Economia

Banche, con la crisi già persi 500 miliardi. Biden: "Far pagare i manager"

Corsa contro il tempo per Credit Suisse a caccia di vie d'uscita. Ma intanto si allargano le perdite con la crisi. Giù Wall Street, Casa Bianca contro i manager

Credit Suisse, 48 ore di tempo per la soluzione. Intanto la crisi delle banche è già costata 500 miliardi

Credit Suisse ha due giorni di tempo per trovare la formula che permetta di rassicurare e convincere gli investitori, prima dell'apertura dei mercati di lunedì. Il Financial Times ha riferito, citando diverse fonti anonime, che Ubs, prima banca svizzera, è in trattativa per rilevare in tutto o in parte la rivale, con l'esplicita benedizione delle autorità di regolamentazione svizzere.   

La banca centrale svizzera "vuole una soluzione semplice" prima dell'apertura dei mercati la prossima settimana, afferma il quotidiano economico, riconoscendo che non è certo si possa raggiungere un accordo. Né Credit Suisse né la BNS hanno voluto commentare con l'AFP.    Credit Suisse non è certo cara. Dopo una settimana negativa in borsa, che ha costretto la banca centrale a concedere un prestito di 50 miliardi di franchi svizzeri (50,4 miliardi di euro) per dare respiro all'istituto zurighese e rassicurare i mercati, alla chiusura di venerdì sera il suo valore superava di poco gli 8 miliardi di franchi svizzeri (8,1 miliardi di euro).    Ma un'acquisizione di queste dimensioni è complessa, soprattutto se fatta in fretta.

Sebbene le autorità di regolamentazione abbiano dichiarato, al culmine della tempesta, che "Credit Suisse soddisfa i requisiti di capitale e liquidità per le banche di importanza sistemica", l'impennata dei prezzi degli strumenti di copertura della banca, i credit default swap (CDS), è un segnale di mancanza di fiducia.     

Credit Suisse è reduce da due anni segnati da diversi scandali, che hanno rivelato, secondo la stessa dirigenza, "debolezze sostanziali" nel suo "controllo interno". La Finma le aveva rimproverato di aver "gravemente mancato ai suoi obblighi prudenziali" nel fallimento della società finanziaria Greensill.    Nel 2022, la banca ha subito una perdita netta di 7,3 miliardi di franchi svizzeri, in un contesto di massicci prelievi di denaro da parte dei clienti. Per quest'anno prevede ancora una perdita "sostanziale" al lordo delle imposte.    

"È una banca che non sembra mai mettere ordine in casa propria", ha osservato Chris Beauchamp, analista di IG, in un commento di mercato.    Per quanto riguarda UBS, ha trascorso diversi anni a riprendersi dalla crisi del 2008. E non è chiaro se voglia imbarcarsi in un'altra ristrutturazione ora che sta iniziando a raccogliere i frutti dei suoi sforzi.

Wall Street giù. Biden: "Devono pagare i manager bancari"

La crisi, intanto, secondo Repubblica è già costata 500 miliardi. Nel frattempo, Wall Street ha chiuso in netto calo l’ultima seduta settimanale, incapace di scrollarsi di dosso il nervosismo per l'instabilità del sistema bancario. Hanno pesato anche i dati Usa sulla produzione industriale che hanno deluso le attese. Il Dow Jones è arretrato dell'1,19% a quota 31.861 punti, l'indice Nasdaq è calato dello 0,74% a 11.630 punti, mentre l’S&P 500 è sceso dell’1,12% a 3.916 punti.Il titolo di First Republic Bank è crollato del 33% a 22,96 dollari per azione (-72% in tonfo nell’intera settimana), nonostante le principali undici banche statunitensi (tutte in negativo a Wall Street) abbiano accettato di contribuire con un totale di 30 miliardi di dollari in depositi al piano di salvataggio. 

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha invitato il Congresso a prendere misure più dure nei confronti dei top manager responsabili dei crack bancari. “Quando le banche falliscono - si legge in una dichiarazione di Biden diffusa dalla Casa Bianca - a causa dell’errore di valutazione e di assunzioni di scelte troppo rischiose, dovrebbe essere più facile per le autorità di controllo ottenere un risarcimento dai manager, imporre sanzioni civili e vietare a quegli stessi manager di lavorare di nuovo nel settore bancario”. L’appello arriva dopo il crack finanziario di Silicon Valley Bank e Signature Bank, sottoposte a commissariamento da parte dell’agenzia governativa della Federal Deposit Insurance Corporation. Le due banche americane hanno denunciato un buco di liquidità dopo una serie di investimenti ad alto rischio, del valore di centinaia di miliardi di dollari. 

I dirigenti della First Republic Bank hanno venduto milioni di dollari di azioni della società nei due mesi precedenti il crollo delle azioni della banca, ha peraltro riportato il Wall Street Journal specificando che si è trattato di 12 milioni di dollari e che il prezzo medio di vendita è stato di 130 dollari per azione.