UniCredit alla guerra con Facebook. Mustier apre il dossier acquisizioni
Prima di fare shopping, probabilmente in Italia, il gruppo potrebbe cedere altri immobili o anche la quota in Mediobanca. Facebook bacchettata sull’etica
UniCredit in gran spolvero a Piazza Affari, dopo l’annuncio dei dati del secondo trimestre dell’anno (utile netto di 1 miliardo, ricavi totali per 4,9 miliardi, margine d’interessi di 2,7 miliardi), apparsi “di buona qualità” per Equita Sim e caratterizzati da “forti trend operativi” come aggiungono gli analisti di Keefe, Bruyette & Woods e grazie alle parole del Ceo Jean-Pierre Mustier su possili dismissioni e acquisizioni future.
Mustier, dopo aver confermato che l’istituto è in grado di raggiungere tutti i target 2018 e 2019 se lo spread Btp-Bund (costato uno 0,30% di Cet1, calato al 12,51% a fine trimestre) si manterrà sui livelli attuali, ha fatto notare che il piano attuale, in scadenza a fine 2019, è basato unicamente su ipotesi di crescita organica (vista la priorità data al contenimento dei costi e alla pulizia di bilancio, ndr), mentre il prossimo potrebbe anche considerare una crescita per linee esterne, ossia tramite fusioni e acquisizioni, un argomento sinora considerato “taboo”.
Mustier ha precisato anche che da qui alla fine del prossimo anno il gruppo non cederà altri asset operativi come Yapi Credi, su cui pure erano circolati ripetute indiscrezioni circa una possibile vendita, mentre potrebbero essere ceduti immobili o partecipazioni classificate come “finanziarie”. Guarda caso quella in Mediobanca, di cui Unicredit è primo socio con l’8,4%, è appunto classificata come partecipazione finanziaria, ma su Piazzetta Cuccia (che a settembre vedrà aprirsi una finestra per lo scioglimento anticipato del patto di sindacato, altrimenti destinato a scadere alla fine del prossimo anno) Mustier non ha proferito parola.
Quanto alla potenziali future prede il manager non ha fatto ovviamente alcun nome, ma ha precisato che le probabilità di assistere ad una fusione transnazionale nei mesi a venir “sono molto basse, quindi non trattenete il respiro nell’attesa”. “Ce ne saranno davvero molto poche”, ha poi concluso, segnalando come “riguarderanno per lo più istituti di piccola taglia”.
Se così fosse ogni ipotesi di nozze in salsa francese con Societe Generale, gruppo di cui per anni lo stesso Mustier fu uno dei top manager, andrebbe archiviata. Posto che anche l’eventuale acquisizione di Commerzbank (la cui trimestrale, al contrario di quella di Unicredit, è apparsa nuovamente deludente, evidenziando il sussistere di una situazione problematica) era stata definita “non nei piani” nei mesi scorsi in alcune interviste sulla stampa tedesca, le potenziali prede di Mustier sembrano necessariamente dover essere italiane.
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