Ynap, il blitz per fermare Amazon e Lvmh. La verità sull'Opa Richemont
Federico Marchetti intasca 160 milioni, più di quanto Yoox fatturava quando sbarcò in borsa nel 2009. Gli svizzeri hanno preferito anticipare le mosse di Amazon
Ma anche, certamente, dall’altra della volontà di chiudere rapidamente la trattativa senza offrire appigli per un eventuale intervento a gamba tesa (e al rilancio) di qualche concorrente come le francesi Lvmh e Kering o l’americana Amazon che quest'anno potrà beneficiare degli effetti della riforma fiscale trumpiana, rimpatriando anche parte dei miliardi parcheggiati all'estero. Non sarà un caso che la mossa di Richemont sia arrivata subito dopo il varo delle nuove misure dell'amministrazione Usa e che a beneficiare del resto dell’effetto-rivalutazione legato all’operazione da 2,69 miliardi annunciata oggi sono da un lato alcuni nomi del lusso tricolore come Salvatore Ferragamo, dall’altro altre società di e-commerce come e-Price.
Segno che quella su Yoox Net a Porter potrebbe non essere l’ultima, ma la prima di una serie di fusioni e acquisizioni destinate a consolidare l’e-commerce europeo nel settore moda-lusso. Come che sia, di certo l’annuncio di oggi rende Marchetti, ravennate classe 1969, bocconiano con master alla Columbia University che dopo i primi passi come analista finanziario “insoddisfatto” sia in Lehman Brothers (ancora potente banca d’affari di cui non si poteva presagire il futuro crollo) sia in Bain Capital decise di buttare il cuore oltre l’ostacolo e dare vita, nel 1999, a Yoox, l’ultimo esempio di “self made man” tricolore di successo.
La sua quota, infatti, gli frutterà circa 160 milioni di euro, ossia più di quanto fatturava la sua società al momento dello sbarco in borsa, nel 2009 (a soli 4 euro per azione). Mr Yoox, da autentico “self made man”, non vanta particolari “entrature” famigliari, ma molta determinazione, al punto che Elserino Piol, tra i “padri” del venture capital italiano, accettò di sostenerlo nella fase di avviamento dell’attività col suo fondo Kiwi II (cui inizialmente faceva capo il 70% del capitale, mentre a Marchetti restò in mano una quota del 9,8%). Era l’alba del nuovo millennio e poco dopo sarebbe scoppiata la bolla della “new economy”, le Torri Gemelle sarebbero state abbattute, il mondo avrebbe sperimentato la peggiore recessione degli ultimi 70 anni.
Una sequenza micidiale per chiunque, ma Marchetti è riuscito a traghettare la sua Yoox anche in acque così agitate e a farla crescere, anche grazie a un socio come Renzo Rosso, il patron di Diesel, tuttora nel capitale con una quota analoga a quella di Marchetti. Un’impresa non da tutti, come gli riconobbe nel 2016 Earnst & Young nominando Marchetti imprenditore dell’anno a Piazza Affari. Con simili premesse non stupisce che Richemont abbia creduto su Yoox Net a Porter al punto di voler salire al 100% del capitale, prima che qualcun altro ci mettesse gli occhi sopra.
Luca Spoldi