai mercati. Sul tema guerra, fin tanto che non verranno coinvolte le forze armate occidentali, con un intervento militare della Nato che ancora non c’è, il calo sui listini conseguente a questo conflitto è inquadrabile fra il 5 e il 10%. Se osserviamo infatti il movimento effettuato dalle Borse europee, dai massimi storici del Dax fino ai minimi toccati questa mattina, gli indici hanno registrato un -15%. Quindi, nonostante tutto, la situazione sulle piazze azionarie non è stata drammatica. Fino a che non ci sarà un trascinamento della Nato nella guerra dando il via a un conflitto allargato, con un’escalation delle tensioni, chiamasi terza guerra mondiale, non registreremo un peso diverso degli scontri sui listini. Detto questo, i rialzi sono anche frutto di un nervosismo prolungato nelle ultime settimane: alcuni titoli bancari hanno perso il 30% in soltanto 14 giorni. E’ quindi fisiologico assistere ora a dei rimbalzi. Il market mover rimane uno soltanto”.

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Quello delle politiche monetarie delle banche centrali…
“Certo. In primis, della Federal Reserve che il 16 marzo si pronuncerà. Servono i dati sui non-farm payroll di venerdì e soprattutto quelli del 10 marzo sull’inflazione, due passaggi chiave che saranno sul tavolo della banca centrale americana per decidere effettivamente l’entità del rialzo. Il conflitto in Ucraina sui mercati non ha un grande peso. Dietro i cali delle scorse sedute si mascherano di più le tensioni per un prossimo rialzo del costo del denaro da parte della Fed e della Bce. Certo, in caso di cambio di scenario sul conflitto, la debacle si allargherebbe, perché i conflitti mondiali portano a uno stop della produzione e al crollo dei consumi, fattori che muterebbero completamente l’orizzonte. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Piazza Affari ha lasciato sul terreno in una settimana il 5,8%, con un picco dell’8% stamane in apertura di seduta. Dal 24 gennaio, quando cioè sono iniziate le tensioni fra Mosca e Kiev, il bilancio è stato di una perdita dell’8%. E’ quello che gli analisti si attendevano”.

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La Fed dunque aumenterà i tassi di 25 punti base fra due settimane. E la Bce?
“Ci potrebbe essere un tentativo di rialzare il costo del denaro nel 2022 perché l’inflazione è fuori controllo. E i Paesi falchi sono fortemente contrari ad osservare dinamiche di crescita dei prezzi di questo tipo. E’ probabile quindi che ci sia un ritocco, nell’ultima parte dell’anno, quando l'Eurotower avrà più dati macroeconomici sul tavolo per giudicare. La congiuntura economica dell’eurozona è più sensibile, rispetto all’area degli Stati Uniti, all’andamento della guerra in Ucraina. Il conflitto dunque potrebbe essere un deterrente per la normalizzazione della politica monetaria da parte dell’istituto presieduto da Christine Lagarde”.

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Si partirà dunque con un decoupling sui tassi fra Fed e Bce, con la prima che partirà e la seconda che invece attenderà…
“Sì, ma mentre in passato erano i fattori economici, come la robusta crescita economica e la piena occupazione sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, a dettare il ritmo dei rialzi, ora c’è un altro elemento come l’inflazione, trend che fa paura. Stessa cosa avverrà in Europa, dove il costo del gas che corre sortirà nei prossimi mesi i propri effetti sui prezzi, portando l’inflazione ai livelli che abbiamo visto negli Usa: fra il 7 e il 7,5%”.

borsa
 

Stando ai rialzi odierni, gli investitori stanno gettonando i titoli legati alla guerra e all'aumento delle spese per la difesa…
“Si, stanno comprando le azioni delle società della difesa, legate al business della cybersecurity, gli energetici e i petroliferi in particolare. Il mercato prevede che se la terza guerra mondiale non arriverà con la Russia, le minacce globali continueranno ad esistere. E arriveranno non solamente da Vladimir Putin: sul caso Taiwan probabilmente gli Stati Uniti interverrebbero se la Cina, che sta osservando cosa sta accadendo in Ucraina, sferrasse un colpo su Taipei dello stesso tipo di quello sferrato da Mosca. Da un evento geopolitico si sta riscoprendo che il mondo ha maggiore bisogno di sicurezza e difesa e quindi gli investitori scommettono sui titoli legati a questo business. E’ un po’ il leitmotiv di ciò a cui abbiamo assistito in Borsa con la pandemia che ha fatto le fortune dei titoli farmaceutici”.

@andreadeugeni

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