Economia

UniCredit, Mustier a caccia di 12 miliardi che gli mancano in Borsa

Andrea Deugeni e Fabio Pavesi

La mission del banchiere con il nuovo piano? Ridare a UniCredit il rango che le compete in Borsa, dove l’azione scambia a meno di metà del patrimonio netto

C’è un numero che sta a cuore a Jean Pierre Mustier e che per il momento frena le sue legittime ambizioni per un grande M&A nel Vecchio Continente per portare UniCredit sul tetto d'Europa del mercato bancario. Ed è il rapporto market-cap/patrimonio netto tangibile, frazione che per la banca paneuropea di piazza Gae Aulenti vale 0,5 contro lo 0,8 medio delle banche migliori in Europa, fra cui Intesa-Sanpaolo. In Borsa, alla chiusura di venerdì, l’istituto guidato da Carlo Messina poteva vantare una capitalizzazione di mercato di 40,5 miliardi di euro, mentre la market-cap di UniCredit era più piccola di oltre 12 miliardi, a quota 28.

Mustier
 

Nonostante la cavalcata degli ultimi sei mesi in cui ha recuperato quasi il 26% del proprio valore, oggi il prezzo del titolo UniCredit (poco più di 12,5 euro) è ben lontano dagli oltre 18 euro a cui viaggiava a maggio 2018, grazie al graduale completamento del piano Transform 2019, i cui effetti in Borsa però sono stati vanificati in un battibaleno dal cambiamento della percezione del rischio Italia a seguito dell’insediamento dell'euroscettico governo Salvimaio

Quindi, completate le precedenti strategie di profonda ristrutturazione nell’ambito del quale UniCredit si è concentrata su una rigorosa pulizia dell’attivo, sul rigido controllo dei costi e sul continuo rafforzamento dei ratio di capitale, nel nuovo piano industriale ribattezzato Team 23 che sarà presentato domani all’Investor Day di Londra la mission dell’ex parà francese è ora quella di correggere la sottovalutazione del titolo per restituire alla banca il valore del prestigio paneuropeo che le compete anche in Borsa, andando a caccia di 12 miliardi. Una soglia da raggiungere per rispolverare gli antichi sogni di gloria e presentarsi finalmente in Europa al termine del piano da soggetto aggregatore, senza dover bussare alla porta degli azionisti per chiedere capitale da mettere a servizio del mega-deal

Torre Unicredit 1 APE
 

Come lo farà? In questi ultimi mesi, gli indizi li ha dati lo stesso Mustier. Con l’impossibilità di azionare con forza la leva dei ricavi per il rallentamento economico, i tassi sottozero e la feroce concorrenza di player non finanziari, la redditività dovrebbe essere sostenuta da un efficientamento, digitalizzazione e da un doppia semplificazione dei processi e della struttura societaria (subholding delle attività estere). Mosse che consentiranno all’istituto di comprimere ulteriormente i costi (cost/income già sceso da 56,9% del 2017 al 52,1% dell’ultima trimestrale). Trend che, dopo le 14 mila uscite dell’ultimo piano, dovrebbe continuare, secondo le indiscrezioni, con il taglio di altri 10 mila bancari, oltre l’11% degli 86 mila dipendenti complessivi della banca. Sforbiciate che di solito la Borsa gradisce molto e il cui conto però lo pagano, e salato, i lavoratori UniCredit. 

unicredit ape
 

Ma ci sono due operazioni a cui i portafogli degli investitori sono molto sensibili e su cui il numero uno di Piazza Gae Aulenti sembra puntare le sue fiches: una è l'aumento del payout ratio ovvero la percentuale di utili netti distribuita sotto forma di dividendi da parte di una società e l’altra è il buyback ovvero il riacquisto di azioni proprie che, riducendo i titoli in circolazione sul mercato, ha l’effetto di sostenerne il prezzo. In assenza di grande M&A, saranno questi due, a quanto pare, i fuochi d’artificio del nuovo storytelling di Mustier. 

Per quanto riguarda il primo punto, il banchiere francese vuole incrementare la quota di profitti girata ai soci, facendo crescere il payout dal 30 al 50% e spingendo nuovi investitori a fare incetta di azioni UniCredit a Piazza Affari, mentre sul buybackbenedetto anche dalla Bce, al termine di un ampio round di cessioni di asset (Pekao, Pioneer, Fineco, Mediobanca e infine Yapi) Mustier ha portato a casa quasi 9 miliardi e ora può contare (conclusa la vendita totale del 31% dell'ex controllata turca) su un eccesso di capitale di 7 miliardi, tesoretto da mettere a servizio del riacquisto di azioni proprie, accelerando così il re-rating del titolo.

Attraverso queste mosse tattiche, il generale Mustier compatterebbe le sue truppe e dribblerebbe una fase di mercato tutt'altro che facile, riportando i valori del suo istituto a ridosso di quello dei concorrenti e scommettendo sulla crescita futura. Pronto per riaprire il risiko bancario europeo.